Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 18:37
II
La Vergine Madre e la riflessione teologica
del Padri della Chiesa del II secolo
Premesse contestuali
Il meraviglioso evento della Salvezza in Cristo è vissuto in modo cosciente, inteso ed eucaristico dalle giovani comunità cristiane. Esse vivono in questo mondo, ma si sentono proiettate sull’altro versante del tempo. Le persecuzioni invece di appannare questo orizzonte di fede e speranza lo incrementano e lo rendono fecondo.
Le prime tracce cultuali introno alla Vergine Madre rientrano in questo clima escatologico. Ci sono qua e là correnti di pensiero che mettono in discussione la realtà della salvezza; pagani e colti giudei bollano come mitico il presunto concepimento verginale; ai margine delle comunità cristiane maturano correnti di pensiero che riducono l’identità di Cristo ad un semplice profeta (Ebioniti) o ad una parvenza (gnostici). In tal modo si cerca di vanificare la realtà dell’incarnazione e della stessa salvezza. Le reazioni del Padri furono tempestive, intelligenti e precise. Essi si resero conto di quale pericolo la fede cristiana stava per attraversare. Ed è qui che essi chiamano in causa Maria come vera madre vergine, quale garanzia e segno della vera identità di Cristo e della realtà della sua incarnazione.
Contenuti dottrinali
Il tema cristologico – mariano fondamentale verte sulla presenza di Maia nell’economia della salvezza. Tale tema sarà sottolineato come un dato di fede e facente parte del nucleo fondamentale del credo.
presenza e funzione della vergine madre nel piano salvifico
Ignazio di Antiochia (+110)
Secondo successore di Pietro, martirizzato a Roma sotto Traiano. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, scrisse le sue sette lettere, testimonianza della genuina tradizione apostolica. Ignazio è il primo dei padri apostolici che ha parlato di Maria con frasi semplici, brevi e categoriche. Se lui dunque scrive sulla Vergine, lo fa perché è convinto di trasmetterci la verità ricevuta dagli Apostoli. Ecco la dottrina di Ignazio:
a) Maria, la madre vergine, garanzia della salvezza in Cristo: la trascendenza di Dio non viene intaccata dall’incarnazione, così come affermavano i Doceti, perché la creazione e quindi la natura umana provenendo da Dio è buona ed è solo attraverso di esa che Dio ci raggiunge e ci salva. La maternità di Maria, ossia la nascita biologica del Signore, è la base inconcussa e garanzia dell’incarnazione del Figlio di Dio e della nostra salvezza. Per questo Ignazio usa fermezza nel parlare del verginale concepimento. (testo 28)
b) Maria con la sua verginale maternità è un elemento attivo voluto da Dio: essendo garanzia e base dell’umanizzazione di Dio, la maternità e la verginità di Maria sono subordinate alla cristologia e alla soteriologia: Maria è relativa a Cristo. Questi eventi, come quello della morte e resurrezione di Cristo non sono accaduti a caso ma fanno parte del piano nascosto di Dio. Accostando la maternità verginale all’evento pasquale, Ignazio coinvolge Maria in tutto il piano della salvezza. Sembra che Ignazio interpreti in senso mariologico il brano della Genesi.
Papia vescovo di Gerapoli (+ II secolo)
Secondo Vittorino di Pettau, Paia avrebbe scritto che l’angelo Gabriele evangelizzò Maria nello stesso giorno in cui il drago sedusse Eva. Se questo è vero Papia sarebbe il primo che avrebbe evidenziato esplicitamente il significato cosmico dell’annunciazione accostandola alla scena della caduta e mettendo in parallelo antitetico Eva e Maria
Aristide di Atene (+ 140)
Scrisse un’Apologia indirizzata all’Imperatore Traiano dove presenta in maniera concisa la nascita del Figlio di Dio che discese dal cielo e prese carne da una vergine ebrea e abitò in una figlia dell’uomo il Figlio di Dio.
Giustino, filosofo e martire (+ 165)
E’ il maggiore apologista del Ii secolo. Delle sue numerose opere giunte fino a noi ricordiano:
- le due APOLOGIE indirizzate ad Antonino Pio
- il DIALOGO CON TRIFONE GIUDEO, la più antica apologia contro i Giudei.
