Per prima cosa non tutti hanno internet e non tutti quelli che hanno accesso lo usano con una certa costanza (e il fatto che su questo forum probabilmente ci legge non più del 10% dei lettori di D&P lo dimostra).
Per il resto il fatto è che l'economia è strutturata in modo complesso.
1) quando hai un'attività non ragioni sul singolo prodotto (quello acquistato dal singolo utente), ma sul globale.
Non serve guadagnare su alcune copie se poi vai in perdita complessivamente. Meglio perdere su alcune copie e andare in attivo. E' così per ogni attività imprenditoriale.
3) Se vivessi sulla rivista, portando all'estremo il ragionamento dei passaggi su ogni copia che acquistereste, ci sarebbe una percetuale che va a pagare il supermercato X dove vado a far la spesa, un'altra per il mio gestore telefonico, il mio commercialista, il benzinaio sotto casa, chi ha prodotto le scarpe su cui cammino, chi me le ha vendute, il corriere che le ha portate nel negozio, l'affitto del negozio...
Del resto può essere che il corriere che ha consegnato le scarpe al negozio decida di comprare una rivista di wargame...
3) esiste una risorsa fondamentale che è limitata ed è il TEMPO.
Questo condiziona la produzione e tutto ciò che ne segue (chi tra i wargamer si è messo a produrre miniature se ne è accorto: si potrebbero fare mille cose per vendere di più ma serve TEMPO per farle e TEMPO per produrre ciò che poi verrebbe richiesto).
Dovessi gestire, che so, 3000 abbonati direttamente, dovrei assumnere qualcuno e siamo punto a capo.
4) Per D&P essere venduta in un negozio significa visibilità, anche se su quella copia al massimo recuperi i costi vivi di stampa. Strategicamente è però importante che la distribuzione aumenti perchè è meglio guadagnare da 10.000 persone 1 euro che 100 euro da 10 persone. Per cui strategicamente i pochi centesimi presi in distribuzione possono valere quanto gli euro presi dagli abbonati. Alla fine è il tutto insieme (abbonati, copie vendute, pubblicità...) che permette a D&P di esistere.
Questo è possibile grazie al
LAVORO di altre persone, che giustamente devono avere un ritorno su quello che fanno. La loro non è una semplce "cresta".
Per spingere la discussione oltre, mi è stato riferito da un "collega" editore di una rivista di wargame, che al momento ci sono almeno 3 riviste (di wargame) sul mercato che stanno producendo "sotto costo" (beh, se dovessi contare il tempo buttato dentro anche D&P lo è).
L'obiettivo di queste riviste è quello di posizionarsi sul mercato con un ruolo leader.
In alcuni casi c'è dietro un gruppo editoriale che non ragiona su quanto può prendere da quella testata, ma da quanto pesca dal gruppo e se dovesse lasciare libero quel settore alla concorrenza ne risentirebbe tutto il gruppo.
Faccio un esempio: L'ipotetica rivista "Soldatini Che Passione" (che naturalmente non esiste), e che si occupa solo di TOYS FANTASY, scopre che D&P gli ha "rubato" alcuni inserzionisti e una fetta di lettori (quelli non particolarmete interessati ai Toys Fantasy...). Decide di far nascere quindi la testata "Wargame Che Passione".
Pur vendendo 50 copie, riesce a riprendersi gli inserzionisti regalando (!!) la pubblicità su Wargame Che Passione. Gli inserzionisti, che erano interessati a pescare nel mondo dei wargamer, ci ripensano e mollano D&P. D&P, che grazie a questi inserzionisti era passato a mensile con 350 pagine tutte a colori e miniature dipinte omaggio
, persi gli inserzionista subisce un duro colpo e non potendo tornare a un misero trimestrale, deve chiudere. Poco dopo chiude anche Wargame Che Passione. Tanto l'operazione ha avuto successo.
Nel mondo dell'editoria femminile esistono testate che nascono esclusivamente per far morire prodotti concorrenti di altre case editrici.
Morale della favola: pensate bene ai vostri acquisti, altrimenti vi troverete tutti a giocare con i TOYS FANTASY!!!!