Voglio una fine veloce dell'identità nazionale

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Socialdemoc®atico
00domenica 15 ottobre 2006 23:55
- di Michele Diodati - pesanervi.diodati.org/pn/

Considerazioni sulla riforma della televisione varata oggi dal Governo e sulle scomposte reazioni di Berlusconi e del centrodestra.


In questo periodo non ho proprio il tempo di scrivere sul blog, ma stavolta non posso astenermi, anche a costo di rimandare i lavori in corso.

E' notizia di oggi che il governo ha varato una riforma del sistema televisivo italiano che prevede che per il 2009 una rete RAI e una Mediaset passino a trasmettere dall'analogico al digitale. Inoltre stabilisce qualche restrizione alla raccolta pubblicitaria dei monopolisti.

Trovo questa soluzione assolutamente insufficiente. In un Paese realmente libero e pluralista, non dovrebbe esserci più di una rete pubblica, ma soprattutto non dovrebbe esserci più di una rete in mano a un privato. Inoltre a quel privato non dovrebbe essere consentito di assumere cariche pubbliche (come in effetti stabilisce un'inapplicata legge del 1957), perché possedere delle reti televisive - come ci dimostrano gli ultimi dodici anni di storia italiana - crea uno squilibrio insopportabile, dal punto di vista di chi ama il pluralismo, a vantaggio di chi le possiede.

Lungi dal considerare un grazioso omaggio la timida riforma partorita dal governo, Berlusconi le si è scagliato contro, sfoderando il solito armamentario di balle.
Ecco un esempio di ciò che ha detto (e che continuerà a dire nei prossimi giorni), tratto dal Corriere della Sera:

..... Silvio Berlusconi abbandona il basso profilo e torna a indossare l'armatura. A farlo uscire dai gangheri è però il varo della riforma tv, che spedirà con tre anni di anticipo una rete Mediaset sul digitale. «Non ci credo, sarebbe un atto di banditismo. Non ci credo» dichiara il leader di Forza Italia da Campobasso. Frasi che anticipano il via libera al decreto Gentiloni.

RIFORMA TV - «Stamattina - osserva quindi Berlusconi - ho detto che non credevo sarebbero arrivati a tanto e invece ci sono arrivati. La democrazia non è più tale quando una parte ha timore che l'altra parte vada al governo perché può fargli del male». E ancora: «Una democrazia - incalza l'ex premier - non è più tale quando la parte che va al governo attacca e aggredisce l'altra parte nel suo leader aggredendo la sua proprietà privata e le sue aziende». Quindi conclude: «Mi rifiuto di credere che esista la possibilità che questa legge passi in Parlamento. Credo proprio che non potrà passare».

Il fatto che il regime mediatico non sia finito con la vittoria delle elezioni da parte del centrosinistra è provato dai telegiornali di oggi: nessun TG ha sentito per esempio il dovere di replicare alle accuse di banditismo lanciate da Berlusconi, ricordando che esistono sentenze della Corte Costituzionale inapplicate da anni, che prevedono che Mediaset liberi le frequenze, già assegnate ad altri, che continua ad occupare illecitamente, grazie all'aiuto compiacente e interessato dei passati governi.

Mi chiedo come mai, se le reti Mediaset sono realmente un affare privato di Berlusconi, il centrodestra insorga compattamente contro la riforma varata dal governo. Basterebbe solo riflettere su questo particolare, per avere la prova di quanto invece quelle reti siano una corazzata in servizio permanente a favore di Berlusconi e del centrodestra.

Ma non basta questo. La stessa RAI, cioè la TV di Stato, è ancora saldamente nelle mani del centrodestra. Per anni ci siamo mangiati il fegato (sempre noi che amiamo il pluralismo...), ingollando l'orrido "panino" del TG1 e del TG2, in cui una sventagliata di opinioni di politici era quotidianamente impaginata con il governo Berlusconi in apertura, l'opposizione di centrosinistra in mezzo, e la chiusura affidata invariabilmente a Bondi, Cicchitto, Casini e compagnia cantante.