Dati i destinatari delle sue apologie, Maria esce dalla cerchia delle comunità cristiane e viene presentata al mondo come la Vergine Madre di Dio, libera iniziatrice e cooperatrice del piano della salvezza.
a) La Vergine Madre: Incarnazione e verginale concepimento appartengono ad un progetto di amore del Padre che con questo vuole divinizzare l’uomo. La Vergine Madre è il segno più forte che Dio ha consegnato all’umanità per rendere credibile il suo inaudito progetto. Maria è la strda che aiuta a capire l’operato di Dio.
b) La nuova Eva: Con il suo progetto Dio vuole ricondurre alle intatte origini la storia per la stessa via per cui essa era precipitata nel baratro: la Donna Maria. Con gli stessi mezzi l’uomo distrugge e Dio riedifica, perché Dio è più grande del peccato. Già Giustino sottolinea l’importanza non solo biologica della maternità di Maria, ma responsabilizza la vergine nella sua cooperazione alla salvezza dell’uomo.
Melitone da Sardi (+ prima del 195)
Fu molto stimato dai suoi contemporanei come grande carismatico. Le sue opere sono andate quasi tutte perdute, ci è rimasta solo una OMELIA SULLA PASQUA del tipo di Preconio pasquale. Per Melitone Cristo è tutto, riconferma la vera incarnazione dalla Vergine e collega questa col mistero pasquale. La Vergine partecipa alle sofferenze del Redentore ed è perciò in sinonimia con Lui “agnello” “agnella pura”.
Ireneo di Lione (+ 202)
Da giovane fu discepolo di Policarpo e venne anche a Roma. Intorno al 177 lo troviamo a Lione dove fu presbitero e vescovo. Fu uomo carismatico, conoscitore delle Scritture e delle tradizioni apostoliche. Fu un vero teologo della Storia della Salvezza. La sua opera SMASCHERAMENTO DELLA FALSA GNOSI e l’altra dal titolo APOIDEIXIS, una specie di catechismo per gli adulti, oltre a permetterci di conoscere il pensiero di Ireneo sono lo specchio della fede della Chiesa del suo tempo.
a) Vera e falsa teologia: i veri cristiani del II secolo si impegnavano a confessare con la vita quanto professavano con la fede; gli gnostici invece vivevano ai margini delle comunità cristiane e gareggiavano solo sul piano teorico nel fare teologia. Esso distinguevano gli uomini in tre categorie:
1. gli gnostici, nei quali prevale lo spirito e sono perfetti
2. i materiali nei quali prevale la materia e sono condannati alla perdizione
3. i cristiani nei quali si contemperano spirito e materia che possono raggiungere o no la salvezza.
Contro di loro Ireneo afferma che la vera sapienza è Cristo che vive nella chiesa, quindi essenzialmente la sapienza è sapienza di fede che trova nella chiesa la sua salvaguardia. Fare teologia significa riflettere sulla fede e rifarsi alle Scritture non alle elucubrazioni personali. Essa è trasmessa e custodita dalla Tradizione della Chiesa, una tradizione ininterrotta che risale a Cristo
b) La teologia della salvezza: Ireneo impernia la sua teologia sulla storia della salvezza, dove per salvezza intende il progetto divino che è ponte d’unione che cala Dio nell’uomo e riconduce l’uomo a Dio. Il peccato di Adamo blocca questo progetto dando inizio alla storia di depravazione e peccato dell’uomo. Con l’Incarnazione avviene lo sblocco e quindi l’attuazione piena del progetto: l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo.
