RIPRISTINATI I CODICI COMMENTATI?
Resoconto della COmmissione Giustizia Camera di ieri 3 giugno.
Castelli dichiara di voler rinunciare al divieto dei codici commentati...
SEDE REFERENTE
Martedì 3 giugno 2003. - Presidenza del presidente Gaetano PECORELLA. - Intervengono il ministro della giustizia Roberto
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Castelli ed i sottosegretari di Stato per la giustizia Giuseppe Valentino e Michele Vietti.
La seduta comincia alle 15.25.
Delega al Governo per l'istituzione dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
C. 3744 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato nella seduta del 29 maggio 2003.
Gaetano PECORELLA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare e fissa il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 18 di martedì 10 giugno 2003. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
Decreto-legge 112/2003: Modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense.
C. 3998 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame, rinviato nella seduta del 28 maggio 2003.
Gaetano PECORELLA, presidente, ricorda che nella precedente seduta è stata svolta la relazione introduttiva ed ha avuto inizio l'esame preliminare.
Tino IANNUZZI (MARGH-U) dichiara la contrarietà del suo gruppo al decreto-legge in esame, esprimendo dei dubbi sulla sussistenza dei presupposti di necessità e di urgenza che ne giustificherebbero il ricorso.
Osserva quindi come non sia opportuno modificare la normativa vigente in vista della prossima tornata di esami, quando gli aspiranti avvocati hanno già svolto il prescritto biennio di pratica forense e si sono preparati facendo affidamento sulle regole a tutt'oggi in vigore. La riforma dell'accesso alla professione dovrebbe essere inserita in una riflessione generale sull'ordinamento delle professioni, sui nuovi modelli di studio universitario e postuniversitario e su moduli di formazione più aderenti alla mutata realtà.
Il decreto-legge in esame appare invece avulso e scoordinato e propone soluzioni irragionevoli e macchinose. Appare inoltre di natura punitiva, tendendo ad inasprire ingiustificatamente l'accesso alla professione con l'introduzione di paletti legislativi che non esistono per gli esami di abilitazione ad altre professioni. Inoltre in esso vi è un atteggiamento complessivo e tendenzioso di sfiducia e di delegittimazione per le commissioni giudicanti e per i consigli dell'ordine.
Si sofferma quindi sull'esigenza di rendere più completa e formativa la pratica biennale, attraverso il pieno esercizio delle funzioni di controllo spettanti ai consigli dell'Ordine e con il rigoroso rilascio dei certificati ai praticanti.
Ricorda poi che ogni disfunzione nell'operato delle commissioni può essere verificata con i poteri ispettivi a disposizione del Ministero.
Venendo ai principali contenuti del decreto-legge, esprime il suo dissenso su questa sorta di circuito itinerante di elaborati scritti e di candidati per le prove orali, fra le diverse sedi di corti di appello. È una misura negativa e dannosa, che creerà solo disagi e difficoltà e che non rappresenta alcuna garanzia di maggior rigore nello svolgimento degli esami.
È infine contrario al divieto di utilizzazione dei codici commentati con la giurisprudenza, che sono invece assolutamente necessari per la redazione dei pareri motivati e di un atto giudiziario. Il passaggio - deciso con la legge n. 242 del 1988 - dalle prove scritte fondate su temi di carattere teorico, con prevalenza della ricostruzione dottrinale degli istituti, ai pareri motivati con prevalenza della conoscenza giurisprudenziale, richiede l'ausilio dei codici commentati, del resto indispensabili ad ogni avvocato che si accinge ad redigere un parere.
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Conclusivamente si dichiara contrario alla conversione in legge del decreto-legge.
Ciro FALANGA (FI), pur dando atto al Governo di aver tentato di porre fine all'anomalia della trasmigrazione dei candidati verso sedi più favorevoli, ritiene che sia preferibile intervenire al momento dello svolgimento delle prove scritte, dove possono maggiormente verificarsi irregolarità tali da determinare risultati falsati.
Quanto all'obbligo dei candidati di recarsi presso le varie corti d'appello per sostenere gli esami orali, giudica eccessivamente oneroso tale meccanismo, che pesa ingiustamente su chi non abbia ampi mezzi finanziari. Condivide invece la norma contenuta all'articolo 6 che vieta ai componenti dei consigli degli ordini forensi di far parte delle commissioni esaminatrici.
Il ministro Roberto CASTELLI fa presente che il decreto-legge è fondato su dati di fatto che testimoniano una situazione non fisiologica in molte zone d'Italia, che deve essere ricondotta ad omogeneità. Il decreto-legge non configura una riforma globale del sistema, ma vuole essere un provvedimento tampone in attesa di una riforma più organica delle modalità di accesso delle professioni. Inoltre esso recepisce complessivamente le osservazioni provenienti dal mondo dell'avvocatura, limitandosi a sanare una situazione giudicata patologica dallo stesso mondo forense.
Le scelte compiute sono state largamente meditate e non sono certo finalizzate a penalizzare i candidati: del resto, fatta eccezione per il divieto di usare i codici commentati, le prove si svolgeranno con le consuete modalità, non essendo rilevante la possibilità di conoscere preventivamente chi correggerà gli elaborati, che viene meno con il decreto-legge in esame.
