Fonte: Corriere della sera 8 Marzo 2004
POLITICA
Intervista con l'esponente ds sull'ex terrorista
Violante: «Battisti è un assassino, paghi»
«Ora la Francia lo rimandi in Italia. La sinistra francese sbaglia, Castelli fa bene a chiedere l'estradizione»
ROMA - «Lo Stato non può essere titolare del perdono davanti a delitti di sangue di questa ferocia: chi siamo noi per esercitare questo potere?». Se lo chiede Luciano Violante, ex magistrato in prima linea durante gli anni di piombo, ora capogruppo ds alla Camera, che in questa intervista definisce la «dottrina Mitterrand» incompatibile con lo spazio giuridico europeo e accusa la sinistra francese di sostenere una battaglia «infondata e sbagliata» sul caso di Cesare Battisti: «Lo Stato italiano ha processato e condannato per omicidio questa persona e, adesso, sulla base di quale principio non dovrebbe chiedere la sua estradizione?». Quindi, sorpresa, Violante dice anche che «bene ha fatto il ministro Castelli a insistere».
Il direttore di Le Monde , Edwy Plenel, dice che «è sbagliato accanirsi su un mondo dei vinti». Qual è il difetto di analisi della sinistra francese sui nostri anni di piombo?
«Secondo la cosiddetta dottrina Mitterrand, doveva essere tutelato anche chi era stato condannato per delitti di sangue commessi per ragioni politiche, e poi aveva ottenuto rifugio in Francia. Nel ’91, sulla base di questo principio, la Corte d’Appello di Parigi ha respinto la richiesta di estradizione di questo personaggio. E adesso, giustamente, le autorità italiane hanno ripetuto la richiesta».
Ma a Parigi si allarga il fronte «garantista»: giornalisti, scrittori, politici. Tutti contro la richiesta italiana.
«Qual è il punto? Si ritiene che la Francia verrebbe meno con la parola data a un cittadino che ha trovato rifugio sul suo territorio, se correggesse la decisione presa nel ’91. Ma questo è un punto di vista francese che a noi interessa solo marginalmente. E quando si dice che non bisogna estradarlo perché il processo era sbagliato, o si assume che quegli omicidi furono commessi per ragioni politiche tutelabili, credo che non ci siamo proprio».
Nel 2002 il Guardasigilli Castelli incontrò il collega Perben e sulla dottrina Mitterrand ci fu una svolta: Paolo Persichetti è stato estradato e ora la richiesta cade su Battisti.
«Per quanto ci riguarda, il tipo di polemica che sta facendo una parte della cultura francese è infondato e sbagliato. Lo Stato italiano ha processato e condannato per omicidio questa persona. Sulla base di quale principio ora dovrebbe non richiedere la sua estradizione? Lo Stato democratico non può sostituirsi alla propria legalità e ai sentimenti delle vittime. Qui ci sono persone che sono state uccise: un gioielliere, un agente di custodia e un macellaio. Un giovane è condannato alla sedia a rotelle. Che Battisti sia un assassino non c’è dubbio. E’ pure evaso da un carcere italiano».
Sul Manifesto Rossana Rossanda sostiene che quello contro Battisti fu un processo tutto indiziario.
«Battisti è stato condannato in seguito a un processo del tutto regolare e più garantista di quello che, ad esempio, avrebbe potuto avere in Francia una persona imputata dei suoi stessi delitti. Il nostro processo penale, anche durante gli anni del terrorismo, è sempre stato più garantista del processo francese. E anche oggi è così».
La dottrina Mitterrand è compatibile con lo spazio giuridico europeo?
«Oggi si tratta di principi incompatibili con l’unità politica europea, con la collaborazione nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato. Guai, se atti di terrorismo compiuti in uno Stato europeo fossero tutelati in un altro Stato. A quel punto, salterebbe l’unità politica europea».
Castelli, dunque, ha fatto bene a insistere con le richieste di estradizione?
«Ha fatto sicuramente bene. Peccato, però, che abbia fatto male su altri fronti».
Vendetta o perdono: la Rossanda ipotizza che Erich Priebke possa scontare gli arresti domiciliari a Bariloche, in Argentina, accanto a sua moglie. E’ una strada praticabile?
«Se è per questo, la moglie di Priebke può anche trasferirsi a Roma. Priebke si trova qui a 91 anni perché si è sottratto alle sue responsabilità per molti decenni: non ho alcun senso di commiserazione per il responsabile delle Fosse Ardeatine».
Il perdono dipende sempre dalla volontà delle famiglie delle vittime?
«La volontà delle vittime ha un peso che lo Stato non può ignorare. Io contesto che lo Stato sia titolare del perdono per delitti commessi nei confronti dei privati cittadini. Per esempio, mentre la famiglia Calabresi ha detto che non ha più nulla da chiedere a Sofri, la famiglia Torreggiani (i parenti del gioielliere ucciso da Battisti; ndr) si è espressa in modo diverso. Mentre Priebke ha commesso un delitto contro l’umanità. Sono tre casi completamente differenti e lo Stato non può essere titolare del perdono davanti a delitti di sangue di questa ferocia: chi siamo noi per cancellare un reato?».
Lei, da presidente della Camera, parlò di pacificazione...
«No. Non ho mai parlato di pacificazione. Molti mi attribuiscono questa parola ma io dissi un’altra cosa: siamo in pace e non abbiamo bisogno di nessuna pacificazione né è possibile alcuna parificazione tra nazifascismo e Resistenza. Ho chiesto di capire le ragioni di scelte profondamente sbagliate. Dissi che, senza parificazioni e revisionismi, bisognava capire le ragioni per le quali migliaia di giovani invece di scegliere la Resistenza scelsero Salò: chi nel ’44 faceva la guardia ai vagoni piombati non poteva non sapere dove andavano a finire quei prigionieri. Eppure, la guardia la faceva lo stesso. Che cosa scattava nella cultura di quel pezzetto di generazione? E perché, altre volte, settori della gioventù italiana hanno ritenuto di usare la violenza alimentando il terrorismo? Questo è il ragionamento, ma non ha niente a che fare con il perdono».
Sofri, Mambro, Fioravanti e tanti altri meno noti: costituiscono solo un problema in sospeso?
«Noi continuiamo ad avvitarci sul passato utilizzato continuamente come arma del presente, ma non ne usciremo finché non avremo una classe dirigente capace di proporre un futuro al Paese. Spero che alle prossime elezioni le cose cambino e, a quel punto, ognuno di questi problemi assumerà una sua esatta dimensione. Oggi il centrodestra non ha nulla da proporre per il futuro del Paese: ha tolto ogni sicurezza, premia la frode e punisce il merito frantumando la coesione civile: così, ad esempio, è accaduto sui condoni e con le leggi vergogna».
L’Ulivo, se vincerà, potrebbbe proporre un atto di clemenza per chiudere gli anni di piombo?
«Non ne vedo né la necessità né l’opportunità» .
Dino Martirano