Siamo carne e come tale dobbiamo vivere?

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acronimo
00mercoledì 2 maggio 2012 21:16
...ultime frontiere tra spiritualità e fisicità....
...inizio ad invecchiare... [SM=g27837] (parlo per me nelle parole scritte qui sotto e non esigo che sia una generalizzazione)

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Non so in questo periodo sto tirando alcune somme e mi chiedo se dopo tanti anni di ricerca spirituale di proiezione verso un mondo apparentemente impalpabile etc cosa sia cambiato e se è giusto sporgersi verso l'altra parte.....

In pratica è giusto immergersi nella vita fisica 100% dato che siamo qui per questo? Perchè questa continua ricerca della parte spirituale, dell'elevazione verso chissà che cosa?

Se siamo nati esseri umani non dovremmo vivere come tali senza preoccuparci di quello che ci sta dietro? Non stiamo sciupando una occasione offertaci da non so che cosa di vivere le controversie fisiche?

Cioè finchè siamo corpo fisico forse dovremmo occuparci solo di questo e vivere la nostra fisicità in modo completo senza menarcela con la spiritualità con il viaggio astrale, con la meditazione e quant'altro....magari la meditazione intesa come cura/rilassamento del corpo fisico/cervello potrei ammetterla.

Dopo tanti anni di ricerca e proiezione, ma alla fine cosa è cambiato?
La mia indole è comunque altruista etc bla bla bla...a prescindere dalla mia ricerca spirituale.

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Mi piacerebbe conoscere le vostre considerazioni, i vostri punti di vista...
Sisil88
00mercoledì 2 maggio 2012 21:51
Io credo che le due cose non debbano essere divise, ma debbano confluire l'una nell'altra...anche vivendo il quotidiano, portiamo avanti la nostra ricerca spirituale!Ecco perché, forse, non vedi grosse differenze se cerchi di associarle a qualcosa di specifico (ad esempio i viaggi astrali)...
Probabilmente, anche stare immersi nella pace della natura, aiutare un amico, regalare un sorriso ad uno sconosciuto, o semplicemente stare ad ascoltare la vita che ti scorre accanto fa parte della tua ricerca spirituale...
Credo sia ciò che deriva da questi momenti, magari brevi e poco frequenti, che ci consente di sostenere i ritmi frenetici del lavoro, di vivere nonostante tutto ciò che di sbagliato ci circonda...vivere, senza il tempo di fermarsi, ma comunque vivere, come esseri umani e non come automi...
Le esigenze, siano esse fisiche e spirituali, motivano le nostre scelte...l'insoddisfazione, l'infelicità, sono anch'esse ricchezze se usate come stimolo per qualcosa di buono...

Ho diverse idee in testa, ma temo un po' confuse...
Il fatto è che "fisico" e "spirituale", secondo me, sono più vicini di quanto si possa pensare...convivono, a volte in modo non molto pacifico, per quello si sente il bisogno di un aiuto (meditazione, lettura, proiezione di se stessi in altre dimensioni, ecc.)
Felicissimo_me
00mercoledì 2 maggio 2012 23:28
Re:
Sisil88, 02/05/2012 21.51:

Io credo che le due cose non debbano essere divise, ma debbano confluire l'una nell'altra...anche vivendo il quotidiano, portiamo avanti la nostra ricerca spirituale!Ecco perché, forse, non vedi grosse differenze se cerchi di associarle a qualcosa di specifico (ad esempio i viaggi astrali)...
Probabilmente, anche stare immersi nella pace della natura, aiutare un amico, regalare un sorriso ad uno sconosciuto, o semplicemente stare ad ascoltare la vita che ti scorre accanto fa parte della tua ricerca spirituale...
Credo sia ciò che deriva da questi momenti, magari brevi e poco frequenti, che ci consente di sostenere i ritmi frenetici del lavoro, di vivere nonostante tutto ciò che di sbagliato ci circonda...vivere, senza il tempo di fermarsi, ma comunque vivere, come esseri umani e non come automi...
Le esigenze, siano esse fisiche e spirituali, motivano le nostre scelte...l'insoddisfazione, l'infelicità, sono anch'esse ricchezze se usate come stimolo per qualcosa di buono...