Oggi che al governo c'è, e da ben sei mesi, una coalizione di centrosinistra, sarebbe lecito aspettarsi, se non la fine dell'atroce panino (troppa grazia!), almeno il rovesciamento degli ingredienti: prima il governo, poi l'opposizione, infine la maggioranza parlamentare. Invece niente. C'è stata solo una redistribuzione dei tempi, ma non è cambiata la sostanza, cioè la chiusura di tutti i servizi politici con le opinioni degli esponenti del centrodestra: quello che Umberto Eco ha definito giustamente il criterio della concessione. Sì, si ascoltano anche le opinioni del governo e della maggioranza, ma chiude sempre l'opposizione di centrodestra, che dice che non è vero niente quello che hanno detto gli altri, anzi che è falso, sbagliatissimo, se non addirittura criminale, banditesco. Gli ultimi hanno sempre ragione! La gente, così superficiale, ricorderà solo quello che hanno detto gli ultimi che hanno parlato (è questo il calcolo alla base di un simile sistema d'impaginazione dei servizi politici).

Sono veramente nauseato dalla politica e dall'informazione italiane.

Mi dà il vomito la spudoratezza con cui Berlusconi dice che in Italia non esiste più democrazia e che il provvedimento del governo sulle televisioni è fatto apposta per colpire il capo dell'opposizione: è disgustoso, perché Berlusconi sa benissimo che in nessun paese civile sarebbe accettato il suo duplice ruolo di politico, (ex) governante e amministratore pubblico, da un lato, e di magnate delle televisioni dall'altro, con le televisioni usate come una clava per indirizzare l'opinione pubblica, come dimostra senza ombra di dubbio la copertura assolutamente sproporzionata, e in totale violazione della par condicio, di cui ha goduto nella scorsa campagna elettorale. Mente dunque sapendo di mentire.
Non può ignorare quanto la situazione italiana sia anomala e ingiustamente vantaggiosa per lui e per i suoi interessi politici, ma gode nel dire il falso, sapendo che ci sono persone disposte ad abboccare e giornalisti completamente inetti e privi di colonna vertebrale, che non hanno mai il coraggio di ricordargli i fatti a brutto muso (o quelli che ne avrebbero il coraggio non si trovano mai nel posto giusto al momento giusto, e con un microfono aperto davanti alla bocca).

Mi nausea ancor di più questo governo vigliacco, che fa una riformetta, non avendo il coraggio di fare la riforma che veramente servirebbe: quella di togliere una volta per tutte la RAI dalle mani dei politici, di stabilire che nessun privato può possedere più di una rete televisiva e che chi la possiede non può assumere cariche pubbliche. Ne sarebbe colpito Berlusconi? Sì, certo. Ma è Berlusconi che si è messo, per evidenti interessi personali, nella situazione di danneggiare il pluralismo e la competizione politica in Italia. Quanto ancora dovremo aspettare perché nel nostro Paese politica e informazione divengano due realtà esterne l'una all'altra?
Mi nausea questo centrodestra senza spina dorsale e senza senso dello Stato e della legalità, che insorge compatto a difesa degli interessi del "padrone", pronto a raccogliere le preziose briciole di potere che quello è in grado di dispensare, una volta che sarà riuscito a ritornare per l'ennesima volta in sella. Ma riescono a pensare UDC, AN e Lega, almeno per una volta, alla possibilità di un centrodestra legalitario, che affronti la competizione politica ad armi pari con l'avversario, senza godere dei vantaggi di televisioni sfacciatamente di parte e senza presentare come leader un uomo che ha avuto più processi lui che capelli che ha in testa (considerando anche la ricrescita post-trapianto)?

Ma più di tutto mi nauseano le televisioni e i giornali. Com'è possibile che l'asservimento alle regole del potere e alla legge della pagnotta sia così universale che non si trovi uno - parlo dei giornali e delle televisioni che contano - che abbia il coraggio di dire la verità a muso duro? E' possibile che quei pochi che ci hanno provato (Santoro, Luttazzi, Biagi, Oliviero Beha, Massimo Fini) debbano pagarne ancora oggi le conseguenze? Com'è possibile che Beppe Grillo si sia dovuto rivolgere ad un quotidiano straniero per pubblicare, a sue spese, una pagina pubblicitaria in cui condannava il fatto che il Parlamento italiano sia una casa circondariale di condannati?

