Scusatemi se scrivo un pippolone mostruoso, ma la domanda di Paolo è quanto mai appropriata e personalmente me la pongo da quel lontano 1994 in cui fu pubblicato il seguente editoriale (vedete l'immagine allegata; ci scrivemmo sopra da qualche parte in queste pagine anni fa; mi viene più facile riportare qui una scansione fresca fresca). Davanti ad un testo come il seguente, mi si pose il medesimo interrogativo: MA PERCHE'?
Secondo me i motivi sono diversi e concorrono più o meno tutti insieme.
1. Forse chi non ha riflettuto troppo sulla natura intima dei "gusti" fa nei confronti di ASL lo stesso errore che si vede fatto comunemente nei confronti del nostro hobby in generale. Mi spiego meglio.
Come ben sappiamo, tutti i giochi (da tavolo) si svolgono essenzialmente nella mente dei giocatori e i materiali impiegati ne costituiscono solo un supporto fisico di convenienza; si potrebbe dire, estremizzando il concetto, che un gioco da tavolo è essenzialmente definito dalle sue regole. Una dimostrazione lampante di quello che cerco di indicare è dato dai giochi di carte tradizionali: quanto diversi possono essere, pur usando sempre il medesimo set di 40 carte? Dove sono le differenze? Nelle carte? No, nelle regole. Le regole, "caricate" in memoria (nostra), diventano chiave di lettura ed interpretativa della realtà tangibile data dagli elementi fisici dei giochi che si fanno.
I nostri giochi (le simulazioni) alzano di molto l'asticella, nel senso che richiedono di caricare in memoria non pochi elementi, tra i quali, oltretutto, non ci sono solo le regole (più abbondanti della media), ma anche tutto il background storico/letterario e anche, in qualche misura, cinematografico. Così, quello che succederebbe, quando una persona che non ne sa niente, si avvicinasse ad un tavolo dei nostri, vedrebbe solo quello che si vede "da fuori" delle nostre teste: una mappa, dei pezzettini di cartone, dei dadi, delle magnifiche torri in legno (grazie Mario!), delle tabelle, dei libretti di cose scritte e persone che sembrano più o meno divertirsi, tra risate ed imprecazioni causate dagli esiti dei tiri di dado. In tale frangente, che speranza si avrebbe di spiegare che cosa "vediamo" noi, con i nostri occhi dietro ai quali ci sono tutte quelle regole lette ed assimilate, esplorate nelle conseguenze ed assaporate nella corrispondenza mirabile che hanno con quanto noi abbiamo, nello stesso tempo, appreso in libri, romanzi, film, documentari, ecc.? Ci rendiamo conto dell'abisso comunicativo?
Ecco, secondo me, nei confronti di ASL si può trovare una medesima difficoltà anche dove si partisse da "più vicini": non rendendosi pienamente conto del perché gli "altri" sembrano così refrattari ad addentrarsi nei meandri meravigliosi di una simulazione storica, a propria volta si guarda con sospetto e ritrosia chi sembra in qualche modo altrettanto incomprensibile ai propri occhi, dietro ai quali mancano chiavi di lettura più adeguate di quelle di cui già si dispone.
Quindi, per me un primo motivo (non certamente l'unico) potrebbe essere questo: ASL fa vivere anche a chi è abituato ai wargames quel disagio che provano quelli che non si sono mai avvicinati ad una simulazione: è l'incapacità di capire il piacere che può derivare dal maneggiare una cosa più complessa di quella a cui si è abituati.
2. Se a quanto sopra aggiungiamo l'immagine che può avere di sé chi si sente a buon diritto un esperto del settore, secondo me si può capire che non sia difficile incorrere in un problema di definizioni.
Cerco di spiegarmi con una analogia, con l'alpinismo. Se uno volesse confrontare un 8000 con una scalata nelle nostre Dolomiti, potrebbe (e accade, l'ho sentito con le mie orecchie) arrivare a dirti che gli 8000 sono altra cosa, rispetto all'alpinismo; dove a me (che sono un profano) viene da pensare solo che un 8000 rappresenti l'apice dell'esperienza alpinistica. Perché sarebbero altra cosa? Perché quello che devi fare, l'esperienza che fai per andar su, per dire sulla parete sud della Marmolada è del tutto analogo a quello che dovresti fare - ipotizzo, non sono un esperto - per salire sul Cervino o qualsiasi altra montagna nostra: analogo nel senso della preparazione richiesta, le modalità di avvicinamento e svolgimento, le attrezzature richieste, i tempi richiesti, ecc. Nel momento in cui vuoi affrontare un 8000, ci sono certamente tutta una serie di cose identiche, analoghe, ad esempio nei termini della tecnica richiesta, di determinati attrezzi che sarebbero i medesimi (penso ai moschettoni o alle piccozze). Ma ci sono tutta una serie di cose loro proprie che rendono quella esperienza del tutto diversa: le condizioni estreme nei termini di ossigeno e temperature, quindi gli equipaggiamenti aggiuntivi e specifici richiesti, i tempi, la preparazione specifica, i costi, l'organizzazione, ecc., rendono tutto ciò, per certi versi, davvero "un'altra cosa".