Certamente, sarebbe stato preferibile che fossero le commissioni esaminatrici a trasferirsi di sede, ma ciò avrebbe posto ostacoli insormontabili in termini sia economici sia pratici; comunque i trasferimenti saranno probabilmente di meno rispetto all'attuale fenomeno della trasmigrazione da una sede all'altra, che comporta a sua volta sacrifici ed oneri finanziari non indifferenti. Del resto anche in altri casi, per gli esami di abilitazione ad altre professioni, spesso i candidati devono recarsi in altre sedi, ed in particolare a Roma.
Riconosce la necessità di intervenire assicurando il massimo rigore nello svolgimento delle prove scritte; in questo senso preannuncia l'emanazione di un apposito regolamento. Giudica altresì fondata l'obiezione relativa all'inopportunità di modificare le regole in corso d'opera ed assicura che il divieto di utilizzare i codici commentati con la giurisprudenza sarà oggetto di un ripensamento da parte del Governo. Non è contrario nemmeno a rivedere la norma volta a sostituire, nell'ambito delle materie oggetto di prova orale, il diritto ecclesiastico con il diritto comunitario. Ritiene infine che non siano necessari ulteriori interventi, non essendo state sostanzialmente modificate le modalità di preparazione all'esame.
Afferma conclusivamente che sono stati eccessivamente enfatizzati gli accenti su un provvedimento che, viceversa, non ha ambizioni riformatrici, ma è soltanto diretto a garantire condizioni di maggiore tranquillità ed equità ai candidati di tutta Italia.
Enrico BUEMI (Misto-SDI) dichiara la contrarietà del suo gruppo al provvedimento, del quale non condivide la filosofia ispiratrice. Del resto anche in altre occasioni, come in materia di assegnazione dei seggi elettorali e di procedimenti giudiziari, quando le aspettative non si profilavano nel modo giusto, il Governo ha tentato di modificare le regole vigenti in base alle proprie esigenze.
Pur apprezzando la disponibilità dichiarata dal ministro Castelli ad apportare talune modifiche, ritiene che vi possano essere strumenti diversi per affrontare le patologie denunciate, senza stravolgere le regole e, per di più, con un insostenibile aggravio di costi.
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Sottolineata la delicatezza ed i rischi connessi al trasferimento di dati e fascicoli, che potrebbero essere smarriti più o meno strumentalmente, afferma che le anomalie registrate in determinate zone del paese potrebbero essere corrette prestando maggior attenzione ai comportamenti individuali.
Vincenzo SINISCALCHI (DS-U) ritiene che il minimalismo del ministro in ordine alla rilevanza del provvedimento in un certo senso confermi l'assenza dei requisiti di necessità e di urgenza che giustificherebbero il ricorso al decreto-legge. Peraltro quest'ultimo contiene implicitamente toni di denunzia penale degli esami finora svolti, stabilendo norme quasi poliziesche, che per di più hanno carattere temporaneo. Dubita che il provvedimento sia basilare per fondare una più ampia riforma dell'ordinamento forense, potendosi ravvisare il fondato sospetto che esso sia stato sollecitato per arginare un eccessivo ingresso nell'albo degli avvocati.
Sergio COLA (AN), dopo aver sottolineato la situazione di pesante degrado di un vasto numero di avvocati non sufficientemente qualificati a svolgere la professione, nega che si possa continuare ad accettare un reclutamento svolto secondo modalità che non offrono garanzie di correttezza e trasparenza, in attesa di un riforma complessiva delle condizioni di accesso alla professioni, che inevitabilmente richiederà tempi lunghi.
Il provvedimento, che recepisce precise istanze del consiglio nazionale forense, ha l'innegabile pregio di affrontare in termini concreti i problemi denunciati, che invece vengono ipocritamente negati da alcuni detrattori.
Ritiene che l'utilizzo dei codici commentati con la giurisprudenza sia utile a stimolare la capacità speculativa ed a verificare la preparazione professionale dei candidati e che, lungi dall'essere vietato, esso dovrebbe essere introdotto a regime.
Osserva che le critiche hanno riguardato la forma del provvedimento, cioè la sua adozione con decreto-legge e non la sostanza, che peraltro è stata giudicata con favore dai massimi vertici dell'avvocatura.
Precisa infine che la posizione ufficiale del suo gruppo è di apertura alle linee di riforma proposte dal Governo, pur nella consapevolezza che il decreto-legge necessita di alcuni correttivi.
Pierluigi MANTINI (MARGH-U), pur condividendo la preoccupazione del Governo di garantire lo svolgimento degli esami in condizioni di equità e omogeneità, esprime rilievi fortemente critici sul ricorso alla decretazione d'urgenza e sulla filosofia complessiva del provvedimento. Ritiene che il Governo si sia fatto interprete di istanze di tipo protezionistico, volte a limitare l'accesso alla professione forense, che giudica fortemente criticabili. Non condivide il metodo parcellizzato di disciplinare l'accesso delle nuove generazioni alle libere professioni, che dovrebbe essere ispirato a principi comuni.
