Respiri Consunti

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Karen Hayes
00mercoledì 8 giugno 2005 23:50
Summary: Cosa può scatenare la morte di Lucius Malfoy? Piccola analisi di come la sua improvvisa dipartita può capovolgere le sorti dei Malfoy e dei Lestrange.

Rating: PG per la forte disperazione.

Personaggi: la famiglia Malfoy e i Lestrange.

Buona lettura...

NB: E' una storia a capitoli! Brevi, vero, ma pur sempre capitoli!
Karen Hayes
00mercoledì 8 giugno 2005 23:51
*Prologo*



Lucius Malfoy si guardò attentamente intorno, alla ricerca di nemici. Non vide nessuno, così si inoltrò nel fitto e buio bosco. Era notte inoltrata ed egli, come Mangiamorte, stava servendo Lord Voldemort rischiando la vita.
Era evaso da Azkaban e si nascondeva come un criminale qualunque, di tanto in tanto uscendo per quelle missioni notturne… Da solo. Sapeva che tutto ciò era rischioso, e l’unico motivo che gli faceva continuare a seguire quella folle chimera di dominio del suo padrone era che, presto o tardi, sarebbe stato ricompensato a dovere.
Si distrasse pensando all’espressione di autentico dolore che leggeva sul volto di Narcissa ogni volta che andava a compiere attentati, furti, rapimenti e quant’altro.
La sua dolce Narcissa…
E Draco, suo figlio ormai grande... Non faceva parte dei Mangiamorte, Lucius gliel’aveva proibito. Si, aveva sperimentato di prima persona quanto difficile fosse conciliare attività al Ministero, crimini da Mangiamorte e… Sensi di colpa.
Si, Lucius Malfoy, pur non volendolo ammettere nemmeno a se stesso, provava sensi di colpa. Non tanto per i crimini compiuti, ma per il pericolo cui esponeva la propria famiglia. Si, e il pensiero di poter perdere in pochi istanti tutto ciò che aveva lo annientava, lo annichiliva ulteriormente.
Perso nei propri pensieri, si destò solo quando sentì uno strano scricchiolio. Si voltò di scatto e, trovandosi davanti un Auror, levò la propria bacchetta per colpire. Ma una voce alle sue spalle invocò la fatale maledizione – Avada Kedavra –
Pochi istanti dopo, il corpo esanime di Lucius Malfoy giaceva per terra.
Karen Hayes
00mercoledì 8 giugno 2005 23:52
*Le esequie*



Narcissa Black in Malfoy si strinse la delicata vestaglia di seta bianca attorno al corpo e, rabbrividendo per il freddo invernale, aprì la finestra. Un gufo bruno entrò nello studio del marito della donna e consegnò la lettera a Narcissa, che immediatamente riconobbe il sigillo del Ministero della Magia.
L’aprì in fretta e, dopo una rapida lettura, il suo volto si distorse in una maschera di dolore.
- Non può essere… – pigolò debolmente. No, Lucius non poteva essere morto, sicuramente c’era stato un errore…
No, nessun errore, si rese conto. Strinse la lettera tra le mani tremanti e lasciò che calde lacrime di dolore le rigassero il bel volto. Lei, Narcissa Black, sempre perfetta… Non aveva perso il controllo nemmeno in quel momento. Si, piangeva e le sue lacrime erano autentiche, ma si disgustò di se stessa quando si accorse di essere rimasta in piedi con aria fiera e il capo in alto. Perfetta anche nei momenti più bui della propria vita… Come poteva riuscirci? Aveva creduto di poter impazzire al solo pensiero che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere… E adesso, ecco, Lucius era stato ucciso e lei non era delirante, semplicemente stava piangendo con fierezza e autocontrollo.
Serrò ancora una volta la pergamena già spiegazzata tra le mani ancora vibranti e lasciò che le lacrime le scorressero liberamente lungo le guance prive di colore.