Ho diverse idee in testa, ma temo un po' confuse...
Il fatto è che "fisico" e "spirituale", secondo me, sono più vicini di quanto si possa pensare...convivono, a volte in modo non molto pacifico, per quello si sente il bisogno di un aiuto (meditazione, lettura, proiezione di se stessi in altre dimensioni, ecc.)




Si Acro concordo pienamente con Sisil [SM=g27828]
E devo ammetterlo anche a me è venuto questo grande dubbio Acro! Però poi ho detto: ma perché devo essere incosciente mentre dormo...io voglio essere cosciente al 100% su tutto ciò che faccio, anche nei sogni!
E credo che siamo quì, in un corpo umano, perchè ci è stata data una possibilità: la possibilità di purificarci. E perchè no allora? Perchè non affrettare questo processo di purificazione con i Viaggi Astrali?
acronimo
00mercoledì 2 maggio 2012 23:33
Grazie Sisil, ho letto con molto piacere il tuo post e mi hai fatto venire in mente un'altra domanda da aggiungere a quelle sopra:

..non è che cercare un mondo meno materiale, quindi cercare la spiritualità in una qualsiasi forma ci sia più affina, non sia un modo per evadere dalla realtà, un rifugiarsi lontano dai problemi della vita, un non accettare in pieno la realtà per quello che è?

@Sisil: si senza soffermani a riflettere , vivo, viviamo quello che hai descritto in totale naturalezza, non è che uno sta li a porsi il dilemma in ogni istante, sicuramente la componente spirituale ci aiuta ad andare oltre a vivere la vita con una consapevolezza diversa, a spingerci a cercare di viverla in maniera differente, ad aiutarci ma anche semplicemente a matuare sentimenti più raffinati...

...torno inevitabilmente al discorso iniziale, tutto questo è necessario? Giusto? Doveroso? Non che vivrei diversamente, sono/siamo fatti così ma se mi guardo sono fatto di carne in una realtà fisica, questo ho e forse di questo mi dovrei curare eliminado la parte spirituale che forse è più concettuale che altro?

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Parlo di me ma intendo in senso generale l'uomo. Mi chiedo se oggi, nella storia, nelle lotte della spiritualità, delle religioni e tutto il resto simile abbia un senso al fine della vita sulla terra.
cassandra77
00giovedì 3 maggio 2012 05:23

ciao Acro...
belle domande!
concordo con quello che dice Sisil, e quello che vorrei aggiungere, in realtà, credo sia ben poca cosa...
quello che penso è che fondamentalmente ci sia un errore di fondo nel voler suddividere spirituale e materiale...noi (o per lo meno io) siamo il prodotto di entrambe le cose, forse la cosa più difficile non è trovare "l'eden" (inteso come quello spazio puramente spirituale dove sentirci "elevati") ma trovare il giusto equilibrio, fra quelle che sono le esigenze dell'anima e quelle del corpo...
siamo carne, e come tale dobbiamo vivere, sentendo e vivendo le nostre pulsioni più profonde, e allo stesso tempo possiamo vivere, sentire e godere di tutte quelle "soddisfazioni" animiche che ci possono giungere da un viaggio astrale, o un sogno lucido, o una meditazione o semplicemente dal piacere dell'ascolto di un brano musicale...
certo, non è facile trovare un equilibrio fra fisicità ed animicità, anzi, è molto facile ricorrere alla spiritualità come "mezzo" per sfuggire ad una realtà fisica che magari non ci piace, ma se ci rendessimo conto che meritano la stessa importanza forse (e dico forse) molte cose diventerebbero più semplici...e forse riusciremmo anche a vivere meglio la nostra "quotidianità"...



l@r@_
00giovedì 3 maggio 2012 09:55
ciao Acro

poniti questa domanda. Puoi farne a meno ? puoi fare a meno di interrogarti, di meditare, di dare significato alla dimensione non tangibile della realtà ??

Visto che hai inserito questo topic, credo che la risposta sia negativa.

Chi è concentrato nella dimensione fisica e tangibile della realtà non vive questi conflitti, magari ne vive altri.

