I Padri della Chiesa e Maria

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Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 18:37
PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE
DALLE ORIGINI AL VI SECOLO

dal sito: www.latheotokos.it

SCHEMA GENERALE

SEZIONE PRIMA

La presenza e la funzione di Maria nella Dottrina e nel culto cristiano del II secolo

1. La Vergine Madre nei più antichi scritti apocrifi
2. La Vergine Madre e la riflessione teologica del Padri della Chiesa del II secolo
3. La Vergine Madre e la crescente attenzione della comunità del II secolo nei suoi confronti

SEZIONE SECONDA

La presenza e la funzione di Maria nella Dottrina e nel culto cristiano del III secolo
1. La Vergine Madre e la riflessione teologica del Padri e scrittori del III secolo
2. La Vergine Madre e la crescente attenzione cultuale della comunità del III secolo nei suoi confronti

SEZIONE TERZA

La presenza e la funzione della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella dottrina e nel culto cristiano del secoli IV – VI
1. La santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella riflessione teologica del Padri e fedeli della chiesa antica


SEZIONE PRIMA

La presenza e la funzione di Maria nella Dottrina e nel culto cristiano
del II secolo

- La Vergine Madre nei più antichi scritti apocrifi
- La Vergine Madre e la riflessione teologica del Padri della Chiesa del II secolo
- La Vergine Madre e la crescente attenzione della comunità del II secolo nei suoi confronti


I
La Vergine Madre nei più antichi scritti apocrifi

Linee introduttive alla letteratura pseudoepigrafica e non canonica
- Apocrifo indica quei libri che dal tutolo e dalla materia trattata presentano affinità con la Bibbia. La Chiesa nega loro ogni carattere soprannaturale e non li include nel novero dei libri fonte della Rivelazione, detti canonici. Tuttavia non possono essere ignorati in una ricerca storica, dato che sono espressione della letteratura cristiana antica e costituiscono esempi arcaici della sensibilità ecclesiale. Nella storia della Chiesa col termine “apokryphos” venivano indicati anche sia quei libri la cui lettura richiedeva una particolare iniziazione, sia quelli che venivano esclusi da una lettura pubblica. Essi, in ogni caso vennero sempre tutti considerati extra canonici.

- Vi sono apocrifi dellA.T e del N:T. Per quanto riguarda il N.T. vi sono: vangeli, atti, epistole, apocalissi ecc. I Vangeli apocrifi a loro volta si suddividono in: vangeli sinottici, in vangeli eterodossi e in vangeli che si prefiggono di aggiungere notizie mancanti nei vangeli canonici. Circa il loro genere letterario, dobbiamo dire che gli apocrifi non si esprimono ordinatamente per concetti, ma con simboli, immagini, e descrizioni artistiche e quindi un genere non gnostico – sapienziale ma narrativo - apocrifo.

Presentazione della letteratura protocristiana pseudoepigrafica con elementi mariani

Questi arcaici documenti del II e del III secolo esprimono la venerazione dei giudeo – cristiani per la Madre di Gesù. Sono opere di letterati che, in forma elegante, esprimono le loro convinzioni religiose proprie dell’ambiente cristiano. Essi non vanno giudicati con le nostre categorie di pensiero ma con quelle del loro tempo e trasmettono la fede dei primi cristiani ed in questo sta il loro valore.

Tra di essi notiamo:

protovangelo di giacomo(o natività di Maria)
opera in tre parti di un giudeo cristiano della diaspora del II secolo. Sottolinea la santità di Maria e la concezione verginale di Gesù. Ha quindi pewr soggetto Maria ed ebbe una grande diffusione e godette dell’attenzione e della venerazione dei Padri d’oriente”.
odi di salomone
Sono 42 inni modellati secondo i salmi dell’AT, opera di un giudeo cristiano della prima metà del II secolo, in greco e in siriano e cantano la riconoscenza del pio israelita verso Dio. L’ode XIX celebra la Maternità di Maria e l’assenza del dolore del parto in Lei e al sua attiva partecipazione all’evento dell’incarnazione. (testo 10)

oracoli sibillini (libro viii)

Sono 15 libri con materiale che va dal II al VI secolo con elementi pagani, giudaici e cristiani. Il Libro VIII, scritto prima del 180 è una soave parafrasi dell’annunciazione ed è citato dai Padri antichi a cominciare da Giustino
ascensione di isaia

Il cap. XI tratta delle visioni, del martirio di Isaia, di un’apocalisse di Cristo, delle persecuzioni contro la Chiesa e degli ultimi tempi. Il Cap. XI racconta la visione di Isaia della nascita verginale di Cristo. Ebbe grande diffusione in Egitto e fino al VI secolo fu usato come testo liturgico.
lettera agli apostoli 3,14
A metà tra testo evangelico, lettera e apocalisse, fu composto in Asia Minore o Egitto tra il 160 e il 170 e contiene le rivelazioni di Gesù agli apostoli dopo la sua resurrezione. Il III capitolo contiene una solenne professione di fede nel verginale concepimento, molto importante per la Liturgia.

atti di pietro,7
Redatti in Siaria o Palestina verso il 190 raccontano le gesta di Pietro a Roma. Al cap. 7 esalta il concepimento verginale come parte integrante del piano salvifico di Dio e furono tenuti in grande considerazione da molti Padri dekka Chiesa
storia di s. giuseppe il falegname
Parla di Giuseppe ed ha un accenno a Maria alla morte del suo sposo Giuseppe e ci è pervenuta in traduzioni arabe e copte
transitus virginis o dormitio mariae

Composto nel IV secolo con parti originali più antiche in copto risalenti al II secolo ritenute opere di Leucio, discepolo di Giovanni. Presenta gli ultimi istanti della vita di Maria e l’assunzione del suo corpo al cielo e che quindi non subì la corruzione del sepolcro. Sorprendente le coincidenze dei dati offerti dalle scoperte archeologiche con quelle trasmesse da quest’opera, come ad es. le tre camere sepolcrali della versione siriana del documento. Poco considerato dai Padri per la provenienza giudaico – cristiana, dato che quella chiesa nei primi secoli venne considerata scismatica.


atti di pilato 2,3,4

Racconto della passione di Gesù inviato da Pilato a Tiberio risalente alla fine del I secolo o la metà del II. Citato più volte da Giustino e contenente le dicerie sui natali illegittimi di Gesù.
vagelo di filippo
Di origine gnostica ha un accenno al tema Eva – Maria

Perché gli apocrifi mariani?

Si suppone che gli apocrifi siano stati scritti per quattro motivi fondamentali:
- Difesa della fede nella verginale concezione e trascendenza divina di Gesù e di riflesso difesa della figura etica e sociale di Maria. Tra gli Ebrei circolavano voci circa l’illegittimità dei natali di Cristo, secondo le quali Gesù sarebbe stato figlio di una povera filatrice adultera ripudiata con un soldato romano di nome Pantera. A questa calunnia si reagisce con l’esaltazione della concezione verginale e con manifestazione di amore per lei.
- Veicolare idee e sentimenti che erano vivi soprattutto nella comunità giudeo – cristiana particolarmente legata alla Madre di Gesù;
- Colmare i vuoti su Maria dei vangeli canonici soprattutto sulle sue origini e il suo destino finale.
- Raccontare l’infanzia di Maria che sarebbe stata la Madre di Dio. Giustamente i cristiani si chiedevano: chi era? Che maternità sarebbe stata la sua?

Contenuti dottrinali

Si possono riassumere in 13 punti:

1. Preistoria di Maria: singolare dignità della futura Madre di Dio, attesa, invocata, dono di Dio. Nasce perciò per un miracolo da genitori pii, annunciata allo stesso modo di Gesù:
2. Origine, nascita, primi anni: creatura allo stato pur, ella viene consacrata al Signore e custodita da ogni contatto umano perché già tutta relativa a Dio e tutta pura;
3. Presentazione e sua vita al Tempio: accompagnata dal corteo delle vergini, viene nutrita dagli angeli, diviene lei stessa il Tempio vivo e vero del Santo dei santi
4. Affidamento a Giuseppe: Maria è la vergine del Signore per questo viene affidata al vecchio Giuseppe capace di osservare la continenza, perché appartiene tutta e solo a Dio. Maria non è la “donna” di Giuseppe, ma egli l’ha ricevuta in consegna per custodirla come pegno sacro perché non appartiene agli uomini ma solo a Dio.
5. Annunciazione: Maria partecipa attivamente all’incarnazione del Signore. Ella riceve una doppia annunciazione: prima alla fontana poi a casa. I testi sottolineano la piena collaborazione di Maria e la sua cosciente e attiva collaborazione con Dio. (testo 17)
6. Maria terra vergine: L’annunciazione viene accostata alla Genesi, un tema dottrinale molto denso di significato teologico e sotereologico per i Padre del II secolo. Il Protovangelo paragona Maria a Eva e il Vangelo di Filippo la chiama “terra vergine”
7. Concezione verginale: Maria concepisce per volontà divina e non per volere di carne. Il Protovangelo sottolinea la grandezza verginale attraverso la prova dell’acqua amara e scagiona energicamente Maria dell’accusa di adulterio. La Lettra agli Apostoli ripropone la solenne professione di fede di Giovanni in Gesù non nato da carne, né da volere d’uomo, ma da Dio. Questo è il primo documento in cui Maria è chiamata “Vergine santa”.
8. Gioia profetica di Maria: Andando verso Betlemme dove darà alla luce il salvatore delle genti, Maria vede i popoli gioire e lamentarsi. Il Protovangelo ha una straordinaria intuizione: Maria partecipa al dolore e alla gioia degli uomini ed è solidale con loro.
9. Il parto verginale, stupore della natura: Il Protovangelo di Giacomo, l’Ascensione di Isaia e le Odi di Salomone ci testimoniano l’esistenza di una credenza popolare, almeno nell’ambiente da cui provengono, del parto verginale di Maria. Ella partorisce per particolare intervento divino, da sola e senza bisogno di ostetriche, senza lesione per la sua intergità fisica, senza doglie. Il messaggio è evidente: il parto verginale è il segno della reale umanizzazione di Dio., Maria madre vergine è testimone di questo evento. (testo 18)
10. Maria sempre vergine: I fratelli di Gesù di cui parlano i Sinottici, sono figli di un primo matrimonio di Giuseppe. Il Protovangelo presenta Giuseppe come padre di altri figli e restio a prendere Maria con sé proprio per questo e perché vecchio.
11. Maria e Gesù riconoscenti verso Giuseppe: Giuseppe viene esaltato per l’esemplarità della vita e viene raccomandato il suo culto. Gesù e Maria assistono Giuseppe e alla sua morte piangono per lui.
12. Maria muore e viene assunta in cielo: Il messaggio fondamentale degli apocrifi è che il corpo della Vergine non si decompose nella tomba, ma seguì il destino di Gesù e testimonia la fede primitiva in questo evento.
13. Segni di venerazione a Maria: Soprattutto Gabriele, Elisabetta e i sacerdoti che accolgono Maria fanciulla al Tempio, hanno profonda venerazione per Lei che viene chiamata santa e che salverà gli uomini dalla perdizione, come affermano le Odi di Salomone. (testo 20)

Maria nella letteratura protocristiana eretica

La presenza di Maria in questa letteratura è secondaria e modesta:
- Tra gli scritti gnostici: Vangelo di Filippo, Vangelo di Tommaso, Vangelo di Maria, Vangelo di Verità;
- Tra gli scritti giudeo – cristiani: Vangelo degli Ebioniti
Questi scritti sono meditazioni su Gesù e sul suo messaggio e si collocano tra il 120 e il 200. Essi presentano il messaggio cristiano elenizzandolo e interpretandolo alla luce delle culture che vanno dall’antica Mesopotamia all’India. I pochi detti che riguardano Maria, non indicano che fosse ignorata ma che il maggiore interesse era rivolto agli interrogativi su Gesù e la sua origne. Per gli gnostici comunque Gesù, non avendo un vero corspo, è passato da lei senza riceve nulla.