Vestita di un elegante abito nero, Narcissa Black in Malfoy strinse spasmodicamente un fazzoletto di seta tra le mani con le proprie iniziali ricamate e singhiozzò.
Osservò il corpo del marito giacere nella bara in ebano: il suo volto era disteso, per la prima volta dalla sua evasione da Azkaban lo vedeva disteso… Ironia della sorte, era proprio il suo funerale.
Reprimendo l’impulso di pettinargli con le proprie dita i lunghi capelli biondi, Narcissa strinse le labbra e chiuse ancora una volta gli occhi, lasciando che nuove lacrime le sgorgassero dagli occhi e le bagnassero il viso dai tratti delicati, distruggendo quella gelida bellezza di cristallo che l’aveva sempre caratterizzata.
Si, adesso si sentiva impazzire, adesso voleva urlare, desiderava prendere a pugni la bara, ambiva a scagliarsi contro chiunque avrebbe provato a separarla da Lucius… Perché egli era suo, e nessuno avrebbe mai potuto separarli.
Sentì una mano affusolata stringerle una spalla. Dopo essersi voltata, riconobbe sua sorella, anche lei vestita di nero. Solo che vedere Bellatrix vestita di nero non era qualcosa di nuovo, poiché lei indossava sempre abiti scuri.
- Bellatrix… - mormorò.
- Come ti senti, Narcissa? – sussurrò Bellatrix, con una delicatezza che era impossibile attribuirle.
Narcissa si limitò a scuotere il capo e, distogliendo lo sguardo, nuove lacrime le offuscarono la vista.
- Mi dispiace… Mi spiace terribilmente… - mormorò la maggiore delle due sorelle, abbracciando e confortando l’altra.
- Io lo sapevo… Lo sapevo… Come farò… - singhiozzò sconnessamente la vedova, stringendo la veste della sorella al livello delle spalle.
Bellatrix si sforzò di sorridere incoraggiante e passò con dolcezza una mano sullo chignon della sorella. Non riuscì a replicare, non era mai successo che dovesse consolare qualcuno… Specialmente in un’occasione così triste come quella. Si, lei stessa si credeva crudele e insensibile, ma… Si, chiunque può essere capace d’amare, con la persona giusta.
Ricordò del logoro rapporto con Rodolphus, quella stessa unione che la infastidiva ogni giorno sempre più… Che cosa avrebbe fatto se suo marito fosse morto da un giorno all’altro? Il solo pensiero le inumidì gli occhi. Forse, dopotutto, una seppur remota speranza esisteva anche per loro… Si erano sposati molto presto, e si erano sinceramente amati… Fino alla reclusione ad Azkaban, che li aveva prosciugati di ogni emozione. Ma forse l’amore non era scomparso, semplicemente avevano bisogno di dedicarsi un po’ più di tempo l’uno all’altra… Si, perché lei ancora provava qualcosa per il suo sposo, lei ancora sorrideva quando Rodolphus faceva le smorfie, ancora le piaceva quell’espressione indifferente che rasentava il divertito. Si rese conto, in uno strano flusso di coscienza, di essere ancora innamorata di Rodolphus.

