Re: Re: Re: Re:
Red Night Seer, 14/09/2007 11.43:
Non concordo nella maniera più assoluta.
E' un dato di fatto che il fascismo avvicinò, seppure con i suoi metodi, la popolazione alla politica (diede a tutti una tessera, istituì i Balilla ec...).
Non dimentichiamoci che, oltre ai meriti che ho sopra elencato (e che ti prego di leggere), c'è anche da annoverare la creazione di un profondo senso nazional-patriottico, un amor di patria davvero eccezionale che, come ben sappiamo, è il collante per tenere insieme i popoli.
Voglio anche dire che l'economia NON ERA AFFATTO in stagnazione, ma aumentò considerevolmente (per i motivi sopra citati) e che ERA EDUCATIVO per il fatto che ho messo nel primo punto di questo post.
1:dare le tessere ai bambini non vuol dire creare coscienza politica.La coscienza politica è dibattito.La coscienza politica è confrontare opinioni diverse.La coscienza politica è il saper giudicare le idee.Il fascismo non faceva nulla di tutto questo.La "coscienza politica" del fascismo era semplicemente riempirsi di fronzoli e di ornamenti ed essere daccordo col duce.La dittatura per sua stessa essenza non può creare coscienza politica.
2:senso patriottico? i tedeschi avevano senso patriottico! gli inglesi avevano senso patriottico! gli italiani alla prima difficoltà hanno abbandonato il fascismo,nessuno sparò un colpo per salvare mussolini,e raramente si videro popoli meno affezionati al loro regime.Il "senso patriottico" del fascismo,era solo una finzione.La guerra lo ha dimostrato.
3:l'economia era stagnata NEI FATTI.Non sono dati contestabili.La crescita durante l'era giolittiana raggiunse il 3,8% annuo negli anni 80,e addirittura il 5% nel periodo d'oro del 1895-1905.Durante il boom economico il tasso era di un incredibile 6,5%.Durante il fascismo era un misero 2-3% anche nel periodo migliore del 23-28.
sull'economia in generale:
Alla radice della debolezza dell'italia c'era il suo continuo basarsi sulla piccola agricoltura che nel 1920 era responsabile del 40% del PNL e assorbiva il 50% della popolazione attiva.
Il fatto che ancora nel 1938 più della matà della spesa di una famiglia venisse destinata al cibo era ulteriore segno di questa arretratezza.
Lungi dal modificare proporzioni,il fascismo,con la sua esaltazione della virtù della vita rurale,si prodigò per sostenere l'agricoltura con una raffica di iniziative,comprese tariffe doganali protezioniste,diffusa bonifica di terre e,infine,controllo totale del mercato del grano.
Era importante,per gli obbiettivi del regime,la necessità di diminuire la dipendenza dai produttori di cibo stranieri e il forte desiderio di prevenire un altro esodo dei contadini verso le città (...)
la conseguenza fu una grave sottooccupazione delle campagne,con tutte le relative caratteristiche di bassa produttività,analfabetismo,enormi disparità regionali.
Data la natura relativamente arretrata dell'economia italiana e la volontà dello stato di spendere denaro sopratutto per la conservazione dell'agricoltura su piccola scala,non sorprende che la quantità di capitali disponibile per gli investimenti imprenditoriali fosse limitata.
Se la WW1 aveva già ridotto le riserve di capitali la depressione conomica e la svolta protezionista portarono ulteriori danni.
Per la verità le società che ebbero una spinta dalle ordinazioni di aerei e autocarri fecero buoni guadagni ma non si può dire che lo sviluppo industriale italiano avesse beneficiato in generale della scelta autarchica:le tariffe doganali protessero i produttori inefficenti,mentre il generale neo mercantilismo dell'epoca diminuì l'afflusso di investimenti stranieri che tanto in precedenza aveva fatto per stimolare il progresso industriale italiano.
Nle 1938 l'italia aveva soltanto il 2,8 per cento della produzione manifatturiera modiale,produceva il 2,1 per cento dell'acciaio,l'uno per cento della ghisa,lo 0,7 per cento dei minerali ferrosi e un incredibile 0,1 per cento del carbone e consumava una quantità di energia di fonti moderne enormemente inferiore a quella delle altre potenze.