Rilievi conclusivi
Da quanto si è detto so possono trarre sugli apocrifi queste conclusioni:
1. questi documenti sono un segno evidente che in parecchie aree ecclesiali si era recepita la grande dignità di Maria;
2. Accenti particolari sono posti sul concepimento e il parto verginale, visti come segni della divinità di Gesù e come salvaguardia della sua trascendenza;
3. si avverte un grande interesse per l’avvento del Logos e di riflesso per Colei che è stata protagonista dell’evento;
4. Interessante risulta l’accostamento Eva ingannata – Maria fedele e l’accostamento dell’Annunciazione alla Genesi;
5. Sono un test del senso dei fedeli circa il destino ultraterreno di Maria che spesso precede la Liturgia e la Teologia;
6. Maria viene distaccata dalla famiglia umana e circondata di molti elementi fantastici e miracolosi.

continua.......

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00lunedì 10 novembre 2008 18:37
II
La Vergine Madre e la riflessione teologica
del Padri della Chiesa del II secolo


Premesse contestuali
Il meraviglioso evento della Salvezza in Cristo è vissuto in modo cosciente, inteso ed eucaristico dalle giovani comunità cristiane. Esse vivono in questo mondo, ma si sentono proiettate sull’altro versante del tempo. Le persecuzioni invece di appannare questo orizzonte di fede e speranza lo incrementano e lo rendono fecondo.
Le prime tracce cultuali introno alla Vergine Madre rientrano in questo clima escatologico. Ci sono qua e là correnti di pensiero che mettono in discussione la realtà della salvezza; pagani e colti giudei bollano come mitico il presunto concepimento verginale; ai margine delle comunità cristiane maturano correnti di pensiero che riducono l’identità di Cristo ad un semplice profeta (Ebioniti) o ad una parvenza (gnostici). In tal modo si cerca di vanificare la realtà dell’incarnazione e della stessa salvezza. Le reazioni del Padri furono tempestive, intelligenti e precise. Essi si resero conto di quale pericolo la fede cristiana stava per attraversare. Ed è qui che essi chiamano in causa Maria come vera madre vergine, quale garanzia e segno della vera identità di Cristo e della realtà della sua incarnazione.

Contenuti dottrinali

Il tema cristologico – mariano fondamentale verte sulla presenza di Maia nell’economia della salvezza. Tale tema sarà sottolineato come un dato di fede e facente parte del nucleo fondamentale del credo.

presenza e funzione della vergine madre nel piano salvifico

Ignazio di Antiochia (+110)

Secondo successore di Pietro, martirizzato a Roma sotto Traiano. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, scrisse le sue sette lettere, testimonianza della genuina tradizione apostolica. Ignazio è il primo dei padri apostolici che ha parlato di Maria con frasi semplici, brevi e categoriche. Se lui dunque scrive sulla Vergine, lo fa perché è convinto di trasmetterci la verità ricevuta dagli Apostoli. Ecco la dottrina di Ignazio:

a) Maria, la madre vergine, garanzia della salvezza in Cristo: la trascendenza di Dio non viene intaccata dall’incarnazione, così come affermavano i Doceti, perché la creazione e quindi la natura umana provenendo da Dio è buona ed è solo attraverso di esa che Dio ci raggiunge e ci salva. La maternità di Maria, ossia la nascita biologica del Signore, è la base inconcussa e garanzia dell’incarnazione del Figlio di Dio e della nostra salvezza. Per questo Ignazio usa fermezza nel parlare del verginale concepimento. (testo 28)

b) Maria con la sua verginale maternità è un elemento attivo voluto da Dio: essendo garanzia e base dell’umanizzazione di Dio, la maternità e la verginità di Maria sono subordinate alla cristologia e alla soteriologia: Maria è relativa a Cristo. Questi eventi, come quello della morte e resurrezione di Cristo non sono accaduti a caso ma fanno parte del piano nascosto di Dio. Accostando la maternità verginale all’evento pasquale, Ignazio coinvolge Maria in tutto il piano della salvezza. Sembra che Ignazio interpreti in senso mariologico il brano della Genesi.

Papia vescovo di Gerapoli (+ II secolo)

Secondo Vittorino di Pettau, Paia avrebbe scritto che l’angelo Gabriele evangelizzò Maria nello stesso giorno in cui il drago sedusse Eva. Se questo è vero Papia sarebbe il primo che avrebbe evidenziato esplicitamente il significato cosmico dell’annunciazione accostandola alla scena della caduta e mettendo in parallelo antitetico Eva e Maria

Aristide di Atene (+ 140)

Scrisse un’Apologia indirizzata all’Imperatore Traiano dove presenta in maniera concisa la nascita del Figlio di Dio che discese dal cielo e prese carne da una vergine ebrea e abitò in una figlia dell’uomo il Figlio di Dio.

Giustino, filosofo e martire (+ 165)

E’ il maggiore apologista del Ii secolo. Delle sue numerose opere giunte fino a noi ricordiano:
- le due APOLOGIE indirizzate ad Antonino Pio
- il DIALOGO CON TRIFONE GIUDEO, la più antica apologia contro i Giudei.
Dati i destinatari delle sue apologie, Maria esce dalla cerchia delle comunità cristiane e viene presentata al mondo come la Vergine Madre di Dio, libera iniziatrice e cooperatrice del piano della salvezza.

a) La Vergine Madre: Incarnazione e verginale concepimento appartengono ad un progetto di amore del Padre che con questo vuole divinizzare l’uomo. La Vergine Madre è il segno più forte che Dio ha consegnato all’umanità per rendere credibile il suo inaudito progetto. Maria è la strda che aiuta a capire l’operato di Dio.

b) La nuova Eva: Con il suo progetto Dio vuole ricondurre alle intatte origini la storia per la stessa via per cui essa era precipitata nel baratro: la Donna Maria. Con gli stessi mezzi l’uomo distrugge e Dio riedifica, perché Dio è più grande del peccato. Già Giustino sottolinea l’importanza non solo biologica della maternità di Maria, ma responsabilizza la vergine nella sua cooperazione alla salvezza dell’uomo.



Melitone da Sardi (+ prima del 195)

Fu molto stimato dai suoi contemporanei come grande carismatico. Le sue opere sono andate quasi tutte perdute, ci è rimasta solo una OMELIA SULLA PASQUA del tipo di Preconio pasquale. Per Melitone Cristo è tutto, riconferma la vera incarnazione dalla Vergine e collega questa col mistero pasquale. La Vergine partecipa alle sofferenze del Redentore ed è perciò in sinonimia con Lui “agnello” “agnella pura”.

Ireneo di Lione (+ 202)

Da giovane fu discepolo di Policarpo e venne anche a Roma. Intorno al 177 lo troviamo a Lione dove fu presbitero e vescovo. Fu uomo carismatico, conoscitore delle Scritture e delle tradizioni apostoliche. Fu un vero teologo della Storia della Salvezza. La sua opera SMASCHERAMENTO DELLA FALSA GNOSI e l’altra dal titolo APOIDEIXIS, una specie di catechismo per gli adulti, oltre a permetterci di conoscere il pensiero di Ireneo sono lo specchio della fede della Chiesa del suo tempo.

a) Vera e falsa teologia: i veri cristiani del II secolo si impegnavano a confessare con la vita quanto professavano con la fede; gli gnostici invece vivevano ai margini delle comunità cristiane e gareggiavano solo sul piano teorico nel fare teologia. Esso distinguevano gli uomini in tre categorie:

1. gli gnostici, nei quali prevale lo spirito e sono perfetti

2. i materiali nei quali prevale la materia e sono condannati alla perdizione

3. i cristiani nei quali si contemperano spirito e materia che possono raggiungere o no la salvezza.

Contro di loro Ireneo afferma che la vera sapienza è Cristo che vive nella chiesa, quindi essenzialmente la sapienza è sapienza di fede che trova nella chiesa la sua salvaguardia. Fare teologia significa riflettere sulla fede e rifarsi alle Scritture non alle elucubrazioni personali. Essa è trasmessa e custodita dalla Tradizione della Chiesa, una tradizione ininterrotta che risale a Cristo

b) La teologia della salvezza: Ireneo impernia la sua teologia sulla storia della salvezza, dove per salvezza intende il progetto divino che è ponte d’unione che cala Dio nell’uomo e riconduce l’uomo a Dio. Il peccato di Adamo blocca questo progetto dando inizio alla storia di depravazione e peccato dell’uomo. Con l’Incarnazione avviene lo sblocco e quindi l’attuazione piena del progetto: l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo.
c) La Vergine Madre nel progetto salvifico di Dio: Nel designare l’opera di Maria nella storia della salvezza Ireneo usa il termine “ricircolazione” mentre per designare quella di Cristo usa “ricapitolazione”. Come nella storia della caduta vi su la partecipazione della prima Eva, nella restaurazione vi è la partecipazione della Nuova Eva. Per questo principio di ricircolazione, per cui ogni cosa perduta viene recuperata abbiamo: Il cristo riprende Adamo, la croce l’albero della caduta, Maria riprende Eva. Il Verbo incarnandosi ricapitola in sé tutti gli uomini e si costituisce nuovo Adamo. Come il primo, così anche il secondo deve nascere da “Terra vergine”: Maria generandolo senza altro concorso umano, trasmette tutta la natura umana a Cristo perché sia il nuovo Adamo. Accanto al rapporto Adamo – Cristo, Ireneo sviluppa quello tra Eva – Maria. Accogliendo la salvezza e la vita, Maria diviene necessaria alla salvezza, causa di salvezza con la sua ubbidienza, mentre Eva, con la sua disobbedienza aveva causato la morte. E’ Maria che scioglie i nodi della disobbedienza di Eva portando la vita. La presenza di Maria è una presenza costante perché la presenza del Verbo trascende il momento storico e riempie della sua potenza salvatrice tutti i tempi Come ha generato Cristo, Maria genera anche le membra di Lui alla vita. Per Ireneo Maria è immanente al mistero che salva e il suo grembo materno è fonte di rigenerazione degli uomini in Dio.