io immagino che questo possa capitare nei confronti di ASL: si cade in quanto detto sopra su quella che è la definizione di "gioco". Quante persone ci sono che non concepiscono di poter "giocare" a qualcosa che si spiega in più di qualche minuto e dura di più di qualche decina di minuti? Sono la maggior parte. In modo del tutto analogo, scalando opportunamente tempi e dimensioni, uno potrebbe essere portato (potrebbe essere disposto) a ritenere che un "gioco", per essere tale, pur essendo una simulazione, debba potersi imparare in, toh!, al più qualche serata. Dover, invece, passare settimane solo per leggere la prima volta le regole (con i tempi a disposizione di un capo famiglia, non di uno studente), per arrivare semplicemente a sentirsi di non aver trattenuto nulla se non rileggendo tutto da capo, può portare qualcuno a fare lo stesso errore di valutazione che fanno i profani nei confronti delle simulazioni: non è un gioco questo.
Prolungando questa linea di pensiero a chi si pone il problema della divulgazione, non trovo difficile che chi cerca di coinvolgere il grande pubblico possa temere di dare un'impressione del nostro hobby un po' fuorviante e anche inutilmente penalizzante. Per mantenere l'analogia, provate ad immaginare se negli ambienti di chi pratica la montagna fosse diffusa l'opinione che solo gli 8000 danno tutte le soddisfazioni e valgono effettivamente la pena del tempo e dei sacrifici che si richiedono ad un alpinista. Se non fosse che andare in montagna è ben più immediato e comprensibile che non giocare ad un wargame e, quindi, se non fosse che le persone riescono a farsi un'idea propria dell'alpinismo molto più facilmente che non dei wargames, penso che l'alpinismo avrebbe ben poco seguito se la prospettiva fosse quella di mettere di necessità in conto di fare un 8000 oppure, non volendolo fare, di vivere solo un'esperienza scadente.
3. Ai due precedenti aggiungerei anche poi le diverse "filosofie" di pensiero che si hanno nel mondo del wargame. Non pochi sono abituati a giocare a giochi le cui regole sono semplici, ma dove la semplicità è semplicemente sinonimo di incompletezza ed ambiguità. Ci sono regolamenti pur blasonati (La Bataille...) che nelle versioni più vecchie riportavano perfino di non essere delle regole da seguire ma solo delle linee guida per gli appassionati di storia. E nel passato, quando le community di fatto non c'erano e le persone erano abituate a giocare esclusivamente nella propria cerchia ristretta di amici, questa cosa non ha mai creato problemi. Persone con questa mentalità, secondo me, fanno fatica a capire lo sforzo titanico (e nonostante tutto, non pienamente riuscito, ma è un miglioramento continuo) che è stato fatto in ASL di cercare di togliere di mezzo tutte le ambiguità e incoerenze ed inesattezze, tutte cose che hanno portato a non porsi dei limiti nemmeno editoriali sulla dimensione che via via è stata raggiunta. Pertanto chi critica ASL potrebbe anche farlo perché non apprezza il suo cercare di essere un regolamento da torneo. Chi ha seguito Magic fin dalla nascita ricorderà che all'inizio il gioco era descritto da un librettino di 48 paginette piccole (forse meno). Se uno si scarica oggi il manuale "da torneo" dopo che su di esso hanno perfino implementato delle AI, al di là di aver aggiunto altre regole e nonostante averne tolte altre ancora, siamo (eravamo più di dieci anni fa) sopra le 200 pagine A4... (Sarebbe interessante capire perché nessuno si sogna di dire che Magic non è un gioco. Ma questa è un'altra storia - o forse è la stessa?)
4. Io non posso escludere dalle ipotesi la famosa favola della volpe e l'uva (che qualcuno ha reso bene con il verbo "rosicare"), ma la porterei al quarto posto, dopo aver tenuto in debito conto le considerazioni precedenti.
Ecco. Ehm, questi sono i miei 4 cents. 😬
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Ale
There was no such thing as luck. Luck was a word idiots used to explain the consequences of their own rashness, and selfishness, and stupidity. More often than not bad luck meant bad plans.
Joe Abercrombie, Before they are hanged, pag. 424, Gollancz Fantasy.