00 16/12/2009 23:22
Cresce la fame nel mondo


I dati nel nuovo rapporto della Fao parlano di un aumento degli affamati sul pianeta del 9% nel corso del 2009. Per il presidente del Cisa Sergio Marelli, la colpa è di “politiche agricole miopi, politiche commerciali ingiuste e di un vuoto di governance riempito da istituzioni internazionali che hanno favorito la riduzione degli investimenti in agricoltura”.

Secondo il nuovo rapporto della FAO “Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo”, nell’anno in corso, le persone che soffrono la fame sono aumentate del 9%, con un incremento significativo (15,4%) anche nei Paesi sviluppati. Per il presidente del Cisa Sergio Marelli, tuttavia, questi dati, purtroppo, non sono una sorpresa visto che si tratta di “una tendenza, emersa tuttavia anche prima della crisi, a conferma di ciò che diciamo da sempre: ovvero che politiche agricole miopi, politiche commerciali ingiuste, la pressione verso un modello di produzione industriale e destinato all’esportazione, il vuoto nella governance riempito da istituzioni finanziarie internazionali che hanno incentivato la riduzione degli investimenti nel settore agricolo, hanno creato le condizioni perché questa crisi esplodesse senza che i paesi avessero gli strumenti per arginarne gli effetti”.

L’agricoltura rappresenta l’attività principale nei paesi in via di sviluppo e un settore che può fare da volano all’economia di un paese se solo si investissero maggiori risorse. La stessa FAO lo afferma nel suo rapporto. “Sostenere che ci sia bisogno di maggiori investimenti, però, non vuol dire che per combattere la fame nel mondo si deve puntare sull’aumento di produttività, ottenibile con sistemi di produzione intensivi, utilizzo massiccio di fertilizzanti e pesticidi, ed eventualmente impiego di sementi transgeniche” specifica Marelli.

Piuttosto “vuol dire ridare il giusto peso all’agricoltura nelle politiche pubbliche investendo per garantire ai piccoli produttori di cibo le condizioni per produrre, rafforzare le Agenzie delle Nazioni Unite quale unico forum multilaterale legittimo per la governance sul cibo, investire sul modello di agricoltura contadina agroecologica, sulla piccola trasformazione e la filiera corta, ancorate ai mercati locali e interni – spiega il Presidente del CISA - e attraverso la costruzione di nuove relazioni con i consumatori, anche rilocalizzare i prodotti agricoli differenziandoli dalle anonime commodities della filiera agroindustriale, trattenendo e ridistribuendo ricchezza nei territori rurali”.


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