c) La Vergine Madre nel progetto salvifico di Dio: Nel designare l’opera di Maria nella storia della salvezza Ireneo usa il termine “ricircolazione” mentre per designare quella di Cristo usa “ricapitolazione”. Come nella storia della caduta vi su la partecipazione della prima Eva, nella restaurazione vi è la partecipazione della Nuova Eva. Per questo principio di ricircolazione, per cui ogni cosa perduta viene recuperata abbiamo: Il cristo riprende Adamo, la croce l’albero della caduta, Maria riprende Eva. Il Verbo incarnandosi ricapitola in sé tutti gli uomini e si costituisce nuovo Adamo. Come il primo, così anche il secondo deve nascere da “Terra vergine”: Maria generandolo senza altro concorso umano, trasmette tutta la natura umana a Cristo perché sia il nuovo Adamo. Accanto al rapporto Adamo – Cristo, Ireneo sviluppa quello tra Eva – Maria. Accogliendo la salvezza e la vita, Maria diviene necessaria alla salvezza, causa di salvezza con la sua ubbidienza, mentre Eva, con la sua disobbedienza aveva causato la morte. E’ Maria che scioglie i nodi della disobbedienza di Eva portando la vita. La presenza di Maria è una presenza costante perché la presenza del Verbo trascende il momento storico e riempie della sua potenza salvatrice tutti i tempi Come ha generato Cristo, Maria genera anche le membra di Lui alla vita. Per Ireneo Maria è immanente al mistero che salva e il suo grembo materno è fonte di rigenerazione degli uomini in Dio.
Temi consequenziali:
- Cristo e, in ragione di lui Maria, è il centro della storia: la luce del Verbo illumina il cammino di ogni uomo, la sua presenza è immanente all’uomo. L’evento Cristo perciò non si può ridurre ai limiti temporali della sua vita terrena. Cristo è il centro a cui la storia converge e nel quale raggiunge la sua pienezza. Maria, dalla quale il Cristo è nato, è una figura centrale di questa storia;
- Maria ha un ruolo di mediazione storico – salvifica nel piano della salvezza: Ella è colei che ha dato al Padre, a nome di tutta l’umanità l’assenso supremo
- Incarnazione orientata alla Pasqua di Passione e resurrezione: per cui la Vergine è la bella agnella e l’agnella pura che ha generato l’agnello per il sacrificio;
- Dignità ed eccellenza della Vergine Madre di Cristo: assegnando alla Vergine titoli significativi come La Vergine, Avvocata di Eva, Figlia dell’uomo, Bella agnella, i Padri hanno orientato le comunità cristiane a prendere coscienza dell’eccellenza e della dignità della Madre di Dio.
- La figura etica della Vergine Madre: sono tre le piste con le quali si
comincia ad evidenziare la figura etica di Maria:
o La Verginità intesa come vita raccolta in Dio
o L’obbedienza della fede
o La relazione unica e singolare col Figlio di Dio
Spunti dottrinali collaterali
1. Maria e la Chiesa: mediante la connessione della nascita verginale con quella dei cristiani operata attraverso la fede e il battesimo, Ireneo introduce il confronto e la quasi identità della Madre di Dio con la Madre – Chiesa. A questa applica quello che avvenne nella Vergine Madre
2. Maria e l’Eucaristia:Abercio, vescovo di Gerapoli è noto per un’iscrizione che è chiamata “Epitaffio di Abercio” importantissima sia perché ricorda la sede episcopale di Toma, l’Eucaristia, il pesce con il suo significato cristologico, sia perché parla della Vergine che pesca il pesce purissimo da casta srgente, identificabile sia con Maria e con la Chiesa che celebra l’Eucaristia.
3. Lettura al singolare di Gv 1,13: rimproverando agli gnostici di affermare che i figli delle promesse applicano a se stessi quello che Giovanni ammette invece per il Figlio di Dio, implicitamente interpreta al singolare il versetto che suonerebbe così: non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato, affermando chiaramente la concezione verginale di Cristo.
4. I fratelli di Gesù: Il primo che ne parla, dopo gli autori dei vangeli è Egesippo del II secolo. Egli compose cinque libri dal titolo MEMORIE dove parla della famiglia di Gesù. I tesi sono citati da Eusebio di Cesarea.
5. Lc 1, 26 – 38: i padri hanno letto l’annunciazione evidenziandone l’esplosivo significato dottrinale, soprattutto il detto di Maria: “Eccomi, sono l’Ancella del Signore” è stato oggetto di particolare attenzione.
6. Lc 1, 46 - 55: E’Ireneo che per primo considera il cantico della Vergine “profezia” nella quale si riversò non solo l’anima di Maria, ma anche l’esultanza di Abramo e del popolo eletto e divenne il cantico di gioia di tutta la Chiesa.
7. Non si può parlare di silenzio su Maria dopo quanto si è detto, questa affermazione sui primi padri della Chiesa è priva di ogni serio giudizio critico e banalizza dati che sono invece fondamentali per lo sviluppo futuro.
