*Le esequie*
Narcissa Black in Malfoy si strinse la delicata vestaglia di seta bianca attorno al corpo e, rabbrividendo per il freddo invernale, aprì la finestra. Un gufo bruno entrò nello studio del marito della donna e consegnò la lettera a Narcissa, che immediatamente riconobbe il sigillo del Ministero della Magia.
L’aprì in fretta e, dopo una rapida lettura, il suo volto si distorse in una maschera di dolore.
- Non può essere… – pigolò debolmente. No, Lucius non poteva essere morto, sicuramente c’era stato un errore…
No, nessun errore, si rese conto. Strinse la lettera tra le mani tremanti e lasciò che calde lacrime di dolore le rigassero il bel volto. Lei, Narcissa Black, sempre perfetta… Non aveva perso il controllo nemmeno in quel momento. Si, piangeva e le sue lacrime erano autentiche, ma si disgustò di se stessa quando si accorse di essere rimasta in piedi con aria fiera e il capo in alto. Perfetta anche nei momenti più bui della propria vita… Come poteva riuscirci? Aveva creduto di poter impazzire al solo pensiero che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere… E adesso, ecco, Lucius era stato ucciso e lei non era delirante, semplicemente stava piangendo con fierezza e autocontrollo.
Serrò ancora una volta la pergamena già spiegazzata tra le mani ancora vibranti e lasciò che le lacrime le scorressero liberamente lungo le guance prive di colore.
Vestita di un elegante abito nero, Narcissa Black in Malfoy strinse spasmodicamente un fazzoletto di seta tra le mani con le proprie iniziali ricamate e singhiozzò.
Osservò il corpo del marito giacere nella bara in ebano: il suo volto era disteso, per la prima volta dalla sua evasione da Azkaban lo vedeva disteso… Ironia della sorte, era proprio il suo funerale.
Reprimendo l’impulso di pettinargli con le proprie dita i lunghi capelli biondi, Narcissa strinse le labbra e chiuse ancora una volta gli occhi, lasciando che nuove lacrime le sgorgassero dagli occhi e le bagnassero il viso dai tratti delicati, distruggendo quella gelida bellezza di cristallo che l’aveva sempre caratterizzata.
Si, adesso si sentiva impazzire, adesso voleva urlare, desiderava prendere a pugni la bara, ambiva a scagliarsi contro chiunque avrebbe provato a separarla da Lucius… Perché egli era suo, e nessuno avrebbe mai potuto separarli.
Sentì una mano affusolata stringerle una spalla. Dopo essersi voltata, riconobbe sua sorella, anche lei vestita di nero. Solo che vedere Bellatrix vestita di nero non era qualcosa di nuovo, poiché lei indossava sempre abiti scuri.
- Bellatrix… - mormorò.
- Come ti senti, Narcissa? – sussurrò Bellatrix, con una delicatezza che era impossibile attribuirle.
Narcissa si limitò a scuotere il capo e, distogliendo lo sguardo, nuove lacrime le offuscarono la vista.
- Mi dispiace… Mi spiace terribilmente… - mormorò la maggiore delle due sorelle, abbracciando e confortando l’altra.
- Io lo sapevo… Lo sapevo… Come farò… - singhiozzò sconnessamente la vedova, stringendo la veste della sorella al livello delle spalle.
Bellatrix si sforzò di sorridere incoraggiante e passò con dolcezza una mano sullo chignon della sorella. Non riuscì a replicare, non era mai successo che dovesse consolare qualcuno… Specialmente in un’occasione così triste come quella. Si, lei stessa si credeva crudele e insensibile, ma… Si, chiunque può essere capace d’amare, con la persona giusta.
Ricordò del logoro rapporto con Rodolphus, quella stessa unione che la infastidiva ogni giorno sempre più… Che cosa avrebbe fatto se suo marito fosse morto da un giorno all’altro? Il solo pensiero le inumidì gli occhi. Forse, dopotutto, una seppur remota speranza esisteva anche per loro… Si erano sposati molto presto, e si erano sinceramente amati… Fino alla reclusione ad Azkaban, che li aveva prosciugati di ogni emozione. Ma forse l’amore non era scomparso, semplicemente avevano bisogno di dedicarsi un po’ più di tempo l’uno all’altra… Si, perché lei ancora provava qualcosa per il suo sposo, lei ancora sorrideva quando Rodolphus faceva le smorfie, ancora le piaceva quell’espressione indifferente che rasentava il divertito. Si rese conto, in uno strano flusso di coscienza, di essere ancora innamorata di Rodolphus.
Quasi mezz’ora dopo, Narcissa urlava e batteva i pugni contro la bara. Volevano portarle via Lucius, volevano seppellirlo… Volevano dividerli definitivamente. No, Lucius sarebbe rimasto con lei… Non era esanime, era semplicemente privo di conoscenza…
Fu questo ciò che gridò accasciandosi sulla bara e versando lacrime amare per la definitiva perdita del consorte. Ecco, era impazzita, adesso sì che sapeva cos’era il vero inferno…
Ma, mentre strillava e si dimenava, colpendo ripetutamente il feretro e accusando il marito di essersi fatto assassinare intenzionalmente, una vocina nel suo cervello le suggeriva che non era vero, che Lucius non aveva avuto intenzione di farsi uccidere… Perché avrebbe dovuto? E questa voce le rammentò anche che era stupido non voler dare un’adeguata sepoltura al marito… Ormai Lucius era semplicemente un corpo inanimato, un essere incapace di agire e di pensare, di intendere e di volere. Lasciandolo andare, avrebbe compiuto l’azione più consona alla situazione.
Fu così che, quando Draco corse a consolarla e ad allontanarla, lei non si oppose e lasciò che il figlio la scostasse gentilmente dal catafalco.
Draco, dal canto suo, si era mostrato turbato… Ma mai distrutto come sua madre. Non che non fosse nella sua natura, tuttavia preferiva dare sfogo alla rabbia e al dolore privatamente, lontano da occhi indiscreti. Abbracciò sua madre e bisbigliò – Madre… -
E sentì l’equivalente di mille frecce avvelenate trafiggerlo al cuore quando lei reagì semplicemente scuotendo il capo: capì che sua madre si stava arrendendo, che aveva capitolato e non avrebbe più accettato di vivere la propria vita… Che avrebbe posto un freno alla sua esistenza stessa. Il pensiero lo colpì e lo sgomentò a tal punto da farlo restare senza fiato. Comprese che sua madre, senza una ragione di vita, non avrebbe esitato a ricorrere al suicidio.
Poco distante, Bellatrix Black in Lestrange si accostò al marito e, in un gesto insolitamente tenero, gli afferrò una mano. Aveva compreso l’importanza di una presenza intima nella propria vita, e intendeva trascorrere il tempo che le rimaneva da vivere più vicina al marito di quanto avesse mai potuto vagheggiare.
Rodolphus Lestrange si voltò distrattamente ed osservò prima la propria mano, adesso stretta tra quelle della consorte, poi portò lo sguardo sul volto della sua sposa. Mormorò – Bellatrix… -
Una calda lacrima le solcò il volto pallido, e lei si ritrovò a dichiarare in un bisbiglio – Ti amo –
E, osservando gli occhi del marito inumidirsi e il sincero sguardo d’amore e devozione che il coniuge le rivolse, sorrise quando egli replicò – Ti amo anche io –