Temi consequenziali:

- Cristo e, in ragione di lui Maria, è il centro della storia: la luce del Verbo illumina il cammino di ogni uomo, la sua presenza è immanente all’uomo. L’evento Cristo perciò non si può ridurre ai limiti temporali della sua vita terrena. Cristo è il centro a cui la storia converge e nel quale raggiunge la sua pienezza. Maria, dalla quale il Cristo è nato, è una figura centrale di questa storia;
- Maria ha un ruolo di mediazione storico – salvifica nel piano della salvezza: Ella è colei che ha dato al Padre, a nome di tutta l’umanità l’assenso supremo
- Incarnazione orientata alla Pasqua di Passione e resurrezione: per cui la Vergine è la bella agnella e l’agnella pura che ha generato l’agnello per il sacrificio;
- Dignità ed eccellenza della Vergine Madre di Cristo: assegnando alla Vergine titoli significativi come La Vergine, Avvocata di Eva, Figlia dell’uomo, Bella agnella, i Padri hanno orientato le comunità cristiane a prendere coscienza dell’eccellenza e della dignità della Madre di Dio.
- La figura etica della Vergine Madre: sono tre le piste con le quali si

comincia ad evidenziare la figura etica di Maria:

o La Verginità intesa come vita raccolta in Dio
o L’obbedienza della fede
o La relazione unica e singolare col Figlio di Dio

Spunti dottrinali collaterali

1. Maria e la Chiesa: mediante la connessione della nascita verginale con quella dei cristiani operata attraverso la fede e il battesimo, Ireneo introduce il confronto e la quasi identità della Madre di Dio con la Madre – Chiesa. A questa applica quello che avvenne nella Vergine Madre
2. Maria e l’Eucaristia:Abercio, vescovo di Gerapoli è noto per un’iscrizione che è chiamata “Epitaffio di Abercio” importantissima sia perché ricorda la sede episcopale di Toma, l’Eucaristia, il pesce con il suo significato cristologico, sia perché parla della Vergine che pesca il pesce purissimo da casta srgente, identificabile sia con Maria e con la Chiesa che celebra l’Eucaristia.
3. Lettura al singolare di Gv 1,13: rimproverando agli gnostici di affermare che i figli delle promesse applicano a se stessi quello che Giovanni ammette invece per il Figlio di Dio, implicitamente interpreta al singolare il versetto che suonerebbe così: non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato, affermando chiaramente la concezione verginale di Cristo.
4. I fratelli di Gesù: Il primo che ne parla, dopo gli autori dei vangeli è Egesippo del II secolo. Egli compose cinque libri dal titolo MEMORIE dove parla della famiglia di Gesù. I tesi sono citati da Eusebio di Cesarea.
5. Lc 1, 26 – 38: i padri hanno letto l’annunciazione evidenziandone l’esplosivo significato dottrinale, soprattutto il detto di Maria: “Eccomi, sono l’Ancella del Signore” è stato oggetto di particolare attenzione.
6. Lc 1, 46 - 55: E’Ireneo che per primo considera il cantico della Vergine “profezia” nella quale si riversò non solo l’anima di Maria, ma anche l’esultanza di Abramo e del popolo eletto e divenne il cantico di gioia di tutta la Chiesa.
7. Non si può parlare di silenzio su Maria dopo quanto si è detto, questa affermazione sui primi padri della Chiesa è priva di ogni serio giudizio critico e banalizza dati che sono invece fondamentali per lo sviluppo futuro.

Conclusione

Nel secondo secolo la Vergine è già oggetto non solo di attenzione ma anche di studio attento e profondo sotto l’aspetto dottrinale. Le asserzioni dottrinali su Maria di Ignazio di Antiochia, nei primi anni del II secolo, prive di particolari spiegazioni, testimoniano che Maria è già oggetto di catechesi. I Padri del II secolo che hanno studiato sotto l’aspetto teologico Maria sono tutti orientali ed appartengono quasi tutti all’area geografica dell’Asia Minore. La vera verginità e maternità di Maria fu considerata dottrina di fede e gli attacchi esterni no intaccarono per nulla questo credo. Essi hanno evidenziato in maniera unica al presenza e la funzione di Maria nella storia della salvezza ed insieme il suo contributo libero e generoso. Essi hanno compreso e fatto comprendere che Madre e Figlio sono inscindibili.

continua...........

Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 18:38
III
La Vergine Madre e la crescente attenzione
della comunità del II secolo nei suoi confronti

Premesse contestuali

Con il termine culto intendiamo designare l’atteggiamento riverente che le prime comunità cristiane e i singoli discepoli hanno assunto nei confronti di Maria per la presenza e la funzione che Ella ha avuto e continua ad avere nel piano salvifico di Dio. La Liturgia primitiva aveva un carattere fortemente unitario, era incentrata sulla Pasqua, considerava unitariamente tutta la storia della salvezza, era commemorazione, cioè attualizzazione di quanto avvenuto e aveva un carattere fortemente escatologico. In questo contesto non si può immaginare un culto mariano.

Si deve solo cercare di capire se, nel culto cristiano si commemorava Maria per il posto che aveva avuto nella storia della Salvezza. Le fonti a cui facciamo riferimento per stabilirlo sono di:

- carattere liturgico [inni, preghiere, omelie]
- carattere iconografico [scene figurate]
- carattere archeologico [luoghi di culto, epigrafi]
- carattere letterario [notizie contenute in scritti del Padri]

Fonti cultuali

Le prime comunità cristiane nelle loro assemblee cultuali erano soliti usare con larghezza inni e cantici:
- Odi di Salomone: si collocano in questa tradizione innografia cultuale. L’ode XIX celebra Maria nella storia della salvezza;
- Oracula Sibillina: non sembrano inserirsi nella tradizione cultuale, ma questa antica scrittura ha un trasparente senso di venerazione verso la Madre di Gesù, divina, pura, sempre vergine;
- Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi: è un documento eminentemente cultuale. Indica Maria come “Vergine”, “La Vergine”, la “buona e pura Agnella” che ha dato la vita all’Agnello pasquale, senza difetti e senza macchia;
- Il Protovangelo di Giacomo: di esso si deve notare che l’autore:
o ha un profondo senso di venerazione per Maria ed è cosciente della sua grande dignità;
o presenta Maria come oggetto di benedizione e di amore da parte dei fedeli
o unisce al saluto dell’angelo la benedizione di Elisabetta, dando origine a quella che sarà l’ave Maria.

- Primi tipi mariani bilico – liturgici sono i simboli, le figure e le immagini con cui i primi cristiani e i Padri presentano Maria e la sua funzione:
o Eva – Maria: già abbozzata nella letteratura pseudoepigrafica, viene esplicitamente proposta da Giustino e teologicamente perfezionata da Ireneo
o Terra vergine: non irrigata dalla pioggia né lavorata da mano d’uomo come era quella del paradiso terrestre, raffigura, secondo Ireneo, Maria che senza intervento umano plasma il corpo di Cristo.

Tracce di pietà mariana nell’archeologia

a) Epigrafe di Abercio: parla di una casta vergine che pesca il mistico pesce e lo distribuisce agli amici perché se ne cibino in perpetuo: alcuni vi vedono Maria che concepisce verginalmente Gesù, altri la Chiesa che celebra l’Eucaristia;

b) Centri cultuali legati ai luoghi storici di Maria: A Nazaret, nel sottosuolo della basilica dell’Annunciazione, gli scavi hanno portato alla luce i resti di una chiesa giudeo – cristiana il cui carattere mariano è confermato da due graffiti risalenti al II – III secolo: il primo, testimonianza di una pellegrina attesta: “Prostrata sotto il santo luogo di Maria, subito scrissi lì i nomi, il simulacro ornai di lei”; il secondo reca il monogramma dell’ave Maria: “Kaire Maria”; a Gerusalemme gli scavi condotti nel sottosuolo dell’edicola designata come “Tomba di Maria” hanno confermato che essa fu costruita su una cameretta scavata nella roccia, contenente una sola sepoltura, facente parte di un complesso funerario risalente al tempo di Cristo. Appunto perché oggetto di venerazione, fu isolata dal resto della necropoli e su di essa si concentrò la devota attenzione della comunità giudaico – cristiana. Sorprendente è il riscontro che le scoperte hanno nella descrizione della tomba di Maria nel “Transitus virginia” o “Dormitio Mariae”

c) Pitture catacombali: Le catacombe sono aree cimiteriali dove tuttavia hanno luogo alcune manifestazioni tipiche del culto cristiano quali il culto dei morti in prospettiva escatologica e il culto dei martiri.

Ecco alcune tipiche raffigurazioni della Madre di Dio:

a. Adorazione dei magi: si trova nell’arco centrale della “Cappella greca” delle catacombe di Priscilla e risale intorno all’ottavo decennio del II secolo: la vergine appare in un atteggiamento maestoso, assisa in cattedra, nell’atto di presentare il figlio all’adorazione dei magi;
b. La vergine con bambino: situata in uno dei più antichi nuclei della stessa catacomba e databile al primo decennio del III secolo. La Vergine è raffigurata con il bambino in braccio e alla sua destra c’è un profeta che addita una stella che brilla sul capo del divino infante; poco distante è raffigurato il Buon Pastore. Il giovane può essere il profeta Balaam [una stella spunterà da Giacobbe] o il profeta Isaia [La vergine concepirà..]
d) Note discordanti: secondo Montano che nel corso del II secolo diede vita a un cristianesimo misticheggiante, afferma che la beata Vergine Maria era considerata una dea, la quale avrebbe generato il figlio di Dio per opera di una potenza celeste.

Rilievi conclusivi

Quali motivazioni si possono riconoscere alla base di queste varie manifestazioni cultuali?