Conclusione
Nel secondo secolo la Vergine è già oggetto non solo di attenzione ma anche di studio attento e profondo sotto l’aspetto dottrinale. Le asserzioni dottrinali su Maria di Ignazio di Antiochia, nei primi anni del II secolo, prive di particolari spiegazioni, testimoniano che Maria è già oggetto di catechesi. I Padri del II secolo che hanno studiato sotto l’aspetto teologico Maria sono tutti orientali ed appartengono quasi tutti all’area geografica dell’Asia Minore. La vera verginità e maternità di Maria fu considerata dottrina di fede e gli attacchi esterni no intaccarono per nulla questo credo. Essi hanno evidenziato in maniera unica al presenza e la funzione di Maria nella storia della salvezza ed insieme il suo contributo libero e generoso. Essi hanno compreso e fatto comprendere che Madre e Figlio sono inscindibili.
continua...........
Cattolico_Romano
00lunedì 10 novembre 2008 19:39
SEZIONE TERZA
La presenza e la funzione della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella dottrina e nel culto cristiano del secoli IV – VI
La santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria nella riflessione teologica del Padri e fedeli della chiesa antica
I
La santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria
nella riflessione teologica deI Padri e fedeli
della chiesa antica
Premesse contestuali
Ecco le grandi aree ecclesiali di questo periodo:
- In Oriente abbimo diverse scuole di pensiero collegate con le varie chiese:
o Chiesa sira con la scuola di Emessa (Efrem Siro)
o Chiesa di Alessandria con la scuola di Origene (Atanasio, Cirillo)
o Chiese dell’Asia Minore (Cappadoci, Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio Nazianzeno)
o Chiesa di Palestina (Eusebio, Cirillo di Gerusalemme, Epifanio di Salamina)
o Chiesa di Antiochia con la scuola biblica (Crisostomo, Severiano di Gabala)
- In Occidente sono le chiese che si identificano con le grandi personalità:
o Ilario, pesnatore acuto e spirito critico
o Ambrogio di Milano, il fondatode della mariologia latina
o Girolamo, l’esegeta della chiesa latina
o Agostino, il più rande dei padri latini
Tutti questi padri hanno avuto una particolare attenzione dottrinale per Maria, ne hanno compreso la centralità e la funzione teologica all’interno del mistero di Cristo e della Chiesa. Essi hanno trattato ampiamente:
- la divina maternità e il rapporto di Maria con lo Spirito Santo
- la verginità in tutti i suoi aspetti
- il rapporto Maria – Chiesa soprattutto in Occidente
- la santità di Maria
- la sua assunzione al cielo
- l’intercessione e la mediazione celeste anche se ancora in modo embrionale
Contenuti dottrinali
maternità divina di Maria
L’esigenza di confessare Cristo, figlio di Dio fatto uomo, nella sua vera identità di uomo – Dio, ha portato all’affermazione della maternità divina e verginale come a segno di verità e garanzia di questo evento.
Gesù è il volto umano di Dio?
Ario risponde che se lo fosse, si metterebbe in scacco la trascendenza di Dio stesso e il monoteismo biblico. Non ci possono essere in Dio due generazioni perché o Dio non sarebbe più Dio o ci sarebbero due dei. Il Verbo non ha assunto quindi una vera natura umana, ma la parvenza di essa. Maria non è quindi Theotokos, al massimo Cristotokos;
Il Concilio di Nicea (325) afferma invece che sì, Gesù è il volto umano di Dio, figlio di Dio ma vero uomo, generato non creato e consustanziale a Padre. Assumendo nella pienezza la natura umana egli è diventato il mediatore tra Dio e gli uomini. Se il Verbo non avesse assunto la natura umana completa, non avrebbe nemmeno potuto salvare completamente l’uomo.
Il messaggio di Nicea viene ripreso dal Concilio di Costantinopoli (381): Con Gesù Dio ci ha dato il suo Figlio e non un nuovo Figlio: Gesù è Dio fatto uomo e non un uomo divenuto Dio.
