Il golpe di Silvio

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vanni-merlin
00domenica 28 dicembre 2008 01:38
Il golpe di Silvio

La manomissione della Costituzione per rendere la politica non indagabile


Sei tesi sulla nuova Tangentopoli
Corruzione, naufragio del Pd, blocco della casta politica, proposte di "riforma"


24 dicembre 2008

1. Nuova Tangentopoli? Scandalo Del Turco in Abruzzo, arresti a Napoli di quattro assessori e di un imprenditore, arresto del sindaco di Pescara, indagini a Firenze, a Potenza, a Genova, a Torino, a Milano... Scoppia di nuovo la "questione morale", e questa volta a sinistra? Ma Tangentopoli non è mai finita, quella "nuova" è semplicemente la continuazione di quella vecchia. La corruzione è endemica in questo paese, anche se resta invisibile finché qualche indagine non la impone all'attenzione dell'opinione pubblica. Anche il coinvolgimento della sinistra non è poi una gran novità, visto che già Mani pulite si occupò delle tangenti rosse del Pci-Pds di Milano, delle coop rosse, degli appalti rossi dell'Enel e dell'Alta velocità, della valigia portata a Botteghe Oscure da Raul Gardini...

2. Sempre tutto uguale, dunque? No. Oggi il sistema dei partiti è diverso da quello della Prima Repubblica. La Tangentopoli scoperta da Mani pulite ruotava attorno a partiti forti, con cassieri centrali e imprese organizzate a cartello per la spartizione sistematica degli appalti. Oggi prevale il bricolage, con imprenditori che si conquistano appalti e potere stringendo rapporti privilegiati con i signori della guerra dei partiti. A destra e a sinistra. Anche il Partito democratico, grande occasione perduta, è diventato una incerta federazione di correnti, con capibastone in competizione tra loro al centro, e cacicchi che occupano il territorio in periferia.

3. Problema morale? Certamente problema politico: i partiti - tutti ormai, di destra e di sinistra - hanno un problema di rapporti malati con il mondo degli affari, non più regolati dalla trasparenza, dal libero mercato e dalla ricerca del bene comune. I cacicchi, i signori della guerra acquistano il loro potere dal rapporto privilegiato che instaurano con gli imprenditori.

4. C'è una vicenda recente che mostra la nuova Tangentopoli all'opera, a cui oggi possiamo guardare come a un caso esemplare: le scalate incrociate del 2005 dei Furbetti del quartierino. Lì c'è tutta la nuova architettura della Tangentopoli del terzo millennio: il rapporto malato tra politica e affari, la preminenza della finanza (che progetta) sui partiti (che sostengono), il coinvolgimento bipartisan...

5. Giorgio Galli spiegava la Tangentopoli della Prima Repubblica con il blocco generato dal bipartitismo imperfetto: il Pci non poteva accedere all'area di governo per motivi geopolitici, così i partiti di governo (Dc e Psi in testa) erano "condannati" a governare, improcessabili, dunque corrotti dalla certezza dell'impunità. Oggi il bipartitismo dell'alternanza si è realizzato, ma c'è un nuovo blocco nel sistema politico: quello dell'accesso ai gruppi dirigenti dei partiti. La nomenklatura è chiusa, si alimenta per cooptazione e impedisce un vero rinnovamento. Un Obama è impensabile, nell'Italia dove i gruppi dirigenti sono eterni e irremovibili, malgrado le sconfitte.

6. Di fronte alla più profonda e irrevocabile crisi politica mai vista in Italia, le ricette dei partiti sono inesistenti, inadeguate, vuote. O addirittura provocatorie. Che cosa significa proporre, di fronte a una nuova epidemia di tangenti, la "riforma della giustizia"? Ha la stessa logica di pretendere, dopo un'ondata di nubifragi, la riforma dell'allevamento dei bovini. O invece una logica ce l'ha, ma è la stessa del prendersela, allo scoppio di un'epidemia di peste, con i medici, indicandoli come i nuovi untori. E che cosa significa chiedere, nella tempesta della corruzione, l'abolizione delle intercettazioni? È come perorare l'abolizione della Tac. La politica, davanti allo sconfortante spettacolo della corruzione dispiegata, invece di riformarsi reagisce chiedendo l'impunità per legge.