1. L’anamnesi rituale della storia della salvezza implica la memoria di Maria, la Vergine Madre del Salvatore;

2. l’approfondimento biblico – teologico ha portato la chiesa a rendersi conto della centralità e dell’attiva partecipazione di Maria nella storia della salvezza;
Assistiamo dunque ad una crescente attenzione nei confronti di Maria e ad un aumento della quantità e qualità delle testimonianze, che si estrinsecano nella venerazione e nelle prime forme di invocazione.

continua.......

Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 18:39
SEZIONE SECONDA


La presenza e la funzione di Maria nella Dottrina e nel culto cristiano

del III secolo

- La Vergine Madre e la riflessione teologica del Padri e scrittori del III secolo
- La Vergine Madre e la crescente attenzione cultuale della comunità del III secolo nei suoi confronti

I
La Vergine Madre e la riflessione teologica
del Padri e scrittori del III secolo

Premesse contestuali

Avendo compreso alla scuola dei Padri del II secolo che Maria non è il centro ma è centrale alla storia della Salvezza, i teologi del III secolo dilatano gli orizzonti ed esplicitano le potenzialità dottrinali delle intuizioni ereditate dai predecessori. In concreto rileviamo una notevole attenzione alla persona di Maria:
- sotto l’aspetto teologico: ciò che è accaduto in lei per il suo rapporto unico con Dio;
- sotto l’aspetto antropologico: la sua fisionomia morale e il suo cammino di fede
Comincia ad esser meglio studiato, approfondito ed esplicitato il rapporto Maria – Chiesa.

Contenuti dottrinali

A. Maria con la sua vera maternità nei confronti di Cristo e la sua feconda verginità è la base storica e la garanzia che la salvezza è un fatto compiuto. Come tale viene dalla Chiesa accolta nella propria professione di fede e continua ad esse oggetto di difesa e lucido approfondimento:
1. Nella Traditio apostolica, documento liturgico romano risalente all’anno 215, c’è per due volte l’arcaica menzione della Vergine Madre di Cristo: nel rendimento di grazie della celebrazione eucaristica: “Ti ringraziamo, o Dio, per mezzo del tuo diletto Figlio Gesù Cristo […….] nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine” e nel rito del Battesimo che contiene il più antico simbolo apostolico: “Credi nel Figlio di Dio Gesù Cristo, che è nato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine…”
2. Origene: ci testimonia che il concepimento verginale è parte costitutiva del kerigma cristiano. Contro Celso che vede nella concezione verginale il calco di un mito, Origene prova con serrati argomenti che essa invece è storia vera e afferma che essa resta il segno distintivo del cristiano;
3. Tertulliano: La maternità di Maria è per l’autore vera nel senso preciso che Cristo è veramente uomo, ha preso veramente il corpo da Lei.

Questa maternità è anche verginale dato che il nato è un Dio.

B. La persona di Maria vista sotto l’aspetto teologico è oggetto di forte e acuta attenzione vista sotto l’aspetto teologico: ciò che è accaduto in lei per il suo rapporto unico con Dio.
Oltre al concepimento verginale, gli autori hanno anche evidenziato la divina maternità, il parto verginale, la perpetua verginità. Non fu una scoperta collettiva ma oggetto di approfondimento soprattutto da parte dei grandi teologi dell’area alessandrina:
1. La divina maternità di Maria:: Ippolito di Roma presenta Maria che porta in grembo il primogenito Figlio di Dio, divenuto primogenito uomo; Tertulliano vede che in Cristo coesistono due realtà, quella divina e quella umana, in modo non confuso, espresse nella persona di Gesù Dio e uomo; Origene chiama Gesù Dio – Uomo e Maria Madre di Dio; Alessandro di Alessandria è il primo che con chiarezza chiama Maria Theotokos.
2. Dignità unica della Vergine Madre di Cristo: Origene commentando le parole di Maria nel Magnificat, evidenzia l’eminente dignità personale di Maria e parla dell’onore che ricade su Eva e su tutte le donne, nobilitate in Maria che ha generato il Salvatore; la Didascalia degli apostoli, costituzione ecclesiastica del III secolo afferma che una donna non può battezzare perché se lo avesse potuto Gesù si sarebbe fatto battezzare da sua Madre; Metodio di Olimpo, nella sua opera “Banchetto delle dieci vergini” pone Maria come anello di congiunzione tra il corteo delle vergini dell’AT che a partire da Ebele fino al Battista testimoniano con il sangue la loro fedeltà al Verbo e la Vergine Chiesa che va incontro festante al suo sposo.
3. La virginitas in partu: Clemente di Alessandria afferma che Maria partorì verginalmente e non fu una puerpera e dopo il parto ritrovata vergine; Origene ha una posizione insicura come Tertulliano: nella sua Omelia XIV sembra essere favorevole; nel commento al salmo 22,10 afferma che è lo spesso Padre che estrae dal grembo di Lei il suo figlio fatto uomo; nell’Omelia VIII oscilla tra l’accettazione del parto normale e la difesa del parto verginale.
4. La perenne verginità di Maria: Già nel III secolo era sorta la convinzione che Maria, dopo la concezione verginale del Figlio di Dio, non era venuta meno alla sua verginità: Tertulliano interpreta come figli carnali coloro che nei vangeli vengono chiamati “fratelli di Gesù”; Ippolito sembra favorevole alla verginità perpetua; Clemente di Alessandria, associandosi al Protovangelo di Giacomo, ritiene figli di un primo matrimonio di Giuseppe i “fratelli di Gesù”; Origene afferma che nella Bibbia non esistono testimonianze che autorizzino a sostenere che Maria dopo la nascita di Gesù avesse condotto vita matrimoniale. Egli si appella al senso dei fedeli ai quali ripugna anche solo pensare che il corpo della Vergine scelto per portare il Verbo, dopo la sua nascita si sia unito ad un uomo.


C. E’ anche oggetto di notevole attenzione la persona di Maria vista sotto l’aspetto antropologico: la sua fisionomia etica eil suo cammino di fede:
Tertulliano afferma che Maria è la nuova Eva, fedele e obbediente nell’Annunciazione; ma commentando MC 3, 31 – 35 parla di poca fede in lei
Ippolito di Roma presenta Maria come innamorata del Verbo, come la sposa del Cantico dei Cantici, mostra grande venerazione per lei e la chiama “beata” e “santa”.
Origene intuisce che gli eventi divini che solo Maria ebbe il dono di sperimentare, non l’hanno dissociato da noi, ma l’hanno posta a capofila di tutti i cristiani.

D. Comincia ad essere evidenziata in forma sempre più esplicita l’interrelazione Maria – Chiesa:
I teologi del III secolo passano con naturalezza da Maria alla Chiesa applicando a questa quanto avviene nella Vergine Madre:
Tertulliano rileva come la Chiesa è sposa di Cristo e paragona la nostra nascita spirituale dalla chiesa vergine e madre a quella di Cristo dal seno di Maria
Clemente Alessandrino intuisce la stretta relazione tra la Vergine e la comunità cristiana, facendo un confronto basato sulla funzione verginale e materna di entrambe sullo schema: Cristo, frutto della Vergine, è alimento spirituale per i saggi. Sulla terra una sola vergine diventa madre che con amore nutre i suoi figli con il latte danto, il Logos, il Corpo di Cristo e questa è la Chiesa.
Origene fa della gestazione di Maria un archetipo della gestazione di cristo nell’anima del credente: come Cristo crebbe a poco a poco nel grembo di Maria, così egli cresce nell’anima del fedele. Maria è il modello della nostra santificazione.

E. Altri aspetti dottrinali mariani appena accennati
- Lettura al singolare di Gv 1,13: Come Ireneo nel II secolo, anche Tertulliano, Origene e Ippolito leggono al singolare il versetto di Giovanni; mentre Clemente Alessandrino lo legge al plurale
- Gv 19, 25-27: E’ Origene il primo autore che cerca di interpretare le parole testamentarie di Gesù sulla Croce affermando che se il discepolo deve in certo modo perdere la sua identità per diventare Cristo, Maria che ha generato Gesù, può dirsi anche Madre sua.
-
Omiletica mariana

Con Origene il genere “omelia” inteso come spiegazione delle Scritture nel quadro delle assemblee liturgiche, acquista un grande spessore. Egli scrisse 574 omelie di cui a noi ne sono giunte 300. Secondo Origene la predicazione, il cui fine ultimo è l’edificazione della Chiesa, ha un valore vitale. Egli vi si dedica appassionatamente, legge le Scritture partendo dal senso letterale e pi cerca ci scoprirvi il senso spirituale, quello voluto dallo Spirito che è all’origine della Bibbia. Gli omileti sono per Origene come “labbra di Cristo” per cui perché la loro predicazione abbia senso ed efficacia, devono essere anche spiritualmente uniti a Cristo e considerarla come una preghiera, estrinsecazione della Presenza viva di Cristo nella sua Chiesa. Facendo di Maria l’archetipo della gestazione di Cristo in noi, Origene parla nelle sue omelie di una “via di Maria” in noi, cioè della necessità di averla come modello spirituale.

L’Omelia VI su Lc, 24-32:
Sembra che le omelie su Luca siano anteriori al 245. Esse sono molto semplici e non mostrano alcun apparato retorico. Origene usa il linguaggio parlato della gente per farsi comprendere da tutti. S. Girolamo che tradusse le omelie su Luca dice che qui Origene sembra un bambino che gioc, mentr molto diverse sono le sue opere della maturità e della vecchiaia:
o Perché all’annunciazione Maria era già spostata Giuseppe? I motivi che porta sono dueer il decoro della Vergine perché sarebbe apparsa cosa turpe che una vergine fosse incinta senza marito; perché l’incarnazione restasse occulta al diavolo, cosa che non sarebbe avvenuta se la vergine fosse stata sposata.
o L’insolito saluto dell’angelo: pur non avendo spiegato il saluto stesso, egli lo descrive come il segno di ciò che di grande stava accadendo in Maria;
o Maria assidua lettrice della bibbia:Il saluto turba la Vergine perché questo saluto Maria non lo ha mai trovato nella scrittura e perché le sembra molto insolito.
o Il primo detto di Maria. Un dubbio: Origene lo ritiene motivato da una qualche incredulità nella Vergine? No, infatti l’angelo non le ha ancora spiegato quello che accadrà. Forme è un dubbio, non su quanto dice l’angelo ma sul come questo possa realizzarsi non essendoci in natura alcun esempio di concezione verginale.
o Maria ricolma di Spirito: La santificazione di Maria: La discesa dello Spirito Santo ha prodotto in Maria non solo il corpo di Cristo, m le ha comunicato anche una grande perfezione. Dal momento dell’Incarnazione Maria fu riempita nell’anima sua dello Spirito Santo, divenne cioè spirituale. E’ lo Spirito che la proteggerà e condurrà sulle vie della perfezione, Spirito che Ella potrà comunicare a Giovanni e per suo mezzo ad Elisabetta.
o Il secondo detto di Maria: piena disponibilità a Dio: le parole di risposta di Maria all’angelo, sono dimostrative della sua generosità e dela sua più assoluta disponibilità a Dio al quale si sottomette pienamente.

