Un americano a Venezia (John Singer Sargent al Museo Correr)

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vanni-merlin
00giovedì 22 marzo 2007 19:29
Un americano a Venezia

A Venezia, al Museo Correr, una mostra ricostruisce il forte legame quarantennale tra John Singer Sargent, il famoso impressionista americano cosmopolita, e la città lagunare. Un"grande amore" raccontato in oltre 50 opere



Venezia - Quella di John Singer Sargent, il raffinato impressionista americano, con Venezia fu una lunga storia d'amore, durata oltre quanrant'anni e interrotta bruscamente dallo scoppio della prima guerra mondiale che gli impedì di ritornare nella sua Serenissima, dove amava lasciarsi cullare dal ritmo acquatico del Canal Grande, a bordo della sua gondola, l'atelier galleggiante prediletto che gli consentiva di vedere la città da vicino, di scoprirne i grandiosi palazzi che sembravano abitati da fantasmi, con le finestre chiuse, i portoni serrati e le facciate incombenti che stillavano ruggine nell'acqua sciabordante. Il primo viaggio a Venezia lo fece nel 1870 quando aveva appena quattordici anni. Vi tornerà per più di dieci volte fino al 1913, per rappresentarla forse come nessun altro. Ne colse tutte le sfumature, l'inquieta bellezza, l'esuberante precarietà, le trasformazioni che la storia all'alba del Novecento le ha profondamente imposto, dall'immediata annessione al Regno d'Italia fino alla vigilia della Grande Guerra, dalla miseria del dopo-annessione al bel mondo dorato del lusso e degli avventurieri internazionali, dalla città decadente, letteraria neobizantina e autunnale dei dannunziani a quella avveniristica e tecnologica dei futuristi. Un amore particolare che si tradusse in una produzione di circa centocinquanta opere, tra oli e acquerelli realizzati tra gli anni ottanta dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento.

Di essi, ben cinquantaquattro sono i protagonisti della bella mostra "Sargent e Venezia" che si apre al Museo Correr dal 24 marzo al 22 luglio, la prima interamente dedicata all'artista e concepita come un suggestivo viaggio nella laguna, lungo il Canal Grande, raccontato da una gondola, sulla quale Sargent amava dipingere, sfruttando al massimo un punto di vista fortemente ribassato, con cui costruiva inquadrature originali che divennero la sua cifra stilistica. Come era accaduto per l'inglese Turner e il caro amico Monet, tutti assuefatti dalla bellezza della città, anche Sargent scelse la quintessenza dell'esperienza dell'en plein air, "tuffandosi" artisticamente nell'acqua, la vera rivelazione che amplificava i riflessi luministici. Passava le ore ad osservare lo skyline come linea d'orizzonte sull'acqua. Preferiva una prospettiva dall'acqua, su un'imbarcazione, contemplava la terraferma avvolta da un gioco atmosferico senza confini, dove cielo e mare si compenetravano, dove le famose architetture veneziane, il gorgoglio del gotico fiorito, lo sfarzo bizantino, l'eleganza palladiana, perdevano la loro precisione dei contorni, e venivano risucchiate in un vortice di riflessi "nell'acqua e dall'acqua". Ma a differenza degli illustri colleghi, Sargent voleva conquistare l'essenza della città avvicinandosi il più possibile, incuneandosi in canali e calli, non accontentandosi solo dell'architettura e della magica atmosfera, ma scrutando la vita quotidiana, i vezzi e i vizi di questa città particolare, ritraendone la vita bohèmien, che non ha certo la frenesia glamour di Parigi, ma che è fatta di un folclore nobile ed elegante.

La mostra racconta questa attrazione fatale per Venezia - un rapporto tale che vede Sargent protagonista della fondazione della Biennale di arti visive, facendo parte del comitato di patrocinio fin dalla seconda edizione del 1897, in cui esponeva due opere e nel catalogo ufficiale veniva definito "il primo ritrattista americano" per poi essere presente con continuità fino alla Grande Guerra. Una mostra che raccoglie opere emblematiche sul tema veneziano, provenienti da importanti gallerie e istituzioni museali, tra cui il Brooklyn Museum, il Philadelphia Museum, la National Gallery di Washington, la Royal Academy di Londra e il Thyssen-Bornemisza di Madrid, nonché da diverse collezioni private. Un percorso espositivo che si completa del contributo di certa pittura veneziana coeva (Milesi, Tito, Selvatico, Nono) nella quale Sargent, protagonista di diverse Biennali, senza dubbio lascia il segno, ma da cui probabilmente a sua volta subisce influssi e contaminazioni. L'amore di Sargent per Venezia gli deriva da un'infanzia da viaggiatore. I genitori, americani entrambi, e poco inclini a una vita stanziale, avevano lasciato Filadelfia per intraprendere il Grand Tour nel 1854, un anno dopo avere perso la primogenita di soli due anni. Lui era infatti il secondogenito del chirurgo americano Fitzwilliam Sargent e della estrosa ed eccentrica Mary Newbold Singer, donna colta, appassionata d'arte e di letteratura. E John, nato a Firenze, avrà un'educazione tutta europea, viaggiando tra le più affascinanti città europee, in un ambiente cosmopolita, incoraggiato dalla madre alla pratica pittorica già in giovanissima età. Crebbe tra l'Italia, la Francia, la Spagna, la Svizzera e la Germania, parlando quattro lingue, coltivando la lettura e lo studio del pianoforte e delle arti figurative. A Firenze, cominciava gli studi all'Accademia di Belle Arti per proseguirli a Parigi, dove sbarcava nella primavera del 1874 presso l'atelier di Charles-Emile-Auguste Carolus-Duran, noto ritrattista. E qui conobbe Monet di cui divenne amico. Ma Sargent non ha nell'animo una dimora fissa - tra l'altro non si sposerà mai e non avrà figli.