Credo che faccia parte del "percorso"; a volte sembra tutto così chiaro e giusto...altre volte si è immersi in mille dubbi e sembra che niente abbia senso.

Mentre, sul fatto che la "spiritualità" possa essere una fuga. Si, può essere. Per questo è importante "vigilare" con rigore le nostre motivazioni profonde, perchè, un percorso autentico implica una presenza alla vita sempre più profonda, cioè proprio il contrario della fuga consolatoria dalla realtà.

un caro saluto

lara
piper.38
00giovedì 3 maggio 2012 10:43
Certo non sono domande semplici, a cui rispondere; ammetto che questi pensieri mi hanno sfiorato alcune volte. Premetto che la parola "equilibrio" è una delle mie preferite, perciò quoto quello che è stato detto sopra. Ci ho pensato un po' su e dopo aver scartato diversi pensieri e discorsi complicati vado sul semplice: secondo me, se dovessimo limitarci a vivere come corpo fisico e basta senza preoccuparci di tutto quello che è spirituale, saremmo solo macchine.
mistermoog
00giovedì 3 maggio 2012 10:44
forse è un po' vecchiotto (che giovane imberbe che ero) ma...

mistermoog, 10/6/2006 4:41 AM:

Potrebbe sembrare fuori tema "viaggio astrale" ma ritengo il contrario.
In un post ho letto della necessità di (im)partire dal(le) basi e queste riguardavano il sentire il Chi. Per quanto (interpretando) ne condivida parecchi punti, a mio parere mancava l' unica vera base di partenza. Quindi mi limiterei ad esprimere solo questo mio pensiero.
Nel Forum si parla molto delle "tecniche", delle "esperienze" e meno forse del Pensiero. Siamo tutti sicuri che il nocciolo della questione sia l'affannarsi o meno a scrollarsi di dosso questo ingombrante vestito con (questa o quella tecnica) a favore di chissà quali fantastiche esperienze?
E' come se un alchimista dovesse trasmutare il vile metallo in oro soltanto combinando insieme degli elementi chimici. Sarebbe stato solo un chimico, no?
Perché dovremmo adottare una tecnica se una cosa è già nella nostra natura? Un bambino impara una tecnica quando mangia? O quando impara a camminare, è un problema di tecnica o il suo fisico e il suo pensiero non erano pronti prima?
Io penso che dovremmo coltivare la meditazione, attenzione, non quella "ora medito" ma il costante mondare il pensiero dal non essenziale, anche interrogandoci sui perché delle cose, raggiungerne il cuore. Non dico di andare in giro come alienati, dissociati che si formulano continue domande ma vivere dentro le cose, le azioni: esserci. Godere al massimo di questo veicolo chiamato corpo attraverso tutte le nostre percezioni: il sentire, l'ascoltare, l'odorare, il toccare l'essenza di tutte le cose e finalmente uscire (non obe) e cercare l'altro, quello che viene chiamato "il prossimo" e "sentiamolo". Usciamo da tutte le chiese e troveremo l'altro in qualsiasi Essere Vivente, negli uomini, nella profumata terra, negli animali (da cui possiamo solo imparare), negli alberi, nelle montagne.
Scaviamo fino all'essenza di una sola cosa e capiremo il mondo intero. Avremo consapevolezza.
Credo che, dopo, il problema sarà quello di imparare delle tecniche per riuscire a rimanere ancorati al corpo. abbracci mm