L’Omelia VIII su Lc
L’incipit dell’Omelia sono le parole del Magnifica: “La mia anima magnifica il Signore” fino alle parole “per coloro che lo temono si è fatto potenza”
- profetano le donne: da esse comincia l’umana salvezza:Origene inizia rilevando che il cantico di Maria, come le parole di Elisabetta sono profezie dei tempi nuovi. Per il fatto che siano donne, egli riprende il parallelismo Eva – Maria: come il peccato è iniziato per una donna, così l’umana salvezza prende inizio da una donna;
- Il Signore è magnificato: cresce nella nostra anima: la Vergine rendendo grazia in sé, diventa un segno e un modello della progressiva configurazione a Cristo. Come Maria ogni cristiano è chiamato con le opre, il pensiero e con la parola a trasformarsi nell’immagine di Dio che è in Cristo. Solo questa trasformazione da motivo alla gioia e all’esultanza come in Maria: se non si riesce nella trasformazione in Cristo, non si può esultare.
- Dignità e umiltà di Maria: L’umiltà è una grande virtù, tanto più essa si trova in una creatura eccelsa come la Madre del Signore, tanto più alta è la santità
- Tutti mi proclameranno beata perché grandi cose ha fatto per me il potente: Tutte le generazioni sono per Origene i credenti. Egli sottolinea ancora una volta che questo avviene perché Maria è stata umile.
- Il Magnificat è di Maria o di Elisabetta? La posizione di Origene non è chiara anche se possibile pensare che egli lo attribuisce a Maria per il fatto che tutta l’omelia VIII sottolinea, attraverso il Magnificat il cammino spirituale della Madre di Gesù. L’attribuzione a Maria è in ogni caso fondata su una consolidata e quasi unanime tradizione, mentre l’attribuzione ad Elisabetta ha pochi testimoni e pochi codici.

Conclusione

L’eredità mariologia di Ignazio, Giustino e Ireneo, è stata valorizzata nel III secolo da Ippolito, Clemente e soprattutto Origene. Con questo autore inizia l’approfondimento evangelico della Madre di Gesù come esempio del credente. Ireneo intuisce che la Madre di Gesù non canta solo a motivo della sua vicenda personale: in lei confluisce tutta la gioia del popolo di Dio e si anticipa l’esultanza della Chiesa di Cristo. Con Origene il cantico di Maria entra nell’omiletica cristiana ed è considerato come una profezia ed una testimonianza dello Spirito che riempie l’esistenza della Vergine al momento della concezione di cristo. I passi che interpreta vengono tutti considerati ella luce spirituale della santità di Maria: essi ne testimoniano la profonda umiltà e il grande progresso nella perfezione.

continua........

Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 19:37
II
La Vergine Madre e la crescente attenzione cultuale della comunità del III secolo nei suoi confronti

Fonti culturali

1. Presenza della Vergine nell’anafora eucaristica e nel Rito battesimale: Ritornando quanto già detto sulla Traditio apostolica, la menzione di Maria nell’anafora eucaristica risulta di capitale importanza e significato perché:
- la Vergine è ricordata nella celebrazione della Pasqua sia annuale che ebdomadaria;
- tale ricordo ha luogo in un contesto marcatamente liturgico di rendimento di grazie;
- nel cuore della celebrazione liturgica la Chiesa rivive e commemora l’evento salvifico dell’incarnazione verginale, segno della nostra salvezza.
La menzione nel rito battesimale è egualmente importante perché:
- il ricordo della Vergine avviene la notte di Pasqua, in cui veniva conferito il battesimo;
- il catecumeno, confessando che Cristo è nato dalla Vergine per mezzo dello Spirito, nasce egli stesso nell’acqua e dallo Spirito.
2. Interpretazioni mariologiche del Salterio: L’importanza del Salterio nella Liturgia è nota, dovuta al fatto che in essi è il Cristo l’orante e il protagonista. Agli inizi del III secolo il salterio viene accolto nella liturgia cristiana, divenendo un “libro liturgico” per gli incontri cultuali. In questo contesto è significativo che alcuni versetti dei salmi siano riletti in chiave mariana:
Sal 19,6: “Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la Via”. Maria è vista come il tabernacolo da quale esce Cristo sole di giustizia e luce del mondo (Novaziano)
Sal 22,7: “Ma io sono verme. Non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo”. Origene vi ha visto una affermazione della concezione verginale: come il verme non esce dall’incontro di un maschio e una femmina, così anch’io non sono nato da tale incontro, secondo il modo e le leggi della natura umana”.
Sal 22,10-11: “Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre…..” Tertulliano vede nella madre del giusto la Vergine;
Sal 67,6: “La terra ha dato il suo frutto” Tertulliano identifica la Vergine con la terra vergine dalla quale Dio ha plasmato l’uomo nuovo.


3. “Tipi” mariani biblico – liturgici: La Vergine è paragonata:

1. al talamo nuziale: simbolo che mette in luce l’aspetto sponsale dell’incarnazione (Tertulliano e Novaziano)
2. alla pietra staccatasi dal monte: la pietra che si stacca dal monte nel sogno di Nabucodonosor è simbolo di Cristo concepito verginalmente da Maria (Ireneo)
3. Nube leggera: è il simbolo del grembo della Vergine non gravato da seme umano;
4. Arca: costruita di legno incorruttibile, rivestita di oro che contiene le tavole dell’Alleanza, è simbolo di Maria che immune dalle leggi della corruzione, porta in sé il Figlio di Dio (Ippolito)
5. Verga di Jesse: la verga che spunta sul trono di Jesse, è simbolo di Maria da cui fiorisce il Cristo (Tertulliano)
4.Tracce di pietà mariana rivelate dall’archeologia: Ad Alesandria d’Egitto viene edificata dal Patriarca Teona la prima chiesa dedicata a Maria e divenuta famosa.
5.Chiesa e Maria: culto di imitazione: I teologi del III secolo mettono in rapporto Maria con la Chiesa, evidenziando l’esemplarità della prima nei confronti della seconda. La Chiesa deve guardare a Maria non soltanto nella sua esistenza evangelica terrestre, cioè al passato, ma anche alla sua presenza perenne nel tempo della Chiesa con la sua comunione di creatura trasfigurata e con la sua indefettibile intenzione di salvezza nei nostri confronti.
6. La più antica preghiera mariana: Il Sub tuum praesidium è stato composto in Egitto e trovato scritto su un papiro non posteriore al III secolo, la conferma è l’uso ormai diffuso nel III secolo di chiamare Maria Theotokos. E’ una preghiera direttamente rivolta a Maria, sgorgato dal cuore di una comunità cristiana che vive un momento di gravi tentazioni e pericoli.. E’ una preghiera collettiva alla Vergine, di indole liturgica che lascia intravedere la consuetudine da parte della comunità cristiana di invocare direttamente la Vergine. La Madre di Dio, di cui si riconosce la verginità e la potente intercessione, è per la comunità cristiana un rifugio di misericordia. In esso ci si sente sicuri perché la Vergine non respinge le suppliche di quanti la invocano nei momenti di necessità e di pericolo.
7. Maria dispensatrice di grazia? Un primo accenno alla mediazione di Maria lo abbiamo nelle omelie su Luca di Origene che afferma come fu grazie alle parole di Maria che Giovanni Battista fu santificato e che la grazi entrò per Maria come era entrato il peccato a causa di Eva. Se si pensa che il testo delle omelie era destinato ai catecumeni, ci vediamo l’impulso dato da Origene a questo culto fondato sella lettura del testo evangelico.


Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 19:39
SEZIONE TERZA


La presenza e la funzione della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella dottrina e nel culto cristiano del secoli IV – VI

La santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella riflessione teologica del Padri e fedeli della chiesa antica


I
La santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria
nella riflessione teologica deI Padri e fedeli
della chiesa antica

Premesse contestuali

Ecco le grandi aree ecclesiali di questo periodo:
- In Oriente abbimo diverse scuole di pensiero collegate con le varie chiese:
o Chiesa sira con la scuola di Emessa (Efrem Siro)
o Chiesa di Alessandria con la scuola di Origene (Atanasio, Cirillo)
o Chiese dell’Asia Minore (Cappadoci, Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio Nazianzeno)
o Chiesa di Palestina (Eusebio, Cirillo di Gerusalemme, Epifanio di Salamina)
o Chiesa di Antiochia con la scuola biblica (Crisostomo, Severiano di Gabala)

- In Occidente sono le chiese che si identificano con le grandi personalità:
o Ilario, pesnatore acuto e spirito critico
o Ambrogio di Milano, il fondatode della mariologia latina
o Girolamo, l’esegeta della chiesa latina
o Agostino, il più rande dei padri latini

Tutti questi padri hanno avuto una particolare attenzione dottrinale per Maria, ne hanno compreso la centralità e la funzione teologica all’interno del mistero di Cristo e della Chiesa. Essi hanno trattato ampiamente:
- la divina maternità e il rapporto di Maria con lo Spirito Santo
- la verginità in tutti i suoi aspetti
- il rapporto Maria – Chiesa soprattutto in Occidente
- la santità di Maria
- la sua assunzione al cielo
- l’intercessione e la mediazione celeste anche se ancora in modo embrionale

