Non ritenendo che sia corretto definire
Il Grande Judok un albo de "Le Storie", dal momento che è una ristampa, ne parlo a parte.
Non mi sottraggo alla riflessione che l'iniziativa di riportare in edicola un albo di G.L. Bonelli mi abbia fatto riacquistare la collana dopo anni. Dopo il numero 50, infatti, ne ho acquistati pochissimi, sparute unità. Questi albi, invece, col fatto che sto portando avanti la lettura del suo Tex, arrivano in un momento in cui per me sono molto interessanti e non m'importa affatto se sono datati.
Il Grande Judok non è un'opera notevole, in verità: nel 1968 l'autore doveva esser infine giunto al proprio apice creativo, più o meno, eppure quest'albo fantascientifico mostra una certa immaturità. Si tratta di avventura trasportata in contesto fantascientifico, ma poche sono le caratteristiche che la possano avvicinare alla space opera, per dire. Il protagonista viene calato in medias res e sembra quasi che l'albo non sia il primo della serie. Ciò mi incuriosisce: contiene tutto ciò che fu pubblicato del personaggio?
Judok è già "Grande", senza che se ne sappia il motivo, ma va bene così: non servono particolari spiegazioni o flash back, per carità. La trama, però, si mostra più esile di quanto ci si aspetti e alla fine è un poco impalpabile. Anche i nemici, che sono bizzarri cinesi che abitano nel sottosuolo di Marte e vestono abiti tradizionali (però che tristezza infinita quella pagina di spiegazione, in calce, sulle radici letterarie de "Il Pericolo Giallo" e sul fatto che gli orientali non si debbano sentire offesi da questo albo!), non mostrano particolari qualità e alla fine addirittura si autodistruggono. Mah.
Quanto al linguaggio, è praticamente quello di Tex, neanche riadattato: le esclamazioni sono ancora "Per Giove!" (che almeno qui ha più senso
) e simili.
A parte il discorso per i disegni: è un Ticci giovane, quello che sto ammirando qui, presumibilmente contemporaneo con le sue prime prove su Tex, se non erro. E il suo tratto è diverso da quello a cui sono abituato e che ho visto da metà anni Novanta in poi. È un disegnatore a cui sono molto legato, quindi m'interessa anche l'evoluzione del suo stile.
Nel complesso, quindi, la storia non mi è piaciuta granché, ma l'ho trovata comunque interessante perché è una pennellata diversa sull'autore.