Vittorio Emanuele ancora intercettato

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alekxandros
00sabato 9 settembre 2006 23:15
Microspia in cella, Vittorio Emanuele si autoaccusa



Il principe non perde il vizio: si è fatto intercettare anche nel carcere di Potenza. A registrare i "pensieri ad alta voce" di Vittorio Emanuele è stata una microspia nascosta nella sua cella. Parole che pesano, sia per il futuro delle inchieste che vedono il figlio di Umberto II indagato da tre procure, sia per le involontarie rivelazioni sull´episodio più drammatico del suo passato.

«Io avevo torto», dice chiaro riferendosi al processo per la morte di Dirk Hamer, ferito mortalmente da un colpo di fucile sparato dal principe il 18 agosto 1978 nell' Isola corsica di Cavallo. Vittorio Emanuele, che fu assolto, non ha imbarazza a ricordare quell´episodio drammatico. Anzi, sui giudici francesi ha un´idea precisa, anche se un po´ sgrammaticata: «Devo dire che li ho fregati... eccezionale, poi ha... venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche. E... è stato... il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro».

«L' indagato ammette di avere torto e di essere tuttavia uscito vittorioso dal processo», annota il gip di Potenza Rocco Pavese motivando il rifiuto di rimuovere il divieto di espatrio. E a sfavore di Vittorio Emanuele, pesa anche la sequela di insulti rivolti agli inquirenti italiani: «Sono dei poveretti - dice al telefono ad un conoscente il 28 luglio, dopo la liberazione - degli invidiosi, degli stronzi, pensa a quei coglioni che ci stanno ascoltando... sono dei morti di fame, non hanno un soldo, devono rimanere tutta la giornata ad ascoltare, mentre probabilmente la moglie gli fa le corna».

Ma non è solo il «cinismo e disprezzo per la legittima attività investigativa e giurisdizionale da parte dell'indagato» a spingere il gip di Potenza a rifiutare la richiesta della difesa del Principe. Dietro la sua decisione c´è anche «la disponibilità di abitazioni all' estero, le ingenti risorse economiche dell'indagato e la fitta rete di rapporti internazionali da lui instaurati con persone, enti e governi». Tanto più che proprio la smania di abbandonare l´Italia avrebbe spinto Vittorio Emanuele ad avvalersi della facoltà di non rispondere nell´ultimo interrogatorio del 28 luglio, chiesto proprio dai suo avvocati.


www.unita.it
TipoUnaCeres
00domenica 10 settembre 2006 03:20
MA che pirla sto "uomo", cazzo almeno statti zitto già che l'hai fatta franca.. Bah, si merita di stare dov'è e spero ci resti a lungo.
Straight'n'Rebel
00domenica 10 settembre 2006 12:27
il poveraccio è lui.
alekxandros
00domenica 10 settembre 2006 12:37
Meriterebbe un bel pò di gattabuia, invece è libero, ha soltanto il divieto di espatrio, e purtroppo la farà franca anche stavolta, come le precedenti (riuscì persino, non si sa come, a farsi assolvere dall'accusa di omicidio, infatti questo pazzo scatenato un giorno che era fuori di zucchina ha cominciato a sparare all'impazzata con un fucile da guerra e ha ucciso un poveraccio che ha avuto la sola sfortuna di trovarsi nelle vicinanze di questo babbeo. Il poveraccio era un ragazzo, Dirk Hamer).
alekxandros
00mercoledì 13 settembre 2006 13:22
Vittorio Emanuele, la Francia non riaprirà il processo per la morte di Dirk Hamer

L'erede dei Savoia venne assolto al termine di un dibattimento dominato dalla difesa. Che per tutto il tempo per prudenza limitò al massimo gli interventi dell'imputato