Contenuti dottrinali
maternità divina di Maria

L’esigenza di confessare Cristo, figlio di Dio fatto uomo, nella sua vera identità di uomo – Dio, ha portato all’affermazione della maternità divina e verginale come a segno di verità e garanzia di questo evento.
Gesù è il volto umano di Dio?
Ario risponde che se lo fosse, si metterebbe in scacco la trascendenza di Dio stesso e il monoteismo biblico. Non ci possono essere in Dio due generazioni perché o Dio non sarebbe più Dio o ci sarebbero due dei. Il Verbo non ha assunto quindi una vera natura umana, ma la parvenza di essa. Maria non è quindi Theotokos, al massimo Cristotokos;
Il Concilio di Nicea (325) afferma invece che sì, Gesù è il volto umano di Dio, figlio di Dio ma vero uomo, generato non creato e consustanziale a Padre. Assumendo nella pienezza la natura umana egli è diventato il mediatore tra Dio e gli uomini. Se il Verbo non avesse assunto la natura umana completa, non avrebbe nemmeno potuto salvare completamente l’uomo.
Il messaggio di Nicea viene ripreso dal Concilio di Costantinopoli (381): Con Gesù Dio ci ha dato il suo Figlio e non un nuovo Figlio: Gesù è Dio fatto uomo e non un uomo divenuto Dio.
In queste affermazioni ritorna sempre più chiaramente il titolo di Theotokos per Maria recepito in quasi tutte le aree ecclesiali: non accettare Maria come Genitrice di Dio, significa che Gesù non è Dio, significa negare che il Verbo è diventato veramente uomo.
Gesù è l’umanizzazione di dio?
Antiochia risponde di no: la trascendenza di Dio e la completezza della divinità e dell’umanità postula in Cristo due esseri sussistenti, due ipostasi. Si deve parlare di in abitazione del Verbo e non di umanizzazione che rimane quindi apparente e questo, per salvaguardare la divinità di Verbo.
Il Concilio di Efeso (431) afferma invece che esiste una sola ipostasi nella persona del Verbo, dove le due nature, divina e umana convivono nettamente distinte ma perfettamente unite nell’unica persona: Gesù è vero Dio e vero uomo: Il Verbo di Dio ha assunto la natura umana, è nato veramente secondo la carne da Maria per cui lei è la Theotokos. Questo titolo è la garanzia della verità e della realtà dell’incarnazione.
Gesù è verità di dio e verità dell’uomo
Il Concilio di Calcedonia (451) confessa solennemente “un solo e medesimo Cristo Figlio, Signore, Unigenito, riconosciuto in due nature, senza mescolanza né trasformazione, senza divisione né separazione, senza che per l’unione la differenza delle nature sia tolta, salva anzi la proprietà di ciascuna natura e concorrendo ciascuna in un’unica persona e in una sola ipostasi”. Maria è chiamata “La Vergine, la Genitrice di Dio secondo l’umanità” dove la verginità e il titolo confermano la verità dell’Incarnazione. Maria è vista perciò come totalmente relativa a Cristo e alla verità che lo riguarda.

la vergine madre e lo spirito santo

In questo periodo storico, oltre a difendere la vera incarnazione del Verbo, si discusse e definì anche la divinità dello Spirito Santo contro gli ariani e i pneumatomachi, cioè gli avversari dello Spirito. Furono anche i grandi padri Atanasio, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo che studiarono in modo attento ed appassionato lo Spirito Santo. E’ in questo contesto che viene sviluppato il tema “La Vergine Maria e lo Spirito Santo”. Maria non era, infatti solo colei che aveva generato il Verbo di Dio secondo la carne ma proprio per questo anche Colei che era stata coinvolta in modo unico e singolare con lo Spirito Santo. Che cosa si è approfondito di più rispetto ai secoli precedenti?
- il simbolo di fede che proclama: “si è incarnato dallo Spirito Santo e da Maria la Vergine”
- il fondamento biblico di questa professione di fede
- la preparazione operata dallo Spirito in Maria in vista della divina maternità
da vergine e da spirito santo
- L’Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine avviene per opera esclusiva dello Spirito Santo. Abbiamo da un lato la radicale incapacità della natura a produrre il frutto che la trascende e dall’altra la potenza divina che opera non infirmata dalla debolezza della natura;
- Per questo chi nasce da Maria è Figlio di Dio, plasmato da Spirito Santo, fiore incorrotto di divinità spuntato per opera divina sulla nostra terra, in mezzo a noi;
- La madre che fa nascere il Figlio di Dio alla natura umana per opera dello Spirito è perciò santa e incorrotta, vergine e madre per opera sua. In lei lo Spirito ha potuto operare a causa della sua totale disponibilità. Per questo, non essendo stata toccata da un uomo, ma adombrata dallo Spirito, Maria è la terra vergine, irrigata dallo Spirito per produrre il frutto della Vita.

lo spirito santo e la catarsi di Maria

A questa missione lo Spirito ha preparato Maria prima ancora dell’annunciazione. Essa avviene, nell’intuizione dei Padri, come un previo processo di purificazione e santificazione di Maria:
Ireneo afferma che il Puro che aprì il puro grembo rese egli stesso puro questo grembo;
Cirillo di Gerusalemme (348) afferma che “incontaminata e senza macchia è la generazione. Ora infatti spira lo Spirito Santo, ivi viene tolta ogni contaminazione. Senza macchia fu dunque la natività umana dell’Unigenito della Vergine”;
Ilario di Poitiers (356) afferma nel suo De Trinitate che lo Spirito venendo dall’alto santificò il seno della Vergine, si mescolò alla sostanza della sua carne e con la sua forza e il suo potere assunse ciò che gli era estraneo, cioè la carne […..] e per questo adombrò la Vergine, ne corroborò la debolezza, perché la sua potenza divina coprisse di virtù la sua natura.
L’idea della purificazione di Maria sembra tuttavia aver subito un lento processo di chiarificazione: si parte con Ilario dalla santificazione fisica per giungere a Beda che parla chiaramente di purificazione e santificazione morale.
Gregorio Nazianzieno in oriente afferma chiaramente che Cristo diventa uomo in tutto, eccetto nel peccato: concepito da una Vergine prepurificata nell’anima e nella carne dallo Spirito.
Antipatro parla già di santificazione morale, in vista di un degno concepimento del Figlio di Dio.
Teodoro di Ancira (V secolo) ha splendide pagine in cui descrive questa opera di santificazione e purificazione operata dallo Spirito Santo. In un celebre brano di una sua Omelia difendendo la dignità dell’incarnazione e del concepimento verginale parla di:
- purificazione previa di Maria per opera dello Spirito Santo paragonato al fuoco, da ogni macchia che avesse eventualmente contratto e il suo pervenire ad uno stato di purezza e bellezza più che originario;
- santificazione di tutto il suo essere ad opera dello Spirito Santo
- l’accoglienza nel suo grembo ormai puro e profumato di santità del Verbo di Dio.
la preparazione al mistero della divina maternità
I Padri compresero che limitare al momento dell’annunciazione la preparazione di Maria al mistero della sua divina maternità era troppo circoscrittivi: non ci si improvvisa infatti in un istante, né si può pretendere che tutto sia opera esclusiva dello Spirito santificatore. Ecco perché essi esaltano la sua verginità e cominciano a celebrare anche la sua natività nel VI: fin dal primo istante della sua esistenza, lo Spirito operò in lei, preparandola alla sua grande missione. Ecco perché i Padri la vedono anche portatrice di grazia, strumento di santificazione nella sua visita ad Elisabetta.

la verginità di Maria

la virginitas ante partum
La concezione verginale era già un dato acquisito, proclamato e creduto nella vita liturgica della Chiesa. Epifanio si chiedeva: “quando mai e in quale epoca ha uno osato pronunciare il nome di Maria senza subito aggiungervi, se interrogato, la Vergine?”
la virginitas in partu
Il tema della verginità del parto è dibattuto e ancora poco chiaro, anche a motivo degli gnostici che sottolineavano il parto verginale per poter affermare poi l’incarnazione solo apparente di Cristo. Le affermazioni dei padri sono differenti:
Atanasio: parto naturale
Efrem: parto naturale ma senza dolori e lesioni
Cristostomo: parto misterioso
Leone Magno: parto che consacra la verginità e non la diminuisce
Quelli che pensano al parto verginale lo difendono per questi motivi:
- E’ Dio che nasce
- Se l’integrità fosse stata lesa la fede che professa che è Gesù è nato dalla Vergine sarebbe falsa
- La generazione di Cristo è unica ed è quella che ha dal Padre
- Se è stato concepito verginalmente, doveva nascere verginalemnte
Essi vedono perciò uno stretto legame tra concezione e nascita verginale che è perciò un aspetto dello stesso mistero della concezione verginale.
la virginitas perpetua
Che Maria non abbia avuto rapporti sessuali dopo la nascita di Cristo è professato coralmente dai Padri della Chiesa del IV – VI secolo. Alcune voci di contestazione come quelle di Gioviniano, Bonoso, Elvidio, trovano l’immediata e sicura reazione di Girolamo, Ambrogio ed Agostino.
Girolamo dedica a questo problema un’opera intera e diede queste spiegazioni:
- moglie: il termine viene usato dalla scrittura anche per indicare una sposa vergine
- genitori di Gesù: gli evangelisti lo affermano per difendere la buona fama di Maria, non perché Giuseppe fosse suo vero padre;
- prima che andassero a stare insieme: a volte significa, come in questo caso, quanto prima si aveva intenzione di fare, ma che poi non si verificò;
- fino a quando partorì il figlio suo: l’evangelista vuole indicare che Maria non era stata conosciuta da un uomo prima della nascita perché noi ci rendessimo conto che ella non fu conosciuta neanche dopo;
- primogenito: il titolo biblico spetta a chiunque apra il seno materno, anche se non seguono altri figli.

Rispondendo ad Elvidio Gerolamo dice: tu affermi che Maria non è rimasta Vergine, invece io ti dico che anche Giuseppe, dietro l’esempio di Maria, è vissuto vergine, affinché il figlio verginale fosse generato da un matrimonio verginale.

Agostino commenta le parole della vergine: “non conosco uomo” come un proposito di verginità totale al servizio di cristo, tanto che egli propone Maria a modello di tutti colore che si consacrano a Dio nella verginità.
Per i Padri dunque la perpetua verginità di Maria non è altro che una risultante della sua radicalità nella fede, del suo essersi donata liberamente ma totalmente all’opera e al sevizio del figlio suo. La verginità di Maria, in tal modo, diventa esemplare per tutta la Chiesa perché esprime appunto la sua incondizionata dedizione a Dio nella fede e non per un aspetto meramente fisico o carnale. Questa concezione della verginità di Maria, che i padri videro profondamente radicata nella testimonianza biblica, si andò sempre più precisando non per motivi di forte ascetismo contro il matrimonio come facevano i manichei, ma come elemento che completava in maniera totale la dedizione della madre e la sua partecipazione consapevole all’opera di Gesù.