In queste affermazioni ritorna sempre più chiaramente il titolo di Theotokos per Maria recepito in quasi tutte le aree ecclesiali: non accettare Maria come Genitrice di Dio, significa che Gesù non è Dio, significa negare che il Verbo è diventato veramente uomo.
Gesù è l’umanizzazione di dio?
Antiochia risponde di no: la trascendenza di Dio e la completezza della divinità e dell’umanità postula in Cristo due esseri sussistenti, due ipostasi. Si deve parlare di in abitazione del Verbo e non di umanizzazione che rimane quindi apparente e questo, per salvaguardare la divinità di Verbo.
Il Concilio di Efeso (431) afferma invece che esiste una sola ipostasi nella persona del Verbo, dove le due nature, divina e umana convivono nettamente distinte ma perfettamente unite nell’unica persona: Gesù è vero Dio e vero uomo: Il Verbo di Dio ha assunto la natura umana, è nato veramente secondo la carne da Maria per cui lei è la Theotokos. Questo titolo è la garanzia della verità e della realtà dell’incarnazione.
Gesù è verità di dio e verità dell’uomo
Il Concilio di Calcedonia (451) confessa solennemente “un solo e medesimo Cristo Figlio, Signore, Unigenito, riconosciuto in due nature, senza mescolanza né trasformazione, senza divisione né separazione, senza che per l’unione la differenza delle nature sia tolta, salva anzi la proprietà di ciascuna natura e concorrendo ciascuna in un’unica persona e in una sola ipostasi”. Maria è chiamata “La Vergine, la Genitrice di Dio secondo l’umanità” dove la verginità e il titolo confermano la verità dell’Incarnazione. Maria è vista perciò come totalmente relativa a Cristo e alla verità che lo riguarda.
la vergine madre e lo spirito santo
In questo periodo storico, oltre a difendere la vera incarnazione del Verbo, si discusse e definì anche la divinità dello Spirito Santo contro gli ariani e i pneumatomachi, cioè gli avversari dello Spirito. Furono anche i grandi padri Atanasio, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo che studiarono in modo attento ed appassionato lo Spirito Santo. E’ in questo contesto che viene sviluppato il tema “La Vergine Maria e lo Spirito Santo”. Maria non era, infatti solo colei che aveva generato il Verbo di Dio secondo la carne ma proprio per questo anche Colei che era stata coinvolta in modo unico e singolare con lo Spirito Santo. Che cosa si è approfondito di più rispetto ai secoli precedenti?
- il simbolo di fede che proclama: “si è incarnato dallo Spirito Santo e da Maria la Vergine”
- il fondamento biblico di questa professione di fede
- la preparazione operata dallo Spirito in Maria in vista della divina maternità
da vergine e da spirito santo
- L’Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine avviene per opera esclusiva dello Spirito Santo. Abbiamo da un lato la radicale incapacità della natura a produrre il frutto che la trascende e dall’altra la potenza divina che opera non infirmata dalla debolezza della natura;
- Per questo chi nasce da Maria è Figlio di Dio, plasmato da Spirito Santo, fiore incorrotto di divinità spuntato per opera divina sulla nostra terra, in mezzo a noi;
- La madre che fa nascere il Figlio di Dio alla natura umana per opera dello Spirito è perciò santa e incorrotta, vergine e madre per opera sua. In lei lo Spirito ha potuto operare a causa della sua totale disponibilità. Per questo, non essendo stata toccata da un uomo, ma adombrata dallo Spirito, Maria è la terra vergine, irrigata dallo Spirito per produrre il frutto della Vita.
lo spirito santo e la catarsi di Maria
A questa missione lo Spirito ha preparato Maria prima ancora dell’annunciazione. Essa avviene, nell’intuizione dei Padri, come un previo processo di purificazione e santificazione di Maria:
Ireneo afferma che il Puro che aprì il puro grembo rese egli stesso puro questo grembo;
Cirillo di Gerusalemme (348) afferma che “incontaminata e senza macchia è la generazione. Ora infatti spira lo Spirito Santo, ivi viene tolta ogni contaminazione. Senza macchia fu dunque la natività umana dell’Unigenito della Vergine”;
Ilario di Poitiers (356) afferma nel suo De Trinitate che lo Spirito venendo dall’alto santificò il seno della Vergine, si mescolò alla sostanza della sua carne e con la sua forza e il suo potere assunse ciò che gli era estraneo, cioè la carne […..] e per questo adombrò la Vergine, ne corroborò la debolezza, perché la sua potenza divina coprisse di virtù la sua natura.