La scena era stata violenta, il 18 novembre del '91, alla conclusione del processo a Vittorio Emanuele di Savoia, per l'assassinio del giovane Dirk Hamer a Cavallo. I fatti avevano avuto luogo 13 anni prima. Al processo, finito con un'assoluzione per l'assassinio e una condanna lieve solo per porto d'armi abusivo, avevano assistito tutti i giorni i famigliari del principe, che così avevano occupato tutti i posti disponibili per il pubblico (tanto per evitare lo spettacolo). «Re di merda» gli aveva gridato la sorella della vittima, Birgit. «Sono distrutta, hanno vinto il denaro e il potere, del resto è normale nella nostra società». Il padre, già malato di cancro, è uscito a pezzi. «Gli avvocati della difesa hanno fatto uno spettacolo da saltimbanchi » ha affermato. L'avvocato della difesa di Vittorio Emanuele era Paul Lombard, un principe del foro di Marsiglia, molto potente e loquace. Aveva presentato il principe come un sensibile padre di famiglia che, irritato a fondo - e a giusto titolo - per il furto del prezioso canotto del figlioletto, aveva reagito, appunto, come un padre ferito. Di qui la rincorsa di Niki Pende e gli spari. Al processo era venuto fuori, in realtà, che la rincorsa di Pende non era stato un atto improvvisato, sull'onda di una reazione nervosa. La moglie di Vittorio Emanuele, Marina Doria, seduta in prima fila dritta e severa per tutto il processo, era andata a prendere l'automobile, con la quale si era recata sulla costa, per illuminare con i fari la scena e permettere così al marito di mirare meglio.

Vittorio Emanuele aveva dato di sé un'immagine affliggente. Quando il pm gli aveva chiesto: «Ha qualcosa da dire alla famiglia della vittima?», il «principe» non aveva trovato di meglio che voltare la schiena al padre e alla sorella di Dirk. Non una parola, ma un gesto di scherno.
Pende sostiene che sarà difficile che in Francia venga rifatto un processo. Ha probabilmente ragione. Nel '91, nelle lunghe udienze, era ben chiaro che non c'era nessuna volontà di condannare un personaggio che trafficava in armi e quindi poteva aver avuto a che fare con le autorità della Francia, paese grande produttore di armamenti. Non era stato possibile presentare nessun elemento materiale al processo: nei 13 anni che hanno separato i fatti dal giudizio, tutto era sparito. Yacht, canotto, ecc., non c'era più traccia di nulla. A sentire il collegio della difesa, persino il ragazzo morto era diventato evanescente. Birgit Hamer era distrutta, perché non si perdonava il fatto di essere stata indirettamente la causa della morte del fratello : era per seguire lei che Dirk era venuto a Cavallo, era lei, la bellissima ragazza, che era invitata in quel mondo di playboy maturi.

Paul Lombard aveva ben individuato il suo cliente. Per tutto il processo ha sempre cercato di limitare al massimo gli interventi di Vittorio Emanuele, temendo qualche imprudenza. Non si è mai vista traccia di pentimento, né un qualche calore umano da parte del principe, che ostentatamente ha sempre sviato la sguardo dai famigliari della vittima. La famiglia di Dirk aveva preso una giovane avvocata, che aveva iniziato l'arringa con un riferimento letterario: «Il était jeune, il était beau...». Un'arringa debole, rispetto alle cannonate di Paul Lombard. Del resto, non era stato facile formare la giuria popolare: la difesa aveva ricusato molte persone, chi perché giovane, chi perché sospetto di essere ostile alla monarchia ecc. Alla fine, la giuria popolare era quella più adatta per l'assoluzione: persone anziane, in maggioranza donne, intimidite dal «principe» e da Paul Lombard.

Anna Maria Merlo

Fonte: www.ilmanifesto.it

alekxandros
00giovedì 14 settembre 2006 09:11
Da La Repubblica dell'11 settembre

La testimonianza di Niki Pende, il medico che quella notte
del '78 fu aggredito da Vittorio Emanuele
Savoia, si riapre il caso Hamer
"Se la cavarono grazie a Giscard"
di LAURA LAURENZI

Parole destinate a riaprire una ferita "che scotta ancora", commenta Niki Pende, il medico romano con la fama del playboy con il quale, quella maledetta notte del 17 agosto '78 a Cavallo, Vittorio Emanuele ebbe una lite per l'uso di un canotto, degenerata in una sparatoria. "Dovevo morire io al posto di quel ragazzo, era me che voleva colpire quel vigliacco, voleva darmi una lezione", racconta.