SHARDBOVERI
00giovedì 3 maggio 2012 11:29
Ieri mattina ho deciso che, vista la splendida giornata, sarei andato a correre. Ho indossato i pantaloncini del barcellona, le mie cosce pelose in bella mostra, ho preso una bottiglietta d'acqua, sono montato in macchina e in due minuti ero sul lungomare. Ho cominciato immediatamente a sorridere come un ebete. Dopo alcuni minuti di camminata ho iniziato a correre a passo leggero, non sulla spiaggia ma sulla "passeggiata" che la fiancheggia. I muscoli delle gambe, nonostante giochi ogni settimana a pallone, si sono fatti sentire. Il calore del sole era mitigato da una leggera brezza marina. Ho aumentato il ritmo. Ogni tanto venivo sorpassato da una o più biciclette o da qualche pattinatrice, a mia volta sorpassavo qualche gruppetto di "passeggiatrici" (senza offesa eh). Il sudore ha cominciato a inzupparmi la maglietta, ho fatto un'andata e un ritorno e mi sono fermato a fare stretching e rinfrescarmi a una fontanella. Sono ripartito, i muscoli leggermente (ma piacevolmente) indolenziti. Che panorama, che bella sensazione, il profumo del mare misto a quello dei fiori, il rumore delle onde, le belle ragazze che incrociano il mio sguardo.
Sentire il proprio corpo teso, sotto sforzo, testare la propria resistenza, il fiato corto il cuore che pompa sangue. Mi sono sentito al 100% nel mondo fisico, di "carne e sangue", eppure a godere maggiormente di questa esperienza è stato il mio spirito. Mentre correvo e il fisico era sotto sforzo, la mia anima andava a un ritmo diverso dal mio corpo, era li con me ma non si trovava dentro di me, piuttosto mi accompagnava. Immergendosi nel tutto e traendo godimento mentre il corpo svolgeva le sue funzioni. Noi siamo si fisico, flesh and blood, dobbiamo vivere al 100% il mondo, i suoi problemi le sue gioie e i suoi dolori (i nostri), ma lo facciamo per far crescere l'anima, per farle fare esperienza. Questo io penso, ed è una mia opinione.





mondstrahl
00giovedì 3 maggio 2012 11:57
Difficile aggiungere qualcosa alle perle elencate qui sopra.
acronimo, 02/05/2012 23.33:


..non è che cercare un mondo meno materiale, quindi cercare la spiritualità in una qualsiasi forma ci sia più affina, non sia un modo per evadere dalla realtà, un rifugiarsi lontano dai problemi della vita, un non accettare in pieno la realtà per quello che è?


se fosse SOLO questo, non sarebbe giusto.
O meglio, utile.
Perchè taglieresti una parte di te (la parte fisica) a favore di un'altra (quella spirituale).
Ma se fosse desiderio di completarsi, di sapere, di vivere anche altre esperienze, non sarebbe poi diverso dal desiderio che ci ha spinto giù dagli alberi, a camminare eretti, ad accendere un fuoco, ad arrostire la carne invece di sbranarla cruda, di seminare il grano, di farne farina ecc. ecc.
In pratica, lo facciamo perchè siamo esseri umani, e come tali desiderosi di cambiare, di fare nuove esperienze, di percorrere una via universalmente definita "progresso".
E la via spirituale non è che una delle tante vie che ci si aprono davanti, né più né meno utile o pratica degli studi sui numeri complessi o sulla nascita dell'universo o sull'archeologia preistorica.
Desiderio di Sapere, questo è il nostro motore.
E ciò che ci differenzia dagli altri animali, che in fondo stanno bene come stanno e non si pongono domande tipo "Dio esiste?", "è stato un VA?" oppure "l'universo è effettivamente in espansione?".
Sisil88
00giovedì 3 maggio 2012 14:14
Re:
acronimo, 02/05/2012 23.33:


..non è che cercare un mondo meno materiale, quindi cercare la spiritualità in una qualsiasi forma ci sia più affina, non sia un modo per evadere dalla realtà, un rifugiarsi lontano dai problemi della vita, un non accettare in pieno la realtà per quello che è?



Anche se fosse un modo per evadere dalla realtà non sarebbe comunque uno sbaglio, secondo me...Bisogna poi capire se la ricerca spirituale è fine all'uomo stesso e a qualcosa di più vasto!


acronimo, 02/05/2012 23.33:


...torno inevitabilmente al discorso iniziale, tutto questo è necessario? Giusto? Doveroso? Non che vivrei diversamente, sono/siamo fatti così ma se mi guardo sono fatto di carne in una realtà fisica, questo ho e forse di questo mi dovrei curare eliminado la parte spirituale che forse è più concettuale che altro?




