Scorta alla Santanchè dopo la fatwa televisiva

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vanni-merlin
00martedì 24 ottobre 2006 00:23
LA DEPUTATA DI AN AVEVA POLEMIZZATO SULL’OBBLIGO DEL VELO ISLAMICO

Scorta alla Santanchè dopo la fatwa televisiva

L’imam: «Nessuna minaccia, non deve temere»
23/10/2006
di Flavia Amabile



ROMA. Una scorta per Daniela Santanchè. La decisione è stata presa ieri per proteggere la deputata di Alleanza Nazionale che ha parlato di velo in tv due volte in questo fine settimana ed è finita vittima di una fatwa in diretta televisiva, probabilmente la prima in Italia.

La polemica inizia venerdì sera, Daniela Santanchè partecipa al programma di approfondimento «Controcorrente» di Sky Tv. In studio con lei l’imam di Segrate Abu Shwaima e Asmae Dachan, figlia del presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), entrambi considerati esponenti delle voci radicali dell’Islam. È la giovane Asmae Dachan a spiegare che «il velo è un atto di fede come la preghiera e l’elemosina, è un fattore di adorazione di Dio». Daniela Santanchè che sul velo e le donne musulmane ha scritto un libro e da mesi ne ha fatto una sua battaglia, replica, pronta: «Il velo non è un simbolo religioso, non è prescritto dal Corano». A questo punto si inserisce Abu Shwaima: «Non è vero che nel Corano non ci sia l’obbligo del velo. Io sono un imam e non permetto a degli ignoranti di parlare di islam. Voi siete degli ignoranti di islam e non avete il diritto di interpretare il Corano». Concetti che ripete altre due volte nel corso del programma e che - per chi li vuole leggere come tali - equivalgono a una condanna a morte. Non lo stesso Shwaima che ieri ha precisato come la signora Santanchè può «stare tranquilla per la sua incolumità personale». Aggiungendo: «Non oserei mai emettere una fatwa» perché «per me la vita è sacra, sia di un musulmano che di un non musulmano». Da parte sua Daniela Santanchè non ha fatto marcia indietro. Invitata a Domenica In ieri ha ripetuto che «il velo islamico non è mai simbolo di libertà» e ricordato che «in Italia c'è la legge 152 del 1975 che vieta, per ragioni di terrorismo, di andare in giro mascherati».

Intorno a Daniela Santanchè si è unito per una volta l’intero mondo politico senza distinzioni di parte. Maurizio Gasparri, deputato di An, ha chiesto che l'imam di Segrate venga espulso «dopo essere stato messo in carcere» e che l'organizzazione cui fa riferimento, l'Ucoii, venga messa al bando». Andrea Ronchi, portavoce di An sottolinea che «da tempo sosteniamo che bisogna isolare politicamente e culturalmente tutti i fanatici» e che il pericolo esiste «soprattutto in certe moschee». Il ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini ha ricordato ad Abu Shwaima che «nel nostro Paese non sono accettabili minacce, intimidazioni, condanne. La parlamentare ha esposto il suo parere sul velo e su un versetto del Corano. Noi siamo un Paese democratico e pretendiamo da chi vi è stato accolto il rispetto dei principi di libertà, di opinione e di scelta delle persone. Sono convinta che il diritto di cittadinanza deve essere condizionato alla condivisione delle regole comuni fra cui ritengo centrale quella dell'autonomia e del rispetto della donna».

Il leader dell’Udc Pierferdinando Casini ha chiesto al governo «provvedimenti» perché «la nostra timidezza sta consegnando la comunità islamica italiana, che nella stragrande maggioranza è composta di persone ragionevoli, nelle mani degli estremisti». Roberto Castelli della Lega annuncia la presentazione di un ddl «che prevede la reclusione per chi minaccia». Anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha espresso «netta condanna» per l'aggressione verbale. «Da episodi come questi - ha detto - bisogna saper trarre in maniera sempre più netta la condanna verso tutto ciò che concorre a favorire conflitti di religione o di civiltà». Per Mario Scialoja, ex presidente della Lega musulmana mondiale: «Le donne musulmane sono perfettamente libere di portare o non portare il velo». Yahya Pallavicini considera quelle della Santanchè «espressioni eccessive» perché la «libertà non può dipendere da un pezzo di stoffa». Il presidente dell’Ucoii Mohammed Nour Dachan preferisce non commentare: «Non facciamo di ogni cosa un caso». Fra i musulmani unica voce a favore quella di Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, una delle esponenti dell’Islam moderato. Ha espresso solidarietà per Daniela Santanchè: «Condanniamo questi pseudo rappresentanti religiosi che definiscono e discriminano, a volte attraverso la violenza, quelle donne che non portano il velo additandole come non musulmane».



da: www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200610articoli/12741gi...

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