Chiede che sia fatta giustizia, dopo un processo che non esita a definire "comprato, una barzelletta, una vergogna". Si domanda perché la magistratura francese, dopo avere assolto Vittorio Emanuele, "non abbia alzato un dito per cercare il vero colpevole". E chiede un po' di giustizia anche per sé: "La nostra fu raccontata come una lite fra due gaudenti che conducevano una vita futile, mentre invece è esplosa perché quella notte c'era una persona che girava armata e non ha esitato a fare fuoco e a uccidere".

"La famiglia Hamer è stata perseguitata in tutti i modi dalla sventura, tartassata. Vittorio Emanuele ha ucciso il povero Dirk Hamer due volte: la prima quando gli ha sparato e la seconda quando grazie ai suoi mezzi avrebbe potuto salvargli la vita ma non lo ha fatto".

Invece di essere immediatamente trasportato in elicottero o in aereo o con un motoscafo veloce in un grande ospedale attrezzato, Hamer fu curato da un medico locale, in Corsica: "Dopo otto ore fu messo nelle mani di un chirurgo ottantenne che si limitò a suturargli la ferita, mentre avrebbe dovuto fargli un bypass". E così la gamba andò in cancrena e cominciò quell'atroce agonia che sarebbe durata 111 giorni.
Pende torna a ripetere che si trattò di "un processo corrotto. E poiché lo sapevano tutti, quello che mi stupisce è che Vittorio Emanuele, una volta rientrato in Italia, sia stato ricevuto non solo dalle massime autorità dello Stato, ma anche dal Papa. E mi indigna anche che quel verme non si è mai pentito, non ha mai chiesto perdono".

Ci sarà un nuovo processo? Pende tende ad escluderlo: "Penso che succederà ben poco. Se la magistratura di uno Stato assolve, non credo che la magistratura di un altro Stato, grazie a delle intercettazioni, possa far riaprire il caso per un fatto che è accaduto fuori dai suoi confini. Ma la giusta punizione per Vittorio Emanuele è la pubblica gogna. Che tutti sappiano chi è e che cosa ha fatto, visto che è stato lui stesso a raccontarlo. Uno che, prima di mettersi a sparare quella notte a Cavallo - lo sapevano tutti - faceva il venditore d'armi per Giscard d'Estaing, che poi lo ha salvato. Vendeva armi all'Iran e a piccoli dittatori sanguinari".

Da lunghi anni ormai Birgit Hamer, già Miss Germania nel 1976, anche lei presente sulla barca la notte della sparatoria, è tornata a vivere in Germania, da dove segue a distanza le vicende giudiziarie del principe di Savoia. "Ci siamo sentiti molto spesso, l'ultima volta a giugno, dopo l'arresto di Potenza, mi chiedeva se si sarebbero aperti spiragli per una revisione del processo", racconta Pende. Dieci anni fa la Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo respinse una richiesta per risarcimento danni dell'equivalente di circa tre miliardi di lire che la sorella di Dirk Hamer avanzò nei confronti dello stato francese. Il ricorso era basato sull'eccessivo dilatarsi dei tempi - 13 anni - prima della conclusione del processo. Nel respingerlo, ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte stabilì che Birgit Hamer non era "parte direttamente interessata".

(11 settembre 2006)
alekxandros
00martedì 3 ottobre 2006 22:43
Odo Gelli far festa

L’intervista di Maurizio Costanzo (tessera P2 n. 1819) a Vittorio Emanuele di Savoia (tessera P2 n. 1621) su Canale 5 diretto da Massimo Donelli (tessera P2 n. 2207) e di proprietà di Silvio Berlusconi (tessera P2 n. 1816) è stata un momento di grande televisione.
Sia per l'atmosfera di gaia rimpatriata, sia per un certo qual retrogusto di buon tempo antico. Tutto passa, tutto scorre, ma l'ancoraggio alla miglior tradizione nazionale non viene mai meno: la P2, se Dio vuole, è viva e lotta insieme a noi.