Si chiede quindi se la vera anomalia risieda nel numero eccessivo di candidati promossi in alcune sedi, o piuttosto nell'eccessivo numero di praticanti bocciati in altre. Al ministro Castelli, il quale risponde che il sistema proposto è diretto ad ovviare ad entrambi gli eccessi, replica che il turismo giuridico che caratterizza sedi più benevole come Catanzaro è dovuto proprio alle forti restrizioni cui sono ispirati i criteri valutativi di altre sedi del nord. Si sofferma quindi sulla necessità di prevedere verifiche semestrali più severe della pratica legale svolta, sdrammatizzando così l'esame finale di abilitazione.
Al fine di fugare ogni dubbio sull'influenzabilità delle commissioni da parte di pressioni di tipo localistico, propone di integrare le commissioni delle sedi in cui abitualmente si registrano risultati anomali con soggetti che offrano garanzie di imparzialità.
Giancarlo PITTELLI (FI) riconosce un problema di disparità di condizioni, che attribuisce all'eccessivo protezionismo di alcuni ordini contrapposto all'eccessiva benevolenza
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di altri. Tuttavia il sistema proposto a suo avviso è destinato a riprodurre le disomogeneità esistenti, non apparendo necessario ad evitare eventuali identità culturali e di impostazione.
Condivide infine le osservazioni del deputato Cola a favore della consultazione dei codici commentati, che occorre dimostrare di saper utilizzare.
Gaetano PECORELLA, presidente, rilevato che i codici commentati a volte possono contenere delle «trappole», osserva che in realtà un bravo avvocato deve saper consultare la giurisprudenza.
Giacomo MANCINI (DS-U) prende atto della disponibilità manifestata dal ministro Castelli a modificare aspetti non sostanziali di una riforma che comunque è parziale e non sufficiente a sanare la patologia del cosiddetto turismo forense. Peraltro quest'ultimo in un certo senso viene istituzionalizzato, anche se in altra forma, con lo svolgimento degli esami orali in altra sede. L'obiettivo dell'omogeneità di giudizio non è garantito dal metodo del sorteggio, che di per sé non può dare garanzie in termini di equità; sarebbe pertanto preferibile che i candidati sostenessero le prove di abilitazione nella medesima sede in cui hanno svolto la pratica legale, secondo modalità più garantiste.
In conclusione, afferma che il provvedimento si configura come l'ennesima dimostrazione della volontà del Governo di penalizzare il Mezzogiorno, ed in particolare i giovani delle regioni meridionali.
Nino MORMINO (FI) ritiene che la denunciata disomogeneità delle valutazioni effettuate sul territorio nazionale non sia imputabile ad una intrinseca disposizione al favoritismo od al clientelismo e nemmeno ad una distorta concezione di corporativismo. In realtà nelle varie sedi si sono radicati metodi differenziati di valutazione, ispirati a criteri diversi, che non possono certo essere resi omogenei dal metodo del sorteggio. La permanenza di criteri valutativi differenziati è inoltre destinata a vanificare l'efficacia della soluzione prescelta di costringere i candidati a muoversi da una sede all'altra. Il punto nodale risiede viceversa in modalità più rigorose per il rilascio dei certificati di pratica legale e nella creazione, a livello centrale, di un corpo omogeneo di commissari informati a criteri di valutazione omogenei.
Giuseppe FANFANI (MARGH-U) si associa a rilievi del deputato Iannuzzi ed osserva che l'apprezzabile intento di rendere più etico ed omogeneo il sistema non può essere perseguito con un provvedimento emergenziale. Occorre puntare maggiormente alla formazione, alla costruzione professionale dei praticanti avvocati, che non risiede nella valutazione della capacità, ma comincia dall'università e continua con il praticantato legale, sul quale dovrebbe essere esercitato un controllo più severo e costante. È inoltre necessario valorizzare la specializzazione postuniversitaria, anche al fine di risolvere la questione degli sbocchi professionali.
Nel complesso il decreto-legge appare inadeguato, anche di fronte alle dimensioni del fenomeno, che sono più vaste di quanto denunciato.
Luigi VITALI (FI), relatore, evidenzia la piena corrispondenza tra le pressanti istanze del consiglio nazionale forense e le scelte politiche compiute dal Governo. Del resto anche i giovani praticanti si sono limitati a chiedere di non cambiare le regole del gioco in corso d'opera, nonché di eliminare il divieto di consultare i codici commentati con la giurisprudenza, questioni sulle quali il ministro ha assicurato la propria disponibilità.
Si dichiara contrario a stabilire un numero chiuso per l'accesso alle professioni e si sofferma sulla necessità di creare condizioni serie per l'accesso al complessivo mercato europeo. In proposito ritiene che si debba incidere sulle modalità di rilascio dei certificati di pratica legale.
Si dichiara infine disponibile ad esaminare eventuali proposte modificative, invitando a non voler ingigantire strumentalmente le problematiche.
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Gaetano PECORELLA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 17.15.
Alla prossima per le novità.