L’idea della purificazione di Maria sembra tuttavia aver subito un lento processo di chiarificazione: si parte con Ilario dalla santificazione fisica per giungere a Beda che parla chiaramente di purificazione e santificazione morale.
Gregorio Nazianzieno in oriente afferma chiaramente che Cristo diventa uomo in tutto, eccetto nel peccato: concepito da una Vergine prepurificata nell’anima e nella carne dallo Spirito.
Antipatro parla già di santificazione morale, in vista di un degno concepimento del Figlio di Dio.
Teodoro di Ancira (V secolo) ha splendide pagine in cui descrive questa opera di santificazione e purificazione operata dallo Spirito Santo. In un celebre brano di una sua Omelia difendendo la dignità dell’incarnazione e del concepimento verginale parla di:
- purificazione previa di Maria per opera dello Spirito Santo paragonato al fuoco, da ogni macchia che avesse eventualmente contratto e il suo pervenire ad uno stato di purezza e bellezza più che originario;
- santificazione di tutto il suo essere ad opera dello Spirito Santo
- l’accoglienza nel suo grembo ormai puro e profumato di santità del Verbo di Dio.
la preparazione al mistero della divina maternità
I Padri compresero che limitare al momento dell’annunciazione la preparazione di Maria al mistero della sua divina maternità era troppo circoscrittivi: non ci si improvvisa infatti in un istante, né si può pretendere che tutto sia opera esclusiva dello Spirito santificatore. Ecco perché essi esaltano la sua verginità e cominciano a celebrare anche la sua natività nel VI: fin dal primo istante della sua esistenza, lo Spirito operò in lei, preparandola alla sua grande missione. Ecco perché i Padri la vedono anche portatrice di grazia, strumento di santificazione nella sua visita ad Elisabetta.
la verginità di Maria
la virginitas ante partum
La concezione verginale era già un dato acquisito, proclamato e creduto nella vita liturgica della Chiesa. Epifanio si chiedeva: “quando mai e in quale epoca ha uno osato pronunciare il nome di Maria senza subito aggiungervi, se interrogato, la Vergine?”
la virginitas in partu
Il tema della verginità del parto è dibattuto e ancora poco chiaro, anche a motivo degli gnostici che sottolineavano il parto verginale per poter affermare poi l’incarnazione solo apparente di Cristo. Le affermazioni dei padri sono differenti:
Atanasio: parto naturale
Efrem: parto naturale ma senza dolori e lesioni
Cristostomo: parto misterioso
Leone Magno: parto che consacra la verginità e non la diminuisce
Quelli che pensano al parto verginale lo difendono per questi motivi:
- E’ Dio che nasce
- Se l’integrità fosse stata lesa la fede che professa che è Gesù è nato dalla Vergine sarebbe falsa
- La generazione di Cristo è unica ed è quella che ha dal Padre
- Se è stato concepito verginalmente, doveva nascere verginalemnte
Essi vedono perciò uno stretto legame tra concezione e nascita verginale che è perciò un aspetto dello stesso mistero della concezione verginale.
la virginitas perpetua
Che Maria non abbia avuto rapporti sessuali dopo la nascita di Cristo è professato coralmente dai Padri della Chiesa del IV – VI secolo. Alcune voci di contestazione come quelle di Gioviniano, Bonoso, Elvidio, trovano l’immediata e sicura reazione di Girolamo, Ambrogio ed Agostino.
Girolamo dedica a questo problema un’opera intera e diede queste spiegazioni:
- moglie: il termine viene usato dalla scrittura anche per indicare una sposa vergine
- genitori di Gesù: gli evangelisti lo affermano per difendere la buona fama di Maria, non perché Giuseppe fosse suo vero padre;
- prima che andassero a stare insieme: a volte significa, come in questo caso, quanto prima si aveva intenzione di fare, ma che poi non si verificò;
- fino a quando partorì il figlio suo: l’evangelista vuole indicare che Maria non era stata conosciuta da un uomo prima della nascita perché noi ci rendessimo conto che ella non fu conosciuta neanche dopo;
- primogenito: il titolo biblico spetta a chiunque apra il seno materno, anche se non seguono altri figli.