Quasi mezz’ora dopo, Narcissa urlava e batteva i pugni contro la bara. Volevano portarle via Lucius, volevano seppellirlo… Volevano dividerli definitivamente. No, Lucius sarebbe rimasto con lei… Non era esanime, era semplicemente privo di conoscenza…
Fu questo ciò che gridò accasciandosi sulla bara e versando lacrime amare per la definitiva perdita del consorte. Ecco, era impazzita, adesso sì che sapeva cos’era il vero inferno…
Ma, mentre strillava e si dimenava, colpendo ripetutamente il feretro e accusando il marito di essersi fatto assassinare intenzionalmente, una vocina nel suo cervello le suggeriva che non era vero, che Lucius non aveva avuto intenzione di farsi uccidere… Perché avrebbe dovuto? E questa voce le rammentò anche che era stupido non voler dare un’adeguata sepoltura al marito… Ormai Lucius era semplicemente un corpo inanimato, un essere incapace di agire e di pensare, di intendere e di volere. Lasciandolo andare, avrebbe compiuto l’azione più consona alla situazione.
Fu così che, quando Draco corse a consolarla e ad allontanarla, lei non si oppose e lasciò che il figlio la scostasse gentilmente dal catafalco.
Draco, dal canto suo, si era mostrato turbato… Ma mai distrutto come sua madre. Non che non fosse nella sua natura, tuttavia preferiva dare sfogo alla rabbia e al dolore privatamente, lontano da occhi indiscreti. Abbracciò sua madre e bisbigliò – Madre… -
E sentì l’equivalente di mille frecce avvelenate trafiggerlo al cuore quando lei reagì semplicemente scuotendo il capo: capì che sua madre si stava arrendendo, che aveva capitolato e non avrebbe più accettato di vivere la propria vita… Che avrebbe posto un freno alla sua esistenza stessa. Il pensiero lo colpì e lo sgomentò a tal punto da farlo restare senza fiato. Comprese che sua madre, senza una ragione di vita, non avrebbe esitato a ricorrere al suicidio.
Poco distante, Bellatrix Black in Lestrange si accostò al marito e, in un gesto insolitamente tenero, gli afferrò una mano. Aveva compreso l’importanza di una presenza intima nella propria vita, e intendeva trascorrere il tempo che le rimaneva da vivere più vicina al marito di quanto avesse mai potuto vagheggiare.
Rodolphus Lestrange si voltò distrattamente ed osservò prima la propria mano, adesso stretta tra quelle della consorte, poi portò lo sguardo sul volto della sua sposa. Mormorò – Bellatrix… -
Una calda lacrima le solcò il volto pallido, e lei si ritrovò a dichiarare in un bisbiglio – Ti amo –
E, osservando gli occhi del marito inumidirsi e il sincero sguardo d’amore e devozione che il coniuge le rivolse, sorrise quando egli replicò – Ti amo anche io –
Karen Hayes
00mercoledì 8 giugno 2005 23:52
*Anime spoglie*



Draco Malfoy prestò aiuto alla donna ormai annientata. Gli era inammissibile percepirla così annichilita, ridotta allo stato incosciente. Il vuoto che si era creato negli occhi di sua madre lo atterriva più di ciò che lo attendeva adesso che avrebbe dovuto prendere la gestione del patrimonio dei Malfoy. Ovviamente, era stato avviato a ciò, tuttavia il pensiero che suo padre non lo avrebbe mai più aiutato lo affliggeva straordinariamente.
- Dove vorresti fermarti, madre? – la interrogò garbatamente, rasente la riverenza. Si trattenne dal volgere altrove lo sguardo quando incontrò gli occhi rossi di pianto della genitrice: non avrebbe mai immaginato sua madre darsi tormento in tale maniera, e il solo ripensarci lo lasciava sgomento.
Narcissa Malfoy rispose in un soffio – Nello studio –. Era lì che Lucius si rifugiava quando era vittima di uno dei suoi attacchi di insonnia, ed era sempre lì che lei andava a trovarlo nel cuore della notte per scoprirlo chino su un libro o su incartamenti del Ministero. Ed era lì che egli serbava i liquori… Narcissa sapeva fin da allora come agire, e non avrebbe avuto alcuna sorta di tentennamento a realizzare il gesto maggiormente teatrale della propria esistenza.
Il figlio guidò tacitamente la donna allo studio e, dopo averla fatta accomodare su una comoda poltrona, le domandò – C’è qualcosa che io possa fare per te? –
Lei scosse fiaccamente il capo ed accennò un sorriso – Nulla. Vai, Draco, riposati… Ne hai bisogno –
Egli si diresse alla porta e, poco prima di varcarne l’uscio, si soffermò a chiederle – Non farai nulla di estremo, vero? -. Smaniava per un conforto, e l’unica forma di sollievo che in quel momento poteva gradire era la certezza che sua madre lo attendesse e non compiesse atti “nobili”.
Narcissa si volse ad analizzare l’erede – No, nulla di grave –
Draco le sorrise confortante e si avviò.