la figura etica della sempre vergine

difetti di Maria: il caso di crisostomo

Come per la perpetua verginità, in questo periodo ci furono delle resistenze nei confronti della figura etica di Maria. Riguardo all’esenzione di Maria dai peccati attuali, i testimoni della tradizione non furono tutti di un’unica opinione.
Basilio spiega la spada di Simeone come un turbamento in Maria;
Anfilochio di Iconio la collega con una dissociazione di pensiero, una crisi di fede in Maria anche ai piedi della croce;
Crisostomo commentando MC 3,31-35, afferma un po’ un comportamento superficiale in Maria che voleva vantarsi davanti a tutti per la sua maternità nei riguardi di Gesù, del quale ancora non aveva compreso la sua vera identità. In altro passo sulle nozze di Cana parla di richiesta tempestiva della Vergine al Figlio. Per comprendere Crisostomo bisogna fare queste considerazioni:
- Non era ancora stata definita la materntià divina ad Efeso, l’accento si poneva ai dogmi cristologici e le conseguenze della redenzione su Maria restavano in ombra;
- Crisostomo sottolinea a volte alcuni aspetti per dar valore ad altri
- Nelle sue affermazioni su Maria, egli non vuole sottolineare la santità o meno di lei ma due aspetti per lui della massima importanza: il fatto che la manifestazione messianica di Gesù non dipendeva dalla madre ma dal volere di Dio e che Maria ha interceduto presso suo figlio a favore degli uomini anche sembrando inopportuna e precipitosa; Gesù invita tutti, compresa la madre che si gloria della sua maternità fisica, a diventare sua discepola: Crisostomo non si sogna nemmeno di insegnare che Maria abbia commesso peccato, ma che anche lei fu evangelizzata dal figlio, nello stesso modo degli altri discepoli.
la madre di dio discepola in cammino

I Padri di questo secolo compresero sempre meglio che Maria non fu solo adorna di grazia, ma rispose a Dio con un cammino discepolare fatto di fede. Agostino sottolinea che Maria prima di essere vergine nel corpo lo fu nell’anima, determinando un decisivo balzo in avanti nell’approfondimento della santità di Maria. Egli afferma che la grandezza di Maria è di più per l’essere stata discepola di Cristo che Madre di Cristo.
l’attributo aghia dato alla vergine

Epifanio ed Eusebio di Cesarea chiamo spessissimo Maria “santa”. Aghia riferito a Maria non può essere compreso solo sulla base dello sviluppo del culto cristiano per i Santi, ma anche sulla base della dimensione profonda di questo termine. I Padri videro nella promessa: “quello che nascerà da te sarà santo”, garantita anche una partecipazione della Vergine Madre alla santità di Dio.

il problema dell’immacolata concezione

Efrem Siro in Oriente ed Agostino in Occidente toccano il problema della concezione immacolata di Maria
Efrem in un suo famoso inno, parlando a Gesù, afferma: “tu solo e tua madre siete belli sotto tutti i punti di vista: in te non c’è peccato alcuno e nessuna macchia in lei. Egli esclude a Cristo e da Maria ogni macchia morale, in modo tale che questi sono gli unici a godere di questo privilegio. Non è dunque una santità comune o la verginità e nemmeno la santificazione nell’utero ma di qualcosa di più.
Agostino non ha il minimo dubbio su questa santià come non l’ebbe il suo maestro Ambrogio. Dobbiamo distinguere in lui la sua idea sulla santità di Maria e il suo atteggiamento verso l’Immacolata Concezione.
- Contro Pelagio che prendeva a modello spirituale Maria di cui affermava la santità raggiunta solo con le proprie forze, Agostino afferma che la santità personale di Maria è invece un privilegio, una grazia. Ogni santità viene da Cristo, anche quella di Maria Se Maria è santa lo è perché anche lei è stata redenta.
- Poco chiara e discussa tra gli studiosi è la posizione di Agostino circa l’Immacolata concezione di Maria. Egli intanto afferma l’assoluta santità di Maria ed è però preoccupato di difendere contro le eresie l’universalità della redenzione di Cristo, a cui anche Maria è soggetta.

conclusione del destino terreno di Maria

periodo di silenzio

A parte i testi apocrifi, la fine del destino terreno di Maria è passata sotto silenzio nei primi quattro secoli della storia della Chiesa. Il primo a porsi il problema è Epifanio di Salamina in una lettera indirizzata ai cristiani d’Arabia del 377, dove egli confessa la propria incertezza quando affronta la questione dell’evento finale della Madre di Cristo.
le fabulazioni degli apocrifi
Al contrario della letteratura subapostolica e dei testi sacri stessi, la letteratura apocrifa al contrario descrive con dovizia di particolari e fantasticherie la fine di Maria. Questi racconti vanno sotto il nome di Transitus Mariae. Ne conosciamo una ventina assai interessanti sotto il punto di vista topografico, liturgico e dottrinale. Seguono più o meno tutti lo stesso cliché:
- annunzio a Maria della prossima morte e assunzione da parte dell’angelo Gabriele e offerta della palma;
- arrivo di tutti gli apostoli, transitati sulle nubi, alla casa di Maria;
- morte e sepoltura di Maria con ostilità dei giudei e loro punizione;
- transito alla gloria tra splendori di luci, canti e cori angelici.
Pur non avendo alcun valore come testimonianza storica dell’evento, gli Apocrifi traggono origine dalla diffusa pietà popolare del tempo e hanno influenzato sia la liturgia che la riflessione teologica successiva.
In Oriente Teotecno di Livia, intorno all’anno 600, esorta alla gioia e al canto per celebrare la festa delle feste, l’assunzione di Maria.
Giovanni di Eubea (+749) afferma che bisogna celebrare la dormizione come la festa più solenne di quelle dedicate a Maria.
In Occidente Gregorio Magno (540-604) nel suo sacramentario presenta un formulario liturgico della festività in cui la santa Madre di Dio ha subito la morte temporale, senza conoscere l’umiliazione e la schiavitù della morte”.
Nel messale gotico – gallicano del VI e VII secolo il giorno dell’Assunzione è detto “sacramento non spiegabile”
Orinete ed Occidente intanto celebrano con grande solennità il 15 agosto il “dies natalis” di Maria.

la morte di Maria

La costituzione dogmatica del dogma dell’assunzione, non precisa se Maria è morta o non è morta. In alcuni sermoni della chiesa antica viene affermato che siamo di fronte ad un mistero incomprensibile che trascende qualsiasi capacità di discorso. Abbiamo due posizioni nei Padri:
- da un lato ci sono molti espliciti accenni alla morte di Maria che è fondata sul principio di convenienza. Maria è morta a causa della sua natura umana e perché in quanto discendente di Adamo soggiace anche lei alle leggi della natura; è morta perché anche Cristo è morto secondo la carne e perché lei doveva bere allo stesso calice amaro di lui;
- questa morte non comporta però una schiavitù e la corruzione, ma è come un sonno estatico, un sonno beato: mentre muore entra nel passaggio glorioso dalla terra al cielo.


continua........

Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 19:40
Perché tutto questo?

- Il corpo di Maria è incorruttibile perché in vita ha accolto il corpo di Cristo (Modesto di Gerusalemme)
- Come l’utero di Maria è rimasto integro nel parto così non si dissolse la carne della defunta (Giovanni Damasceno)
- Per il suo ruolo nell’opera della redenzione: come Maria è stata configurata a Cristo nella morte, lo doveva essere nella gloria della resurrezione

la glorificazione di Maria

La condizione post – temporale di Maria è vista come una elevazione nella gloria del Signore. Germano di Costantinopoli afferma che, libera dalla corruzione, il Figlio l’ha assunta presso di sé, chiamandola alla sede della beatitudine.
Damasceno afferma che mentre Maria viene trasferita nella gloria, si verifica uno sconvolgimento degli elementi cosmici: questi vengono santificati e si realizzano prodigi in mezzo agli uomini.
Per RENDERE più comprensibile questa ascesa gloriosa di Maria, i Padri cercano simbologie scritturistiche. Così Maria è:
- simile alla colomba che Noè fece uscire dall’arca del diluvio;
- simile all’arca dell’alleanza che viene traslata non dai buoi ma dagli angeli
- Enoch, Elia e Paolo, sono figure dell’assunzione: Maria non viene portata la terzo cielo, ma vola veloce al trono el Figlio dove lo contempla faccia a faccia.
Maria e la chiesa

Il tema Maria – Chiesa è già entrato nella riflessione patristica.

Ireneo aveva già paragonato la Chiesa a Maria vergine e madre e aveva chiamato il magnificat cantato da Maria “profezia della chiesa”. Origene aveva proposto Maria come esempio per la Chiesa nel suo cammino di fede.

a) In Oriente abbiamo:

a. Efrem: Maria è terra della Chiesa per cui la chiesa non si corromperà mai per la terra della Chiesa è il corpo di Maria;
b. Didimo Alessandrino:guardando alla madre rimasta vergine nel concepire Cristo afferma che la piscina battesimale diventa madre di tutti i fedeli per opera dello Spirito Santo restando vergine.

b) in Occidente:

a. Ambrogio: come Maria, la Chiesa ci partorisce, resta gravida non da uomo, ma dallo Spirito Santo. Come Maria anche la Chiesa è vergine ed è Madre, ma anche ognuno di noi è madre e vergine come Maria e come la Chiesa se crede concependo in sé la Parola di Dio. In ognuno di noi deve esserci perciò l’anima di Maria per magnificare il Signore; in ognuno ci sia lo spirito di Maria, per esultare in Dio.

b. Agostino: La Chiesa è superiore a Maria in quanto anche Maria è membro della Chiesa, membro eccelso e santo. Ma esiste un rapporto di similitudine tra la Chiesa e la Vergine: Maria è madre fisica del Cristo e madre spirituale delle sue membra; come lei la chiesa partorisce i popoli alla fede restando vergine nella fedeltà a Cristo. Fondamento della maternità di entrambe è la carità, una carità che in Maria promana dalla fede e la rende feconda nel generare Cristo – capo ad opera dello Spirito Santo e feconda nel cooperare nella chiesa alla rigenerazione del corpo di cristo, cioè tutte le sue membra, nei tempi della terra e della storia.

c. Leone Magno: afferma che come d spirito nasce il Cristo nelle viscere della madre intemerata, così nasce pure il cristiano nel grembo della santa chiesa.

d. Cromazio di Antiochia: non si può parlare di Chiesa se non vi è presente Maria, la madre del Signore, con i fratelli di lui.

intercessione, mediazione, maternità spirituale

maternità spirituale di Maria

Epifanio di Salamina: è il primo a dare a Maria il titolo “nuova madre dei viventi”: Eva fu causa della morte, perché per colpa sua la morte venne al mondo. Maria fu causa della vita, perché per mezzo suo fu partorita a noi la vita;

San Nilo: chiama Maria madre di tutti coloro che vivono in modo evangelico;

Agostino: Ogni fedele può diventare madre di Cristo se rigenera le membra di Cristo o le fa crescere fino alla sua perfetta statura, attuando la volontà del Padre. In tal senso la Chiesa è madre di Cristo, in quanto rigenera i fedeli membra di Cristo. La deduzione per Maria è chiara: Chi più di lei ha fatto la volontà del Padre? Così Lei, oltre ad essere la Madre di Cristo per averlo concepito fisicamente, è anche la madre delle membra di Cristo più e meglio di ogni singolo fedele.