Rispondendo ad Elvidio Gerolamo dice: tu affermi che Maria non è rimasta Vergine, invece io ti dico che anche Giuseppe, dietro l’esempio di Maria, è vissuto vergine, affinché il figlio verginale fosse generato da un matrimonio verginale.
Agostino commenta le parole della vergine: “non conosco uomo” come un proposito di verginità totale al servizio di cristo, tanto che egli propone Maria a modello di tutti colore che si consacrano a Dio nella verginità.
Per i Padri dunque la perpetua verginità di Maria non è altro che una risultante della sua radicalità nella fede, del suo essersi donata liberamente ma totalmente all’opera e al sevizio del figlio suo. La verginità di Maria, in tal modo, diventa esemplare per tutta la Chiesa perché esprime appunto la sua incondizionata dedizione a Dio nella fede e non per un aspetto meramente fisico o carnale. Questa concezione della verginità di Maria, che i padri videro profondamente radicata nella testimonianza biblica, si andò sempre più precisando non per motivi di forte ascetismo contro il matrimonio come facevano i manichei, ma come elemento che completava in maniera totale la dedizione della madre e la sua partecipazione consapevole all’opera di Gesù.
la figura etica della sempre vergine
difetti di Maria: il caso di crisostomo
Come per la perpetua verginità, in questo periodo ci furono delle resistenze nei confronti della figura etica di Maria. Riguardo all’esenzione di Maria dai peccati attuali, i testimoni della tradizione non furono tutti di un’unica opinione.
Basilio spiega la spada di Simeone come un turbamento in Maria;
Anfilochio di Iconio la collega con una dissociazione di pensiero, una crisi di fede in Maria anche ai piedi della croce;
Crisostomo commentando MC 3,31-35, afferma un po’ un comportamento superficiale in Maria che voleva vantarsi davanti a tutti per la sua maternità nei riguardi di Gesù, del quale ancora non aveva compreso la sua vera identità. In altro passo sulle nozze di Cana parla di richiesta tempestiva della Vergine al Figlio. Per comprendere Crisostomo bisogna fare queste considerazioni:
- Non era ancora stata definita la materntià divina ad Efeso, l’accento si poneva ai dogmi cristologici e le conseguenze della redenzione su Maria restavano in ombra;
- Crisostomo sottolinea a volte alcuni aspetti per dar valore ad altri
- Nelle sue affermazioni su Maria, egli non vuole sottolineare la santità o meno di lei ma due aspetti per lui della massima importanza: il fatto che la manifestazione messianica di Gesù non dipendeva dalla madre ma dal volere di Dio e che Maria ha interceduto presso suo figlio a favore degli uomini anche sembrando inopportuna e precipitosa; Gesù invita tutti, compresa la madre che si gloria della sua maternità fisica, a diventare sua discepola: Crisostomo non si sogna nemmeno di insegnare che Maria abbia commesso peccato, ma che anche lei fu evangelizzata dal figlio, nello stesso modo degli altri discepoli.
la madre di dio discepola in cammino
I Padri di questo secolo compresero sempre meglio che Maria non fu solo adorna di grazia, ma rispose a Dio con un cammino discepolare fatto di fede. Agostino sottolinea che Maria prima di essere vergine nel corpo lo fu nell’anima, determinando un decisivo balzo in avanti nell’approfondimento della santità di Maria. Egli afferma che la grandezza di Maria è di più per l’essere stata discepola di Cristo che Madre di Cristo.
l’attributo aghia dato alla vergine
Epifanio ed Eusebio di Cesarea chiamo spessissimo Maria “santa”. Aghia riferito a Maria non può essere compreso solo sulla base dello sviluppo del culto cristiano per i Santi, ma anche sulla base della dimensione profonda di questo termine. I Padri videro nella promessa: “quello che nascerà da te sarà santo”, garantita anche una partecipazione della Vergine Madre alla santità di Dio.
il problema dell’immacolata concezione
Efrem Siro in Oriente ed Agostino in Occidente toccano il problema della concezione immacolata di Maria
Efrem in un suo famoso inno, parlando a Gesù, afferma: “tu solo e tua madre siete belli sotto tutti i punti di vista: in te non c’è peccato alcuno e nessuna macchia in lei. Egli esclude a Cristo e da Maria ogni macchia morale, in modo tale che questi sono gli unici a godere di questo privilegio. Non è dunque una santità comune o la verginità e nemmeno la santificazione nell’utero ma di qualcosa di più.