Dare il nome alle cose spesso fa più confusione che altro...ci porta a separare realtà inscindibili...almeno nell'uomo!Non credo esista una parte "eliminabile", ma se proprio vogliamo dire così credo che l'uomo felice sia colui che soddisfa la carne come lo spirito
acronimo
00giovedì 3 maggio 2012 21:14
WOW quanti bei interventi e spunti su cui riflettere...e Moog che ci aveva preceduti di anni, lui è troppo avanti peccato che non lo capiamo mai °ç°
[SM=g7258]

Durante il pomeriggio ho letto fugacemente tutti gli interventi (Shard, per un attimo ero in spiaggia a correre con te), l'idea generale che mi sembra trapelare da tutti è che:

vivere la fisicità e la spiritualità o anima è giusto un'equilibrio inscindibile dove non vi sono confini e dove uno non esiste senza l'altro. Fisicità può vuol dire tante cose e spriritualità altrettante, quindi la vita in quanto uomo è un tutt'uno di un'esperienza che si allarga tra la carne e lo spirito in cui ogni cosa è mescolata in virtù dell'altra.

Detto questo torno alle mie domande iniziali rispondendomi: non c'è una propensione a vivere la vita più o meno spirituale o un fine da raggiungere inseguendo un'impronta "spirituale ma vi è una crescita in cui corpo e spirito sono solo una suddivisione inlusoria che ci siamo mesi difronte in cui si cerca un'equilibro nell'instabilità dell'insieme e proprio questa instabilità ci permette di andare avanti perchè in una vita in perfetto equilibrio non eisterebbe movimento e la vita stessa imploderebbe su se stessa....

..si si va be, ora gle lo racconto io al mio cervello di non pensare a ste cose che ho detto e di finirla li... [SM=x431292] non so se mi sono perso mentre scrivevo... [SM=g10801]
Astrock
00giovedì 3 maggio 2012 23:21
Re: ...ultime frontiere tra spiritualità e fisicità....
Mi permetto di partecipare a questo scambio profondo di idee e aggiungere anche la mia.

mondstrahl, 03/05/2012 11.57:

Desiderio di Sapere, questo è il nostro motore.
E ciò che ci differenzia dagli altri animali, che in fondo stanno bene come stanno e non si pongono domande tipo "Dio esiste?", "è stato un VA?" oppure "l'universo è effettivamente in espansione?".



E' il nostro desiderio di conoscenza che ci porta a ricercare, e a compiere certi percorsi spirituali. Ma che cosa stiamo cercando?? Stiamo cercando di scoprire la nostra vera natura. Perchè non basta guardare la bellezza del nostro corpo, qualcosa ci dice che non dobbiamo soffermarci su quella. Bensì la nostra vera bellezza è molto più profonda, e solo attraverso quest'ultima possiamo innalzarci spiritualmente (vaga citazione Platoniana), e capire il mondo circostante. Riavvicinandomi alle domande, noi umani ci avviciniamo alla spiritualità perchè la vita è bella. Il mondo, noi siamo belli. La percepiamo questa bellezza, e vogliamo scoprire cosa c'è alle fondamenta, dalle quali scaturisce la nostra esistenza
mistermoog
00giovedì 3 maggio 2012 23:37
shcushate qualcunio mi ha chiamatcho?
cassandra77
00venerdì 4 maggio 2012 02:42
Re:
mistermoog, 03/05/2012 23.37:

shcushate qualcunio mi ha chiamatcho?



[SM=g8930] [SM=g8930] [SM=g8930] [SM=g8930] [SM=g8930] [SM=g8930]
io ti adoro!!!!!!!!!!