Il Presidentissimo
Verso la realizzazione completa del programma della P2

21 dicembre 2008

È un presepe, un presepe napoletano, quello che raccoglie i personaggi della settimana. Nel presepe ci sono le statuette degli assessori ed ex assessori del Pd finiti sotto inchiesta per corruzione. C'è l'imprenditore Alfredo Romeo, grande amico di tanti politici, a Napoli ma anche a Roma, ma anche a Milano, dove gestisce le case popolari del Comune. Ci sono i magistrati che li indagano. Ci sono il sindaco Rosa Russo Iervolino e il governatore Bassolino, che non riconoscono di avere almeno la responsabilità politica di quanto accade nelle loro giunte. E c'è il gruppo dirigente del Pd, scosso e incerto di fronte alla nuova tangentopoli che ha coinvolto esponenti del partito a Napoli, a Pescara, a Firenze...

Il posto centrale, tra il bue e l'asinello, lo occupa però lui, Silvio, che vuole sempre il posto principale, che in tv, come diceva Enzo Biagi, se solo avesse un po' di seno vorrebbe fare anche l'annunciatrice. Lui, Silvio, nella conferenza stampa di fine anno si prepara a raccogliere i frutti della tempesta che ha investito il centrosinistra. Lancia il suo programma autoritario, annuncia il suo golpe morbido, la sua accelerazione verso la realizzazione completa del programma della P2. Vuole un presidente forte, con più poteri, eletto dal popolo: vuole cioè la dittatura della maggioranza, che è cosa diversa dalla democrazia (che lui non sa cosa sia). Vuole i politici inindagabili e improcessabili, separando i pm dall'ordine giudiziario, togliendo loro la guida della polizia giudiziaria e impedendo le intercettazioni. Vuole una politica senza controlli: senza controllo di legalità, con la cosiddetta riforma della giustizia, e senza controllo dell'opinione pubblica e dell'informazione, con una Rai sottomessa al governo, che la pianti di diffondere pessimismo e ansia, che la pianti di informare sulle indagini, e che la pianti anche di sfottere il capo del governo con questa insopportabile satira... Questo, ora lo sappiamo, è il programma di lavoro di Berlusconi per il 2009. Auguri di buon anno.

La soluzione finale
Resa dei conti con i giudici per impedire il controllo di legalità sulla politica

15 dicembre 2008

Belusconi annuncia il suo golpe morbido: cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza per arrivare alla "soluzione finale" con i magistrati.
- Saranno divise le carriere tra pm e giudici. Con i pm destinati a diventare "avvocati dell'accusa", senza potere d'iniziare le inchieste e di dirigere la polizia giudiziaria.
- I pm dovranno aspettare che sia la polizia giudiziaria (che dipende dal governo) a portare le notizie di reato. I pm così non apriranno più inchieste scomode sui potenti e sulla politica. Finiranno per diventare dipendenti dal governo, impiegati del ministero dell'Interno.
- La Lega vorrebbe l'elezione dei pm. Così la politicizzazione dei magistrati d'accusa sarebbe totale.
- Il Csm sarà riformato e resto più dipendente dalla politica.
- A questo punto la giustizia non sarebbe più uguale per tutti. Inflessibile e rapida per i poveri cristi, morbida e disarmata nei confronti degli uomini del potere e della politica.
La riforma che serve alla giustizia è tutt'altra: rendere più rapidi i processi, più efficaci le indagini, più certe le pene. Attenzione. Non è un problema dei giudici e dei cosiddetti giustizialisti, è un problema di tutti: quello di Berlusconi è infatti l'annuncio di un cambiamento costituzionale per avere un presidente del Consiglio e una politica non soggetti ai controlli di legalità. Un vero golpe, seppur fatto con il consenso della maggioranza. L'instaurazione della dittatura della maggioranza. La democrazia infatti è equilibrio di pesi e contrappesi, è garanzie per le minoranze. Questa sarà la grande battaglia di libertà del prossimo anno: speriamo che se ne rendano conto tutti i cittadini a cui sta a cuore la democrazia e tutti i partiti dell'opposizione.

da: www.societacivile.it/blog/index.html
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