Agostino non ha il minimo dubbio su questa santià come non l’ebbe il suo maestro Ambrogio. Dobbiamo distinguere in lui la sua idea sulla santità di Maria e il suo atteggiamento verso l’Immacolata Concezione.
- Contro Pelagio che prendeva a modello spirituale Maria di cui affermava la santità raggiunta solo con le proprie forze, Agostino afferma che la santità personale di Maria è invece un privilegio, una grazia. Ogni santità viene da Cristo, anche quella di Maria Se Maria è santa lo è perché anche lei è stata redenta.
- Poco chiara e discussa tra gli studiosi è la posizione di Agostino circa l’Immacolata concezione di Maria. Egli intanto afferma l’assoluta santità di Maria ed è però preoccupato di difendere contro le eresie l’universalità della redenzione di Cristo, a cui anche Maria è soggetta.
conclusione del destino terreno di Maria
periodo di silenzio
A parte i testi apocrifi, la fine del destino terreno di Maria è passata sotto silenzio nei primi quattro secoli della storia della Chiesa. Il primo a porsi il problema è Epifanio di Salamina in una lettera indirizzata ai cristiani d’Arabia del 377, dove egli confessa la propria incertezza quando affronta la questione dell’evento finale della Madre di Cristo.
le fabulazioni degli apocrifi
Al contrario della letteratura subapostolica e dei testi sacri stessi, la letteratura apocrifa al contrario descrive con dovizia di particolari e fantasticherie la fine di Maria. Questi racconti vanno sotto il nome di Transitus Mariae. Ne conosciamo una ventina assai interessanti sotto il punto di vista topografico, liturgico e dottrinale. Seguono più o meno tutti lo stesso cliché:
- annunzio a Maria della prossima morte e assunzione da parte dell’angelo Gabriele e offerta della palma;
- arrivo di tutti gli apostoli, transitati sulle nubi, alla casa di Maria;
- morte e sepoltura di Maria con ostilità dei giudei e loro punizione;
- transito alla gloria tra splendori di luci, canti e cori angelici.
Pur non avendo alcun valore come testimonianza storica dell’evento, gli Apocrifi traggono origine dalla diffusa pietà popolare del tempo e hanno influenzato sia la liturgia che la riflessione teologica successiva.
In Oriente Teotecno di Livia, intorno all’anno 600, esorta alla gioia e al canto per celebrare la festa delle feste, l’assunzione di Maria.
Giovanni di Eubea (+749) afferma che bisogna celebrare la dormizione come la festa più solenne di quelle dedicate a Maria.
In Occidente Gregorio Magno (540-604) nel suo sacramentario presenta un formulario liturgico della festività in cui la santa Madre di Dio ha subito la morte temporale, senza conoscere l’umiliazione e la schiavitù della morte”.
Nel messale gotico – gallicano del VI e VII secolo il giorno dell’Assunzione è detto “sacramento non spiegabile”
Orinete ed Occidente intanto celebrano con grande solennità il 15 agosto il “dies natalis” di Maria.
la morte di Maria
La costituzione dogmatica del dogma dell’assunzione, non precisa se Maria è morta o non è morta. In alcuni sermoni della chiesa antica viene affermato che siamo di fronte ad un mistero incomprensibile che trascende qualsiasi capacità di discorso. Abbiamo due posizioni nei Padri:
- da un lato ci sono molti espliciti accenni alla morte di Maria che è fondata sul principio di convenienza. Maria è morta a causa della sua natura umana e perché in quanto discendente di Adamo soggiace anche lei alle leggi della natura; è morta perché anche Cristo è morto secondo la carne e perché lei doveva bere allo stesso calice amaro di lui;
- questa morte non comporta però una schiavitù e la corruzione, ma è come un sonno estatico, un sonno beato: mentre muore entra nel passaggio glorioso dalla terra al cielo.
continua........