26/07/09 Dal Col Margherita a Juribrutto: tripudio panoramico (catena Bocche)
Viste le ottime previsioni, domenica scatta la gita panoramica - a lungo rimandata - su cima Juribrutto.
Dopo la sveglia-bramito :), con Claudio partiamo da Grumes in direzione passo Valles.
Parcheggiamo poco sotto il valico, a malga Vallazza (1935 m), le Pale sono coperte da bianche nubi; seguiamo un po’ lo stradone e poi imbocchiamo una stradina che gira a sinistra.
Risaliamo i pascoli fino alla forestale – sentiero 658 - che parte dal passo Valles. Tagliamo per una scorciatoia e in poco tempo ci ritroviamo a forcella Pradazzo (2220 m): un fastidioso e freddo vento s’insinua tra la tshirt, le Dolomiti Venete e le Pale sono ancora coperte dalle nubi, mentre dinnanzi a noi la vista si apre nitida sulla dorsale di Cima Uomo e sulla mitica parete sud della Marmolada.
Abbandoniamo la strada che scende al lago Cavia e risaliamo la Costa dei Claud.. ehm dei Zingari fino alla funivia del Col Margherita (2513 m)
Giusto il tempo di scattare qualche foto e via di corsa, lontano da questa scatola informe di lamiere dalla quale parte l’Alta Via Mariotta, che in parte percorreremo.
Saliamo al Col Margherita (2550 m) e cominciamo a trovare i resti di opere belliche che ci faranno compagnia lungo tutta la traversata.
Ci incamminiamo lungo questa larga cresta rocciosa, il versante verso la val San Pellegrino precipita a picco, mentre il versante opposto digrada dolcemente in una distesa di sfasciumi puntellata qua e là da specchi d'acqua; le poche nubi redisue mano a mano s’alzano lasciandoci godere di una vista spettacolare.. di fronte il Latemar e Cima Bocche, a nord, sopra creste erbose, ecco il profilo del Rosengarten con tanto di Torri del Vajolet, il gruppo del Sassolungo, il Piz Boè salito qualche settimana prima e le Odle.
Contrasti su contrasti. Verde, azzurro, bianco.
Errando estasiati per i Lastè di Pradazzo, fuori e dentro le trincee, in questo mare di sfasciumi ricoperti da licheni verdi e gialli, giungiamo a forcella Pradazzo (2521 m) e mentre le Pale stanno emergendo dalla nubi imbocchiamo la direttissima che sale a cima Juribrutto (2697 m).
Dopo un ertone di circa 100 metri eccoci sull’anticima di questa vasta dorsale, le tre croci di vetta son idealmente unite da una lunga trincea. C’è gente, ma lo spazio è talmente ampio che ognuno può prendersi i suoi spazi e i suoi silenzi.
Presso un praticello ci fermiamo a mangiare; all'orizzonte, lontani ma non troppo, ecco sbucare la piramide del Gran Zebrù e il re Ortler. Oziamo per quasi un’ora e mezzo contemplando semplicemente i monti e la Natura che ci circonda.
La mia mente è turbata da un'importante decisione che dev'essere presa al più presto e sento che solo qui, tra la terra e il cielo, riesco a riordinare un po' le idee.
Finita la pennichella, facciamo qualche foto ignuz con tanto d'autoscatto fuori tempo, e in breve siamo già pronti a scendere verso il valico.
Camminiamo in una distesa di rocce.. non c'è niente, ma allo stesso tempo c'è tutto: fantastico!
Una volta giunti alla forcella Juribrutto (2381 m) imbocchiamo il sentiero 629, siamo in piena Riserva Integrale del Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino.
Scendiamo lungo questa idilliaca valletta: due grossi nevai sono scavati da un impetuoso torrentello, le marmotte si rincorrono di sasso in sasso, l'eco dei campanacci risuona nell'aria e sullo sfondo il superbo Cimon della Pala. Senza Parole.
Proseguiamo incantanti pensando di esserci già riempiti abbastanza il cuore quand'ecco il tocco finale: lo specchio azzurro del Lago di Juribrutto nel quale si rispecchia l'ardito profilo della Pale.
Un solo sguardo e tutti i nervosismi e i malumori svaniscono.
Una visione che appaga totalmente i sensi, che entra prepotentemente in me e m'infonde forza, determinazione, coraggio e amore.
Estasiati ci fermiamo ad assaporare il silenzio lungo le sponde del lago (2206 m). Alcuni pesci saltano sulla superficie dell'acqua increspandola, ancora rumor di campanacci e fischi di marmotte; a lato del lago c'è pure una piccola torbiera con tanto di eriofori.
Sono le 5 passate, ci alziamo e c'incamminiamo lungo il sentiero 631 che sale fino a un valico a 2.323 metri. Stiamo attraversando i Lastè di Juribrutto, un ricordo amaro affiora alla mente: è qui che due anni fa mi sono storta la caviglia.
Risaliamo i pascoli popolati da mucche e cavalli e una volta giunti alla forcella scendiamo per la comoda e ripida mulattiera di guerra che porta a malga Vallazza.
Arriviamo all'auto totalmente appagati.
Una luce divina illumina le Pale.
“Spezza un legno e io ci sarò, alza una pietra e lì mi troverai." San Tommaso