Quale migliore conclusione delle ferie si poteva trovare se non una gita nel mio amato, ma ultimamente trascurato, Lagorai?
Così sabato mattina, dopo una pacifica notte passata a Grumes, con tanto di triplice avvistamento serale di caprioli, io e Roby partiamo alla volta del Passo del Manghen.
La strada che supera questo passo è l’unica carrozzabile che attraversa il gruppo del Lagorai; questo importante valico collega la Val di Fiemme alla Valsugana e nei mesi invernali è chiuso.
Arriviamo ai 2047 metri del passo verso le 10 e fa già un caldo boia: eravamo troppo ben abituati alla fresca Austria.
Zaino in spalla e seguiamo il sentiero 322 che parte in leggera pendenza per poi impennarsi fino alla forcella del Frate (2228 m). Nell’aria s’odono fischi di marmotte e una di loro, sotto di noi, si sta crogiolando al sole su di un masso. Giunti alla forcella ci concediamo una piccola pausa, Roby purtroppo si sente poco bene.
Recuperate le energie decidiamo di salire anche la vicina cima di Valsoléra (2283 m), così, arrancando per vecchie fortificazioni militari e facendo il solito “sgrebening”, eccoci in vetta.
Sul Lagorai si stanno già formando i primi cumuli, la Val Calamento e la Valsugana sono sommerse dalla foschia e là davanti ecco la “maledetta” parete sud del Croce, salita due anni fa in pieno sole con Flavio e l’altro Claudio.
Ritornati alla forcella e abbandonando poco dopo il sentiero 322 cominciamo a risalire la cresta sud-ovest del Ziolera; due “simpatici” boci rompic… con radio a tutto volume ci seguono, ma per fortuna dopo poco si fermano e li seminiamo.
Le nubi risalgono dietro di noi, a est anche la mia cimetta d’Asta s’è coperta. Proseguiamo imperterriti ed in poco tempo siamo in cima al Ziolera (2478 m).Verso nord e nord-est il cielo è terso e la vista spazia dal Cevedale a tutte le alpi confinali fino alle Vedrette di Ries.. fino a pochi giorni fa eravamo dall’altro versante di quest’ultime!
Pranziamo nelle nubi, s’è pure alzata un’aria bastardella e la temperatura è precipitata. Frust!
Firma e dedica nel diario di vetta, autoscatto e poi giù dalla cresta nord-est con vista sul sottostante lago delle Buse. Il sentiero è un po’ scabroso, bisogna prestare attenzione, sfioriamo altri resti di fortificazioni belliche e ci ritroviamo su forcella Ziolera (2251 m).
A sinistra del valico prendiamo il segnavia 361, un ex sentiero militare che scende, superando un brevissimo e facile tratto attrezzato, al lago delle Buse (2060 m).
Questo laghetto subalpino, con annessa piccola torbiera, occupa l’antico circo glaciale a nord del Ziolera.
Ci sediamo in riva al lago attendendo un raggio di sole che mai arriverà; dopo una ventina di minuti e dopo aver socializzato con due bellissime mucchine, proseguiamo sul sentiero 322 A che s’inoltra nel tipico ambiente “lagoraioso”: pini cembri, rododendri e larici.
Passiamo vicino a L’Eterno, un vecchio zirmo ancorato su per una roccia. Adoro questi alberi che crescono con poco, tenaci e duri, che non s’arrendono, testedure.
Risaliamo un crinale a sinistra ed eccoci alla grotta-cappella che precede il rifugio Manghen, sulle rive del lago Cadinello (2020 m): orda di motociclisti!
Saliamo al passo, ci cambiamo e rinfreschiamo (nel frattempo è ritornato prepotentemente il sole) e una bella bibita fredda al bar non ce la toglie nessuno!
Ottima conclusione di altrettante ottime ferie. Roby
:*