Scritti apocrifi: Nell’apocrifo F, Giovanni chiama Maria: “mia sorella che è divenuta la madre dei dodici rami ( i dodici apostoli); “Maria nostra madre”; “Maria, nostra sorella, madre di tutti quelli che sono salvati”.
esercizio della maternità di Maria:intercessione e mediazione
- Severiano di Gabala (+dopo il 480): è testimone eccezionale per il primo configurarsi dogmatico e cultuale della mediazione di Maria a favore dei fedeli: Mai fino ad ora l’intercessione e la mediazione di Maria era stata così giustamente colocata nel contesto ecclesiale terreno e celeste. La sua OMELIA SUL LEGISLATORE è perciò fondamentale. L’autore:
o Ribadisce quattro volte la presenza operante di Maria per il popolo cristiano
o Afferma che Maria ha un grandissimo potere fondato sulla sua maternità divina. Oggetto del suo intervento sono i Barbari da ricacciare e i cristiani da difendere. L’azione della vergine è descritta con “intercede per noi”, “umilia i nemici della verità”;
o L’intervento di Maria è posto sullo stesso piano di quello degli Apostoli e dei martiri ma supera questo per livello come testimoniano l’uso degli appellativi applicati alla vergine
- Cirillo d’Alessandria nella sua omelia pronunciata al Concilio di Efeso (431) enumera gli interventi di Maria nel debellare il male e nell’edificazione della Chiesa;
- Basilio di Seleucia (+458) ripropone il potere che deriva a Maria dalla sua relazione con il Figlio, un potere di intercessione che lei esercita direttamente. Paragonando la Vergine ai Santi afferma: se Cristo ha dato tanto potere ai Santi, quanto più grande non l’ha concesso a sua Madre! Dandole tanto potere, il figlio si mostra riconoscente verso colei che le è stata Madre. Da questo potere l’omileta i aspetta due cose: qui sulla terra la pace e dopo la morte la gioia del paradiso.
- Romano il Melode (+ 560), il più grande degli innografi greci, chiude molti suoi inni pregando che Cristo faccia grazia a Lui e a tutti i fedeli “per intercessione della Madre sua”. Maria è madre pietosa di tutti. Ella stessa si rivolge al Redentore dicendo:”poiché non solo di te io sono la madre, Salvatore pietoso, ma per tutti io ti supplico”. L’oggetto dell’intercessione di Maria non sono solo i beni spirituali, ma anche quelli materiali di cui gli uomini hanno bisogno. Come madre intercede per i figli che per amore si riconcilino, abbiano stagioni propizie e raccolto abbondante.
riflessioni dottrinali

La maternità spirituale di Maria ha come fondamento il fatto che ha cooperato mediante l’amore a generare la chiesa dei fedeli che formano le membra del corpo di cristo.
La sua intercessione materna ed efficace si fonda sulle intime relazioni che lei ha con il Figlio di Dio incarnatosi nel suo grembo. Beneficiari di essa sono la Città di Costantinopoli per essere liberata dai barbari, i cristiani nelle ristrettezze spirituali e morali. Ella esercita la sua intercessione intervenendo presso Dio per la vittoria e la pace tra noi.

Maria madre di Dio nel culto cristiano

testimonianze letterarie

- Nilo di Ancira (+ 432): Maria è detta beata presso tutte le nazioni ed in ogni lingua, nel modo intero, ed è celebrata con canti.
- Antipatro di Bostra (dopo 457): Quale generazione non predica beata Maria?
- Gregorio di Nazianzo: racconda come la martire Giustina invocò l’aiuto di Maria con la preghiera, come Colei che poteva recare soccorso a una vergine in pericolo. Il documento testimonia che la Vegine era invocata e ci si rivolgeva a lei come campione di castità e protettrice delle vergini.
- Ambrogio: esorta le vergini ad imitare Maria e a pregarla per ricevere il dono della grazia divina:
- Gregorio di Nissa: racconta l’intervento della Vergine a favore di Gregorio Taumaturgo: ella apparendole con S. Giovanni Battista lo aiuta a risolvere tutti i suoi dubbi sulla fede,
testimonianze liturgiche
- Prima dell’introduzione delle feste mariane, l’attenzione alla Vergine scaturisce dalla celebrazione del ciclo cristologico, comprendente l’Epifania (III secolo in Oriente), Natale (fine del III a Roma), Presentazione del Signore i Ipapante (Gerusalemme IV secolo); l’avvento (metà del IV secolo). Nell’orbita del natale si comincia a commentare l’annuncio a Maria secondo Lc 1,26-35 e le parole di Elisabetta.. All’inizio quella di Maria è una presenza discreta che acquista però sempre più spazio.


- Quando sorgono le feste mariane?

o A Gerusalemme a partire dal V secolo si celebrava “il giorno di Maria Theotokos” proprio il 15 agosto. La festa avveniva nella chiesa fatta costruire da Eudossia nel Getsemani, ove nel VI secolo si credeva di ravvisare il luogo della sepoltura di Maria. Forse dietro la spinta degli apocrifi questa festa andò sempre più assumendo il carattere di ricordo della “dormitio santae Mariae” e cioè della sua assunzione;
o A Costantinopoli nella prima metà del VI secolo si celebrava una festa mariana collegata con la reliquia della veste della Vergine nella chiesa detta detta Blacherne. La celebrazione aveva un chiaro collegamento con l’assunzione: si venera il vestito in mancanza del corpo che la terra non era degna di conservare.
o A Gerusalemme sorge anche verso la fine del V secolo la festa della natività di Maria e questo in occasione della dedicazione della chiesa costruita vicino alla piscina probativa dove Gesù aveva guarito il paralitico e che si riteneva il luogo dove era nata la Vergine.

alcuni tipi cultuali mariani

Tra i titoli che i Pari dl IV – VI secolo hanno inventato per Maria notiamo:
- Casa ospitale, tempio di Cristo (Idelfonso di Toledo)
- Dolcezza che mi ricrei
- Madre di Dio e madre del perdono
- Madre dell’unità (Agostino)
- Scrigno delle beatitudini ((Ambrogio)
- Figlia dei poveri (Giacomo di Sarug)
- Oggetto dei favori di Dio (Gregorio di Nissa)
- Candelabro delle sette lampade (Efrem Siro)
- Perfezione di tutte le comunità del Signore


rilievi sul culto patristico

Il culto che si sviluppa nei secoli IV – VI si specifica in atteggiamenti
di:

- ammirazione (Efrem)
- venerazione (Epifanio)
- preghiera fiduciosa (Severiano)
- imitazione (Atanasio, Ambrogio, Agostino)

Gli elementi primordiali di questo culto si trovano:

- nella percezione della sacralità della Madre di Dio
- nell’esperienza concreta della sua misericordia
- nella percezione di Maria come persona viva.

- Non è certo sostenibile la tesi di alcuni autori, soprattutto di area tedesca su una possibile relazione o rapporto tra il culto pagano di Iside e il culto cristiano di Maria anche a motivo dell’aspra polemica dei Padri contro l’empietà dei misteri pagani e in base al principio che “analogia” non vuole affatto dire “dipendenza”. Clemente Alessandrino (+215) condanna Iside a motivo delle immoralità di lei e delle orge dei suoi seguaci. Origene nega che si possa paragonare la generazione verginale di Gesù ai miti greci e Isidoro di Pelusio (+435) illustra la differenza sul piano morale tra la madre degli dei che ha concepito nella libidine e negli amori più nefandi e la Madre di Dio che invece ha concepito in maniera assolutamente unica e senza macchia.

Maria è quindi una donna, non una dea pagana.

Non si può negare certo che in certi momenti si evidenza un punto di contatto tra l’evangelizzazione e la cultura e che da questa essa accolga alcuni aspetti o espressioni che non contrastano con la fede. Ma bisogna con assoluta certezza affermare che il culto di Maria è un fenomeno cristiano legato all’annuncio del Vangelo, anche se risponde pure all’inclinazione dell’uomo a trovare una polarità religiosa femminile che corrisponda alle esigenze di una madre soprattutto in situazioni precarie. I Padri hanno esercitato una funzione critica e di salvaguardia nei confronti del culto mariano. Epifanio di Salamina (+402) condanna egualmente sia gli Antidicomarianiti che non riconoscono la verginità di Maria e sia i Colliridiani, per lo più donne, che offrono a lei dei sacrifici come se fosse una dea: “sono pari i danni derivati dall’una e dall’altra di queste eresie: li uni disprezzano la santa Vergine, gli altri la onorano al di là de lecito”.
- Il culto mariano si è sviluppato anche come culto di lode e di invocazione oltre che di imitazione. Qual è in breve il pensiero dei Padri su questo? Lo si capisce rispondendo a queste domande:
o Chi è l’uomo? E’ una proiezione verso Dio. Fatto a sua immagine è chiamato a realizzare se stesso, fondendosi il più perfettamente possibile col suo archetipo che è Dio stesso;
o Chi è il Cristo? E’ la Parola vivente fattasi carne per noi e per la nostra salvezza. Divenendo uomo, partecipando cioè della nostra natura, egli ci ha reso capaci di partecipare alla natura divina. La sua umanità è perciò l’unica via per la quale egli scende a noi e noi possiamo risalire al Padre;
o Chi sono i santi? Sono quelli che hanno realizzato la loro pienezza in Cristo e perciò sono coloro che di lui vivono, lui comunicano e a lui conducono.
o Chi è Maria? E’ la suprema realizzazione del cammino di ogni creatura, la più perfetta trasfigurazione nel divino, in Cristo. Ella è il supremo modello a cui aspira ogni fedele: essere come lei trasformata in Cristo.
o Perché ricorrere a Maria? Il ricorso a lei stabilisce la comunione con lei e, per lei, con il mistero di Cristo. La preghiera di lode mette il fedele in sintonia col mistero del Verbo, in cui la Vergine è fusa, mediante l’elevazione contemplante dell’anima che ascolta, medita, loda, canta la magnificenza di Dio e delle sue opere; la preghiera di supplica riconosce la debolezza strutturale dell’uomo ed anche la comunione che esiste tra i santi che sono vicini a Cristo e quanti ancora attraversano il tempo in mezzo a pericoli ed affanni.

Il vero culto mariano così come fu inteso dai Padri è apertura massima a Dio e ai fratelli, perché in noi e in loro venga generato il Cristo dallo Spirito (Agostino).

fine...un grazie al sito:
www.latheotokos.it

Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 19:42
Qui troverete molti testi ORIGINALI della Patristica MARIANA in latino......

http://www.testimariani.net/


DIFFIDATE DELLE IMITAZIONI......

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