[SM=g10998] Shardino è stato bellissimo leggerti [SM=g27823] smuackkkkkkkk



Dicson
00venerdì 4 maggio 2012 11:18
Salve a tutti! E' un po' che vi leggo, ma è grazie a questo topic che mi sono deciso ad iscrivermi. Il "dubbio" di Acronimo è, infatti, lo stesso su cui mi arrovello da qualche tempo.
Non credo più che vi siano vie, sentieri, percorsi privilegiati per conoscere, diciamo così, per pura convenienza, il proprio "spirito". Faccio fatica ad usare termini come "materia" e "spirito" in senso assoluto, perché secondo me non sono altro che una delle infinite opposizioni logiche con cui ci trastulliamo, assieme a "bene" e "male", "alto" e "basso", "ricco" e "povero" etc.. Siamo inclini a scegliere sempre un corno delle opposizioni, vero, bene, bello, utile, spirituale, evoluto, ricco, fecondo, positivo, attivo, assoluto, grande, alto, immenso, trascendente... Ed a vituperare la polarità "nagativa". La stessa idea che il nostro essere sia soggetto ad una progressione lineare, fatta di sforzi, volontarismi, tecniche, rituali, sempre uguali a sè stessi, mi fa sempre più sorridere (uso eufemismi visto che è la prima volta che scrivo qui). In questo periodo, ad esempio, mi sento "involuto" rispetto a qualche tempo fa, ma si tratta solo di un'involuzione relativa: infatti adesso pongo l'attenzione su cose che prima ero abituato ad ignorare. Più che una scala, l'esperienza mi appare come un frutto che matura: si cangia, si portano a compimento le proprie potenzialità, ma non si può parlare di punti privilegiati dell'esistenza. Credo che la migliore cosa da fare sia quella di cavalcare senza remore l'infinita mutazione della natura, che non è altro che l'infinita mutazione del nostro essere. Questo perlomeno è l'idea che ho maturato in quest'ultimo periodo. Accettare la mutazione è un passo che noi occidentali, vuoi per ragioni storiche o meno, abbiamo difficoltà a compiere.

Per quanto riguarda il punto saliente del topic, sono convinto che la distinzione tra "materia" e "spirito", così come tra "mente" e "corpo", sia, come accennavo in precedenza, una distinzione logica spacciata per una distinzione reale. La realtà ha una continuità ed un'unità che la nostra logica, per molti versi, vela.
Mi pare ovvio che quando il nostro "corpo" è in armonia, le nostre percezioni sono vivide ed i nostri pensieri fluidi; e viceversa. Personalmente diffido delle persone rigide, ieratiche, che assumono i contorni di una sfinge umana pur di apparire spirituali; che, guarda caso, è un atteggiamento che si manifesta tanto a livello fisico quanto intellettuale. Le persone intellettualmente monolitiche, quelle che pur di non contraddire sè stessi venderebbero l'anima al diavolo, sono anche persone fisicamente rigide. Insomma, per tagliar corto, secondo me una persona può definirsi propriamente "spirituale" solo quando vive in perfetta armonia col proprio "corpo", bello o brutto che sia; sono facce diverse di una stessa medaglia.






acronimo
00venerdì 4 maggio 2012 21:54
Dicson sono lusingato per il fatto che questo thread ti abbia spinto ad iscriverti, non sai quanto piacere ne deriva per me...quindi prima di tutto grazie oltre al fatto che hai postato un'opinione molto interessante.
BOTAKKI
00sabato 5 maggio 2012 14:31
SHARDBOVERI, 03/05/2012 11.29:

...." Noi siamo si fisico, flesh and blood, dobbiamo vivere al 100% il mondo, i suoi problemi le sue gioie e i suoi dolori (i nostri), ma lo facciamo per far crescere l'anima, per farle fare esperienza...."




Amen fratello.


mistermoog
00sabato 5 maggio 2012 19:17
Non sono d'accordo. Io non lo faccio per fare crescere l'anima. Lo faccio perché mi piace, o comunque, nel bene e nel male perché non posso farne a meno. Se poi qualcosa cresce, eventualmente, eventualmente sarò io o qualcosa del genere.
Nell'odorare un fiore o nelle corse scalze per i ciottoli durante i temporali estivi a Vallebona non ho un secondo fine, mi rimarrà anzi tutta la nostalgia se un giorno dovessi essere cosciente di non poterlo fare più.
ForsakenLinux
00sabato 5 maggio 2012 19:54
@Mrmoog: In effetti è per queste eventuali nostalgie che ipotizzai che l'immortalità potrebbe essere una condanna piuttosto che qualcosa di positivo.
Dicson
00domenica 6 maggio 2012 02:11
Se per immortalità intendiamo mantenere perpetuamente la stessa forma, gli stessi ricordi, gli stessi pensieri, abitudini, percezioni, temperamento, sí, sarebbe una grave condanna! Per fortuna che beviamo continuamente dal fiume lete; se fossi un poeta farei un encomio dell'oblio, che è importante tanto quanto il ricordo. Cambiamo continuamente nel corso della nostra vita, a fortiori cambieremo nel fatal momento. Ammesso che una parte di noi si conservi dopo la morte, è difficile escludere che non venga celata nell'oblio. Tra tutte le teorie post mortem, quella intellettualmente piú interessante trovo sia la metempsicosi; per chi non piacciono i paroloni, la reincarnazione. Mi pare l'unica "speculazione" che salvi l'eterna legge del mutamento. Comunque, si tratta pur sempre di teorie, almeno, per quanto mi riguarda l'esperienza non mi ha illuminato sino a tanto. Appunto perchè non sono ancora morto! :) Per adesso mi preoccupo piú che altro di vivere.
jimmy_
00domenica 6 maggio 2012 03:37
Sono perfettamente d'accordo con Mond (e non è la prima volta in questi giorni..)
mistermoog
00domenica 6 maggio 2012 04:07
Re:
ForsakenLinux, 5/5/2012 7:54 PM:

@Mrmoog: In effetti è per queste eventuali nostalgie che ipotizzai che l'immortalità potrebbe essere una condanna piuttosto che qualcosa di positivo.



Forsa, non mi sono posto il problema di una immortalità noiosa e melanconica. Voglio solo dare un giusto merito a questa vita con un occhio che la guardi, anche per un solo attimo, dal "già vissuto". Ora potremmo pure lambiccarci con mille teorie sul fatto che se il tempo non esiste allora neppure la nostalgia dovrebbe esistere e quindi neppure una più estrema "condanna". Chissà.
Voglio fermarmi al concetto che comunque vada "Ce ne ricorderemo di questo pianeta".

E in fin dei conti, sono per un approccio agnostico. E penso che il "materiale" a disposizione sia più che sufficiente. Non mi fotte di una terra promessa, non mi fotte di un paradiso promesso, non mi fotte di una salvezza dell'anima, non mi fotte di aver imparato o meno. Sarò stato. Sono stato, anzi, sono.
mistermoog
00domenica 6 maggio 2012 04:20
Per la serie "Quanto possiamo imparare dai cani"
Proprio mentre postavo la precedente, bzzzzzzz bzzzzzzz bzzzzzz, un moscone aleggiava qui intorno, bbbzzzzzzzzz bbbzzzzzzzz....
ma ecco che....bzzzzzzzzzzzzzzzzzzzCHOMPCHOMPCHOMP...oh, al volo l'ha preso!
Non so, ho ancora in testa quel ronzio che da un po' copriva tutto, ora c'è un improvviso silenzio. Sarebbe assoluto se non ci fosse l'orologio da parete. Tic tic tic tic....CHOMP CHOMP CAZZO ALCOR PURE QUELLO NOOOO!!
Va be' non so se s'è capito. Ma fa lo stesso.
acronimo
00domenica 6 maggio 2012 09:38
Re:
Dicson, 06/05/2012 02.11:

...per quanto mi riguarda l'esperienza non mi ha illuminato sino a tanto...




Mi collego a questa frase anche se nel contesto in cui l'hai scritta ha un significato leggermente diverso... la cito perchè mi fa tornare all'inizio di questo thread:

- Dopo anni di ricerca spirituale cosa ho tra le mani, ora nel mio piccolo potrò parlare di cambiamenti nel percepire l'ambiente, nel sentire le emozioni e così via...ma c'è chi osa di più nella propia esperienza con "riti", "amuleti", "meditazioni continue", "cerchi energetici", "niziazioni", "kundalini" etc etc non so neanche cosa aggiungere perchè il mio approccio alla spiritualità è molto più terra terra...ecco ma dopo tutte quelle cose si è veramente giunti a qualcosa? A volte penso che l'uomo stesso sia intrappolato dal suo stesso credere in un cammino e che se avesse veramente la forza per analizzarsi senza troppi "io" di mezzo forse potrebbe iniziare a pensare che la corsa di Shard sulla spiaggia sia al pari di una vita di "riti" e compagni..... ok ognuno ha il suo percorso di crescita ma non è che stiamo correndo dietro al bianconiglio?
l@r@_
00domenica 6 maggio 2012 10:01
Re: Re:
acronimo, 06/05/2012 09.38:




ok ognuno ha il suo percorso di crescita ma non è che stiamo correndo dietro al bianconiglio?