Nel 1879 iniziavano i suoi viaggi-studio votati alla conoscenza dei maestri del passato, tornando sempre a Venezia, che descriveva con le sue calli buie, gli interni decadenti e le donne misteriose e inafferrabili. L'amico Henry James, cui deve l'introduzione nei circoli londinesi, influenzerà poi il lavoro di Sargent e l'introspezione psicologica dei suoi ritratti. Come quello famosissimo di Madame X (ora al Metropolitan Museum of Art di New York), alias Madame Virginie Gautreau, bellissima e facoltosa donna dell'alta società parigina, che suscitò un tale scandalo da indurlo a lasciare la capitale francese per stabilirsi a Londra, dove si imporrà rapidamente come ritrattista. Proprio qui Sargent deciderà di dedicarsi a una più libera sperimentazione pittorica, riprendono a pieno ritmo i viaggi di studio e di ricognizione per approdare sempre in Italia, a Venezia. Adesso sono i giardini e le vedute ad attirare il suo sguardo: i parchi, le statue le fontane raccontano della sua mai tramontata passione per l'arte rinascimentale e manierista, i sentieri, i ruscelli, colti da angolature audaci e strutturati da potenti effetti di luce rivelano il desiderio di impadronirsi dei più sfuggenti spazi aperti della pittura en plein air. Questa tecnica è ora il mezzo più indicato a catturare e restituire l'immediatezza della sensazione ottica.

Come raccontano le opere in mostra. Una passeggiata inedita di Venezia. Si va da un rio minore, dipinto in leggeri tocchi di grigio, marrone, blu e verde, dove le alte mura a piombo, la stretta apertura del canale creano un'atmosfera di mistero e isolamento alla veduta del celebre ponte dei Sospiri che collega Palazzo Ducale (a destra) con le Prigioni (a sinistra), dipinto in un'intensa luce solare in un bianco luminoso con tocchi di grigio e giallo dorato, mentre il muro delle Prigioni è reso con blu e grigi scuri e ombrosi. Si riconoscono, poi, la Libreria, la Piazzetta, le due colonne gemelle di San Marco e San Teodoro (tagliato nella sommità), Palazzo Ducale e le cupole della Basilica sullo sfondo, il tutto reso con grande fluidità pittorica. E il ponte di Rialto colto da un'angolazione acuta che rende la sua imponente massa aerea e inconsistente. Spicca il canale della Giudecca dove le architetture sono rese con l'effetto traslucido di tocchi vibranti. Una delle numerose vedute (in tutto dodici acquerelli e tre oli) dedicate da Sargent alla Basilica della Salute sul Canal Grande. L'artista - posizionato nella sua gondola - sembra non stancarsi mai del gioco di luce e di colori che la facciata barocca della basilica produce. Ma sa anche cogliere una spiritosa scena di vita contemporanea come il vecchio Caffè Orientale (sito ora occupato da un'estensione dell'Hotel Danieli) o gli incontri non formali o ambigui tra giovani coppie nelle strette calli della città.

E sa curiosare negli interni dei nobili palazzi veneziani, dove La luce proveniente dalle finestre sul canale illumina le figure mentre gli oggetti - le pareti decorate a stucchi e dipinti, il lampadario di vetro, i mobili dorati - emergono dall'oscurità che li avvolge, conferendo alla scena un senso di spettrale atemporalità. E le scene marine. Gli scafi di legno, gli alberi e le attrezzature proiettati sull'acqua increspata e i cieli circostanti che tanto lo intrigavano. E il bellissimo studio della Chiesa di San Giorgio Maggiore che emerge sullo sfondo dalla foschia in un bagliore soffuso, con note turneriane. Il panorama sfuocato e suggestivo è dipinto dalla gondola (le forme tondeggianti e violacee in primo piano sono infatti i cuscini dello schienale dei sedili). E' sera e, mentre la luce del giorno si spegne, le barche si dissolvono in una composizione sottile e quasi astratta di morbidi marroni e viola.


di LAURA LARCAN

Notizie utili - "Sargent e Venezia", dal 24 marzo al 22 luglio, Museo Correr, Piazza San Marco. Venezia. La mostra è curata da Warren Adelson e Elizabeth Oustinoff.
Orari: tutti i giorni, 10/19.
Ingresso: intero €9, ridotto €7.
Prenotazioni: www.museiciviciveneziani.it, call center 041 5209070
Catalogo: Electa.


(21 marzo 2007)

da: www.repubblica.it/2007/03/sezioni/arte/recensioni/americano-a-venezia/americano-a-venezia/americano-a-vene...

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