Attenti a quegli animali affamati - Leoni, orsi, coccodrilli: "Manca il cibo"

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vanni-merlin
00domenica 30 aprile 2006 11:00
Uno studio dell'Università del Minnesota: dall'America all'Africa
bestie selvagge sempre più aggressive. Colpa anche dei turisti invadenti


Attenti a quegli animali affamati
Leoni, orsi, coccodrilli: "Manca il cibo"

di LUIGI BIGNAMI


ROMA - Due vittime dei grizzly negli Stati Uniti negli ultimi 20 giorni. Una ventina di contadini uccisi dai leoni (e 750 capi di bestiame divorati) nell'arco di poche settimane in Etiopia. E l'allarme che cresce: in Tanzania negli anni '90 vi erano 40 attacchi di leoni all'uomo ogni anno, ora se ne contano più di 100, di cui il 70% mortali. "Questi eventi sono la punta dell'iceberg di un conflitto sempre più grave tra la nostra specie e il mondo degli animali che ancora oggi sono allo stato selvaggio", spiega Jeff McNeely, un responsabile della World Conservation Union, commentando la ricerca condotta dall'Università del Minnesota (Usa) sul rapporto animali selvaggi-uomo.

In Africa l'appropriazione di terre un tempo abitate dai grandi felini procede senza sosta: un effetto dell'aumento della popolazione che in alcuni paesi è ancora del 3% annuo. Questo spiega perché non solo i leoni, ma tutti gli animali di una certa stazza creino sempre più problemi. Secondo una recente indagine del National Geographic ad esempio, sono circa 500 le persone che ogni anno muoiono in seguito agli attacchi di elefanti. Spiega Giorgio Celli, etologo dell'Università di Bologna: "Se da un lato i leoni o le tigri, ad esempio, sono protetti, non lo sono le loro prede, sempre più vittime dell'uomo e questo obbliga i grossi felini a trovare nuove fonti di cibo". Una conferma è quanto accade nel sud del Malawi, uno dei paesi più poveri dell'Africa e con una densità della popolazione elevata: qui gli attacchi dei coccodrilli alle persone che si avvicinano ai fiumi è diventata quasi fatto comune.

E la spiegazione sta nel fatto che il loro cibo naturale, il pesce, è quasi decimato dall'uomo.

"La riduzione degli habitat selvaggi - spiega ancora Celli - rende più frequente l'incontro con i grossi animali". È quel che succede in India, dove gli attacchi di tigri ad agricoltori sono aumentati nel tempo (nonostante la riduzione del numero dei felini) causando la morte di 100 persone ogni anno. La stessa cosa vale per i grizzly negli Stati Uniti. Negli ultimi 20 giorni due sono state le vittime di questi animali, che con sempre maggior frequenza raggiungono le periferie delle città a caccia di cibo. "In alcuni casi - sottolinea Celli - la colpa è anche dei turisti, perché molti non sanno stare a debita distanza dagli animali. Questi hanno uno spazio vitale al di là del quale attaccano se qualcuno lo valica".

E in Europa? Esistono anche qui problemi di conflitto con animali selvaggi? "No, perché i grossi animali, quali il lupo, l'orso o la lince, che potrebbero uccidere l'uomo, lo fuggono", continua Celli. Il conflitto esiste, comunque, su un altro piano. Seppur rare, le incursioni dei lupi o degli orsi uccidono pecore e altri animali domestici, con gravi danni economici.
Ma quali soluzioni adottare per i grossi animali selvaggi dell'Africa e dell'Asia? "Il problema è molto complesso - spiega McNeely - I paesi più ricchi, come il Sud Africa o la Namibia hanno deciso di chiuderli con filo spinato in gigantesche aree di decine di migliaia di ettari, ma la stessa soluzione non può essere adottata, per motivi economici, dai paesi più poveri a meno di interventi esterni. Qui la soluzione del problema, nonostante i molti tentativi, è ancora lontana".



(29 aprile 2006)


da: www.repubblica.it/2006/04/sezioni/cronaca/animali-affamati/animali-affamati/animali-affam...

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