Prossimamente su questi schermi: Costanzo intervista Gelli (remake del celebre tete à tete sul Corriere del 5 ottobre 1980), Costanzo intervista Cicchitto, Costanzo intervista Berlusconi (ma questa dobbiamo averla già vista da qualche parte). Domenica i due muratorini fingevano di non conoscersi. Si davano del lei.

Fratello Maurizio, con fare paterno, anzi fraterno, dispensava buffetti al fratello Vittorio, trattato un po' come il fratello scemo: "Principe, attento alle cattive compagnie, che poi la trascinano sulla cattiva strada". "Dottore, la ringrazio di questa opportunità e dei buoni consigli". "Principe, abbiamo letto le sue telefonate, non crede di doversi scusare?". "Ma certo, Dottore, sono stato coinvolto senza saperlo, avrò fatto delle cattive scelte, degli errori, me ne pento e me ne scuso". "Principe, che umiltà! Questa non me l'aspettavo, è una cosa molto importante". "Dottore, mi scuso con le donne, cosa si farebbe senza...". "Principe, dovrebbe scusarsi anche con i sardi". "Ma certo, l'ho già fatto e scritto". "E poi, principe, ci sarebbe quel ragazzo, Hamer, morto a cavallo". "Oh, dottore, m'è dispiaciuto molto il decesso di quel povero ragazzo, ma io non c'entravo nulla. Sa, io sono stato sempre armato soltanto di buone intenzioni". "Ma principe, non dica così, per carità...".
Chi vedeva la trasmissione s'è fatto l'idea che il cosiddetto principe sia stato arrestato a Potenza per qualche parolaccia telefonica.

Purtroppo l'accusa parla di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione (per i traffici al casinò di Campione) e allo sfruttamento della prostituzione (per le ragazze dell'Est che il gentiluomo si faceva procurare da una gang di malfattori). Senza contare la lettera anonima commissionata a un malavitoso contro il direttore di Novella 2000 Luciano Regolo, con scritto: "Sei morto". Insomma, non l'hanno arrestato per quel che ha detto, ma per quel che ha fatto. Solo che quel che ha fatto non lo racconta mai nessuno. Nel migliore dei casi, si sorvola. Nel peggiore, si mente.

Lunedì scorso Vespa ha parlato a lungo dell'inchiesta di Potenza col ministro Mastella, accusando i magistrati di passare i verbali degl'interrogatori ai giornali, che li pubblicano l'indomani: una balla colossale, visto che mai dalla Procura di Potenza è uscito un solo interrogatorio di indagati che non fosse già pubblico, cioè depositato ai difensori, o al gip, o al Riesame, o contenuto in un'ordinanza di custodia. Vespa aggiunse che i magistrati avevano perseguitato il povero principe con domande intime sulle sue abitudini sessuali e avventure extraconiugali, mettendolo in cattiva luce con la mogliettina che l'aspettava trepidante a casa. "Manco fosse indagato per sfruttamento della prostituzione", commentò l'insetto, ignaro del fatto che il Savoia è indagato proprio per sfruttamento della prostituzione. Mastella, che in teoria sarebbe il ministro della Giustizia e ha già sguinzagliato gl'ispettori a Potenza, non aveva nulla da obiettare nemmeno alla seconda superballa, raccontata - fra l'altro - da un giornalista in plateale conflitto d'interessi, visto che era stato immortalato dalle intercettazioni di Potenza mentre concordava col portaborse di Fini un'intervista "cucita addosso" al leader.

Grazie all'Ordine dei giornalisti che ha sospeso per 12 mesi un giornalista-spione sul libro paga del Sismi e per pochi mesi tre firme telecomandate da Moggi, sappiamo che certe cose non si possono fare, anche se chi le fa rischia poco o nulla.

Marco Travaglio

Fonte:

www.unita.it

www.biraghi.org

Straight'n'Rebel
00mercoledì 4 ottobre 2006 12:32
grande Travaglio, uno dei pochi giornalisti seri che esitono in italia.
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