Bellatrix Lestrange rivolse un sorriso speranzoso al marito e non proferì parola.
Rodolphus le accarezzò dolcemente il volto segnato dalla reclusione ad Azkaban e sussurrò, con voce roca – Non ho mai smesso di rincorrerti, Bella… Ti percepivo lontana, eri quasi inarrivabile… Ed ora eccoti, sei vicina… -. Si era accorto di quanto sua moglie fosse stata discosta e si rallegrava di notarla così vicina ad egli, così reale… E lei era palpabile, solida… Vera. L’unica figura tangibile nella sua misera esistenza.
Lei annuì silenziosamente e si lasciò andare tra le braccia del consorte. Si sarebbe affidata esclusivamente ad egli, e avrebbe condiviso gioie e dolori del loro vincolo sentimentale. Solo così avrebbero potuto trarsi in salvo dal male che ininterrottamente li minacciava. Si, sorreggendosi a vicenda avrebbero potuto finalmente ritrovare ciò che della loro unione era andato consumato…
- Ti amo, Rodolphus – singhiozzò lei.

L’erede dei Malfoy si diresse verso lo studio con aria inquieta. Erano passate quattro ore da che aveva lasciato la donna, e non un suono era giunto dalla stanza… Solo un tintinnio che era andato avanti a stento due minuti, poi più nulla. Aveva lasciato correre, ponderando l’ipotesi che sua madre si fosse addormentata. Tuttavia, a poco a poco, una considerazione lo aveva colpito ogni volta con impatto sempre maggiore. Una considerazione forse stupida, forse solo un’incertezza dovuta alla mancanza di fiducia nei confronti della genitrice… Per un fugace momento, aveva pensato che lo studio del padre era il posto dove il genitore conservava i veleni da Mangiamorte… Ed immediatamente aveva pensato a sua madre. Sebbene si assicurasse che lei non avrebbe mai potuto farla finita in tal modo, si era incamminato lo stesso verso lo studio allo scopo di accertare che tutto fosse a posto.
Soffermatosi sull’uscio, scorse la figura di Narcissa accasciata scompostamente sulla stessa poltrona sulla quale egli l’aveva lasciata. Fu colto da un improvviso senso di sollievo: stava solo dormendo…
Poi intravide la boccetta… E seppe.
Attraversò la stanza con ampi passi e scosse delicatamente la donna… Senza ottenere alcun effetto.
- Ti sei avvelenata… - bisbigliò.
Chiuse gli occhi e sentì un torrente di emozioni esplodergli all’interno del cuore. Voleva piangere, urlare, picchiare la madre per aver compiuto un gesto così stupido… E allo stesso tempo voleva baciarla, confortarla, abbracciarla, rassicurarla sostenendo che egli sarebbe stato per sempre al suo fianco, essendo suo figlio. Ma nulla di tutto ciò era ormai fattibile, e Draco si rimproverò mentalmente per non averlo fatto prima. Forse, se avesse provveduto ad una maggior presenza, sua madre non avrebbe fatto ricorso al suicidio… Ed egli non si sarebbe sentito in colpa come adesso.
Afferrò la boccetta e la scagliò violentemente contro il muro. Essa si frantumò immediatamente, e Draco si ritrovò ad urlare alla donna ormai defunta che non era giusto, che non poteva abbandonarlo, che lei aveva l’obbligo di prendersi cura del proprio figlio…
Karen Hayes
00mercoledì 8 giugno 2005 23:52
*Ritorno alla vita*