Esimi esponenti del centrodestra si sono affannati in un recente passato a ricordare agli stranieri che vengono in Italia che, se vogliono sperare in una qualsiasi forma d'integrazione, devono imparare innanzitutto a rispettare la nostra identità (era un modo per sottintendere che i padroni in casa nostra siano noi e perciò le regole le facciamo noi). Ma se l'identità degli italiani di oggi è quella che esprimono la nostra classe politica ed i nostri giornalisti, io mi auguro di cuore - e mi dispiace dirlo perché in fondo amo il mio Paese - che la nostra identità venga schiacciata, calpestata e annullata nel più breve tempo possibile! E' difficile infatti che una nuova identità, qualsiasi essa sia, possa essere peggiore di quella attuale...

- di Michele Diodati - pesanervi.diodati.org/pn/

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Semplicemente nitido, vero e giusto.
Franky®
ConteZero.Trapani (TP)
00lunedì 16 ottobre 2006 02:35
Secondo me invece la riforma è stata fatta e "pilotata" in maniera furbissima dal punto di vista strettamente elettorale.

L'eco per la sinistra "estrema" è stato enorme (molti effettivamente si sono sentiti liberati nel sentire finalmente Berlusconi che piange, dall'opposizione, perchè gli toccano gli interessi di Mediaset) mentre di per sè la legge non è criticabile in alcun modo.

Gli effetti sono che la CdL si è scagliata contro il governo in modo brancaleonesco, senza poter dire alcunchè... solo Berlusconi e Forza Italia hanno avuto "la faccia" di dire che la riforma era fatta male, gli altri hanno fatto considerazioni "di circostanza" abbastanza limitate.

E questo è il primo passo, segue quello che vedo in giro su internet... moltissima gente è rimasta oltremodo delusa tanto da Berlusconi che non si fà problemi a votare con la maggioranza per l'indulto (cosa che non è andata giù a nessuno nella CdL) e poi comincia a piangere su Mediaset dopo che aveva detto (e l'aveva detto "Lui", con citazione similaristotelica) che non si sarebbe più interessato delle sue TV.

Gli elettori di centrodestra si sono trovati non daccordo non solo con Berlusconi, ma con l'intera CdL perchè, aldilà di quello che si legge sul Foglio o su Libero i dati e le tabelle dimostrano che questa non è una legge "punitiva" e vedono l'intera CdL fare le processioni per un affare di poco conto al soldo di un politico sempre più intento al proprio personale.


La "forza" della riforma Gentiloni è proprio legata al fatto che, calato il polverone, nessuno potrà alzare il dito contro l'Unione per aver fatto una legge che, diciamocelo, non punisce nessuno.
C'è di peggio... quel poco che fa è dettare regole ragionevolissime che, per certi versi, seguono quanto andava strombazzando la CdL (ad esempio una via "legale" per passare al digitale terrestre)...
Come farà un futuro governo di centrodestra ad abrogare o ad annacquare questa legge che prevede di spostare una rete RAI sul digitale e chiede lo stesso sforzo a tutti ?
Allargheranno il termine dello switchoff ?
E'difficile che avvenga, anche perchè, se anche cadesse il governo entro i prossimi quindici mesi, c'è da vedere se a succedere è la CdL e se la CdL potrà permettersi, ad inizio legislatura, di piantare un casino per il bene di Mediaset.

In pratica la legge fa quel che doveva fare, pone dei limiti che non sono politicamente attaccabili.
Berlusconi ovviamente non ha capito "la finezza" ed è partito "lancia in testa" col risultato di scoprirsi coi suoi stessi elettori che ritengono questa legge tuttosommato legittima (fatevi un giro e leggete i commenti dei destri, quasi inesistenti, alla Gentiloni) e non quella porcata che Berlusconi dipinge.
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