Si, per ciò che penso io, credo che in ambito spirituale se si sta correndo dietro a qualcosa sia proprio il "bianconiglio"....cioè, credere che ci sia una meta è un illusione.

Allo stesso tempo credo che le illusioni siano un fatto su cui non si possa prescindere.

Nel senso che le illusioni sono parte integrante del percorso; cioè, credo fortemente a questa cosa, poi l'esperienza stessa mi porta a riconoscerla come un illusione e passo oltre, per vivere ancora e ancora numerosi abbagli che sono veri nel momento che li reputo tali e poi passo ancora oltre.

Non c'è una meta. Credere che ci sia una meta è un illusione ma un illusione che dobbiamo riconoscere come tale, passo dopo passo. Standoci completamente dentro.

La famosa "porta senza porta" dello zen.

ciao lara

ForsakenLinux
00domenica 6 maggio 2012 10:18
@Mrmoog: Neanche a me frega gran ché del dopo (più che altro mi interessa come ci arrivo, ma neanche molto), ma è divertente specularci sopra.
E comunque, povero moscone e povero orologio da parete. Scommetto che la mia tartaruga non riesce a farlo cadere.
@Dicson: In effetti, se vediamo come i nostri corpi sottoterra si reintegrano pian piano con l'ambiente e le loro molecole ritornano in natura, possiamo dire che almeno una parte di noi è destinata a reincarnarsi.

Già che sono nella discussione, do anche il mio parere.
Sono d'accordo con mrmoog, l'unione con la natura e la bellezza del mondo materiale, che va goduto in ogni momento indipendentemente dal fine.
Chi poi riesce a godere anche di qualche altro mondo, che ben venga, non vedo perché precludersi delle possibilità.
Dicson
00domenica 6 maggio 2012 11:04
Acronimo faccio i conti con i tuoi stessi pensieri. Dopo anni di turismo spirituale, pile di libri passati al setaccio, cambiamenti di mentalità, tecniche e rituali sperimentati, speranze fiorite e poi annacquate, mi ritrovo al punto di partenza. Certo, ho avuto qualche esperienza "paranormale" se mi passate il termine, ma al prezzo di tutta una serie suggestioni metafisiche che a ripensarci erano sostanzialmente degli oppiacei intellettuali. Avró letto migliaia di volte frasi dal sapore zen del tipo finchè cerchi l'illuminazione non otterrai l'illuminazione etc... eppure solo dopo averci sbattuto la testa per chissà quante volte ho cominciato a comprendere. Non c'è niente da cercare; porre come meta "l'illuminazione" equivale a porre come meta l'amore, il bene etc.. ovvero mete irrangiungibili. Si puó amare, ma non diventare l'amore; si possono avere esperienze illuminanti, ma non diventare un illuminato. Prendere alla lettera questi ideali significa alzare infinitamente l'asticella senza mai poterla saltare. Alla fine a forza di ripetere sempre lo stesso schema sotto diverse spoglie... Si scopre l'illusione. Liberazione, ma al tempo stesso un indicibile senso di vuoto. Tutte quelle ricerche, quelle tecniche, quelle letture, quel proselitismo, quelle speranze, riempivano la giornata, e facevano sentire importanti.
Non so se tu sia "pessimista" sino a tal punto: per me tutta questa disullusione ha un incredibile lato positivo. Sono giunto ad una sorta di teologia "negativa": più tolgo, e piú torno alle "origini", pur mantenendo la coscienza di essere quel che sono.
mistermoog
00domenica 6 maggio 2012 11:29
Ragazzi scusatemi ma ve lo devo dire, prima di usare il Bianconiglio come esempio andate a vedere COSA è il Bianconiglio!!! Cosa rappresenta, studiamo cacchio studiamo!!
Chiedo venia e, continuate pure.
ForsakenLinux
00domenica 6 maggio 2012 12:03
"Nella retorica odierna l'immagine del coniglio bianco sta ad indicare un evento inaspettato che porta alla comprensione di una realtà superiore che scardina in un sol colpo le convinzioni di una vita."
Da Wikipedia.
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