Non era uscito di senno.
Semplicemente si era adattato a ciò che il Fato, quella figura onnipresente che altera le vite di chiunque in maniere impensate, aveva deciso per egli.
Chino sul feretro della madre, Draco tracciò i lineamenti aristocratici della genitrice, e, meravigliandosi di come l’espressione di lei potesse risultare sollevata, acconsentì. Se sua madre era più felice di fianco a suo padre… Andava bene, ma egli non li avrebbe raggiunti. Si sarebbe accontentato di onorare il loro ricordo e di tenere alto il buon nome dei Malfoy, in attesa di generare un erede e di trovare la vera serenità.
- Addio… - soffiò amorevolmente, provando ad abbozzare un sorriso e sfiorando con le labbra la fronte gelida della defunta. Cercò di non ricordare i soliti “vecchi tempi” in cui erano tutti felici… Ma con scarso successo. Strinse le labbra in una smorfia di dolore quando rivide entrambi i genitori ballare all’ultimo ricevimento che solitamente davano a Natale, e scosse debolmente il capo quando li rivide entrambi congratularsi con lui per essere riuscito a divenire ciò che si aspettavano… L’erede perfetto. Ma perfezione in egli non ce n’era, c’era solo una grande ansia che l’aveva spinto ad emulare suo padre in ogni atteggiamento, in ogni occhiata che si gettava attorno, in ogni singola parola… Lucius e Narcissa Malfoy erano stati gli unici punti di riferimento nella vita di Draco. Era stato evitato, adulato, stimato, odiato… Ma mai amato, tranne che dai suoi genitori.
Amareggiato, si voltò, deciso a cedere il posto a chiunque altro avesse richiesto di salutare un’ultima volta Narcissa Black in Malfoy.
Intravide i Lestrange, poco più in là, mano nella mano, e si vergognò al pensiero di come si era scagliato contro di loro.
Si, aveva reagito nella maniera errata, strepitando che avevano sfruttato la loro disgrazia per trovare un equilibrio, che avevano tradito la sua fiducia… Era ancora folle di disperazione quel giorno, e solo riesaminando l’accaduto si era accorto di aver sbagliato nettamente. Il ricordo di quelle accuse infondate lo spingeva a vergognarsi di se stesso, lo piegava e lo turbava… Non avevano fatto nulla di male, nulla… E li aveva accusati. Avrebbe dovuto essere felice per loro, ma non aveva retto.
Deciso a rimediare, andò loro incontro e sorrise mestamente – Mi dispiace… Mi sono comportato da bambino –. Ed era vero, rifletté. Non era stato che uno stupido bambino che non aveva saputo accettare la felicità degli altri in un momento di dolore talmente intimo.
Rodolphus Lestrange scosse il capo – Non fa niente… Sappiamo come ti senti -. Si, sapeva bene che Draco si sentiva spaesato, annichilito, annientato nel profondo… E si angustiava di non poterlo allietare. Sperò di non suonare disinteressato come sempre, odiava esserlo in occasioni del genere.
Draco replicò – No, ero solo… Pazzo. Non volevo accettare che anche lei se ne fosse andata, non volevo restare solo… -. Era solo? Poteva essere, ma non si sarebbe mai dato per vinto, mai… Per onorare il ricordo di Lucius Malfoy, che lo spronava costantemente a farcela solo e a non contare unicamente sul nome dei Malfoy. Ripensando a ciò, Draco si era reso conto che suo padre sapeva… Sapeva che un giorno sarebbe potuto accadere tutto ciò, e l’aveva prevenuto, da quel buon genitore che era stato. Il ragazzo fu colto da una fitta al cuore al pensiero che, agli occhi di tutti gli altri, Lucius Malfoy non era che un uomo superficiale, egoista, malvagio e disposto a sacrificare la propria famiglia pur di raggiungere la vetta.
Bellatrix volse lo sguardo altrove, evitando di osservare il nipote in volto e turbandosi di questa sua improvvisa debolezza – Non sei solo, Draco. Ci siamo noi… -. Forse… Draco avrebbe potuto essere l’erede che lei e Rodolphus non avevano mai avuto. Se non proprio l’erede, era una figura da proteggere e stimare… Forse anche amare, se egli l’avrebbe permesso.
Il ragazzo sorrise onestamente ed annuì. Forse, quella non era una fine…
No, poteva essere un nuovo inizio.

Fine
MaLiGnUs
00domenica 26 giugno 2005 13:46
davvero molto bella complimenti:rollin:
Karen Hayes
00mercoledì 29 giugno 2005 08:49
Re:

Scritto da: MaLiGnUs 26/06/2005 13.46
davvero molto bella complimenti:rollin:

Grazie! ^^ [SM=g27838]
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