Questo racconto è molto coinvolgente ed anche secondo me vale la pena proseguirlo...
Più saliva quei gradini, più l'oscurità ed il profumo si facevano intensi, ma la preoccupazione per la sorte di quella donna si era ormai sostituita quasi del tutto al senso di vertigine e di turbamento.
Le scale terminavano in una piccola stanza che faceva da ingresso agli uffici della galleria. Michele intravide subito il rosso vivace dello scialle attraverso l'opaco vetro di una porta e comprese che la donna si era rifugiata nell'ampia terrazza che si apriva oltre la vetrata.
Spinse con forza la porta dai cardini rigidi ed uscì all'aperto. L'aria frizzante lo risvegliò dal disorientamento di cui era caduto vittima salendo quegli insoliti gradini e scorse la donna appoggiata al parapetto con la testa tra le mani e lo sguardo perduto verso l'orizzonte. Lo scialle giaceva a terra, dimenticato, come una macchia di colore su di una tela grigia, ed il ragazzo lo raccolse dirigendosi verso la donna.
- Signora, si sente bene? - Chiese appoggiandole dolcemente la mano sulla spalla.
Lei si volse di scatto. Forse non lo aveva sentito avvicinarsi. Gli occhi colmi di lacrime ed i lunghi capelli castani spettinati e mossi dal vento, le donavano un'aria meno sofisticata ma ugualmente gradevole, quasi infantile. E fu proprio con una sorta di goffa spontaneità che lo implorò di cercare il fermaglio che le era precedentemente caduto.
Era come se la mancanza di quell'oggetto, che l'aveva resa così elegante e raffinata fino a pochi attimi prima, avesse causato quell'evidente cambiamento nel suo atteggiamento.
- Sì, signora, vado subito... ma, prima, mi dica come si sente. Non la posso lasciare qui da sola... - Michele posò lo scialle che teneva in mano, sulle spalle della donna con fare protettivo e lei, come sovrappensiero, si allontanò dalla balaustra per sedersi su uno degli scalini di cemento dove erano appoggiate le piccole colonne del parapetto.
- Sto bene, grazie. - Rispose cortesemente la donna, riprendendo la sua condizione di persona adulta.
- Quel fermaglio... quel fermaglio mi serve... sono affetta da una grave malattia, una di quelle che vengono chiamate "malattie rare" e di cui nessuno cerca una cura a causa dell'esiguo numero di persone che ne sono colpite e dell'alto costo delle ricerche. L'ho ereditata da mia madre. E' morta quando aveva poco più di quarant'anni ed anche io farò la sua stessa fine, però... però, non è questo che mi rende triste e nervosa... non è questo. Ho vissuto felicemente gli anni che Dio ha voluto concedermi, ho amato e sono stata amata a mia volta e da tempo ho accettato questa amara sorte con serenità... c'è, però, una cosa che vorrei fare prima che la mia vita volga al termine, o meglio, c'è una persona con la quale vorrei parlare. - Il ragazzo era affascinato dalla tranquillità con la quale ella parlava della vita e della morte. La stessa serenità che scaturiva dai vividi colori del quadro.
In quell'istante si rese conto che anche il tema del quadro era il sottile confine tra la vita e la morte, quell'infinito eppur troppo breve istante di attesa, che quella donna stava attraversando: la consapevolezza di dover morire presto e la coscienza di aver vissuto fino ad allora nel migliore dei modi, ma di non aver portato a termine tutto ciò che riteneva essenziale.
_ LadyOrx _______ _