"Religione" Jedi

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metrosur
00lunedì 21 settembre 2009 10:53
Sono un appassionato di Guerre Stellari e ho sempre scherzato sulla forza e i cavalieri Jedi ma direi che in molti ci stanno credendo davvero. In Nuova Zelanda i Cavalieri Jedi sarebbero la seconda "religione", tra virgolette perché religione non è, più che altro è una filosofia.
Articolo del Secolo per spiegare meglio....

IL RITORNO DEGLI JEDI NEL MONDO SONO UN ESERCITO

RELIGIONE: JEDI. È quello che hanno scritto 390.127 inglesi e gallesi nel foglio dell’ultimo cen­ simento ufficiale della Gran Bretagna. Non hanno nemmeno dovuto scri­ verla a mano, quella strana parola, “Jedi”, perché era stata preparata una casella apposta per loro: la 896, subito prima dell’etenismo e dell’ateismo.
Non contenti, nel 2006, tre di loro sono andati al Palazzo di vetro dell’Onu, a New York, con la speranza di far diventare la loro religione ufficialmente riconosciuta in tutto il mondo. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, li ha però fermati prima che riuscissero a parlare con Kofi Annan. Gli spiegò che «l’Onu non ha il compito di certificare religioni, con o senza spada laser». E il riferi­ mento alle spade laser non è affatto ca­ suale. Per i pochi che non conoscessero ­ nemmeno per sentito dire ­ uno dei film che ha fatto la storia del cinema, i jedi sono i protagonisti di “Guerre Stel­ lari”, la saga fantastica, nata nel 1977 da un’idea del regista George Lucas. Per essere più precisi, sono i cosiddetti “buoni”, la versione intergalattica dell’“arrivano i nostri” dei film we­ stern; quelli che trionferanno, dopo tre film (che col tempo diventeranno addirittura sei) sul Male, con tanto di M maiuscola. Oggi, loro malgrado, stanno impa­ rando come sia più facile conquistare una “galassia lontana lontana” che fare la spesa al supermarket sotto casa.
Quel che accade oggi, a oltre trent’anni di distanza dall’uscita del primo film nelle sale, sembra un’altra pazza idea di George Lucas. E invece è tutto vero. Jedi che fondano una chiesa, con tanto di immancabile sito internet per fare proseliti. Jedi che si sposano con un rito tutto loro, accet­ tando di stare l’uno accanto all’altra in salute e in malattia, ma anche nel «lato Buono e in quello Oscuro della Forza». Jedi che si riuniscono con altri jedi, non tanto per pregare, come può essere abituato un cattolico o un musulmano, ma piuttosto per rag­ giungere quella stabilità che porta alla “Forza”, pure questa immancabil­ mente con la F maiuscola: un insieme di equilibrio, saggezza, sagacia e capa­ cità di combattere, col pensiero e col corpo.
Così sono, o meglio, vorrebbero es­ sere gli jedi che possiamo incrociare per strada: che sono molti più di quanti immaginiamo. I 390 mila in­ glesi e gallesi che si professano “cava­ lieri jedi” sono lo 0,79% della popola­ zione: prima di loro ci sono solo cri­ stiani, atei, musulmani e induisti. In Nuova Zelanda la percentuale arriva addirittura all’1,55%: ciò fa di quella jedi la seconda religione del Paese dopo quella cristiana. Altri 70 mila si professano cavalieri del “lato buono della forza” nella vicina Australia, altri 20 mila si trovano in Canada. Per es­ sere jedi, non basta poi essere sempli­ cemente un fan della saga cinemato­ grafica: la trasformazione da semplice essere umano a cavaliere Jedi è infatti un processo lungo e complicato, che gira intorno al concetto di Forza, ov­ vero quel «campo d’ energia creato da tutti gli organismi viventi. Che ci cir­ conda, ci penetra. E tiene insieme la galassia». Parole di Obi­Wan Kenobi , il maestro che nel film accompagna il protagonista Luke Skywalker nel suo percorso iniziatico che lo porterà a dominare quella forza, distinguere tra il Bene e il Male, e diventare infine un cavaliere jedi pronto a sfidare il cat­ tivo dei cattivi, Darth Vader. Tra i cor­ to­circuiti che hanno fatto diventare i pilastri di un film di fantascienza nei dettami di una nuova religione, c’è proprio l’abbigliamento monastico di Obi­Wan Kenobi: una sorta di saio marrone con tanto di corda al posto della cintura, che ha dato un’aura mistica al suo personaggio. E a quanto pare non solo a quello.
Molto di ciò che fanno oggi i nuovi jedi si annida nelle trame dei sei film di Lucas: raccontare tutto è impossi­ bile. Mentre è più facile riportare cosa accade nei supermercati o nella vita di tutti i giorni ai cavalieri di oggi, quelli in carne ed ossa che non spostano nesposteranno mai spade luminose con la forza del pensiero, come invece ac­ cade, dopo diversi fallimenti, a Luke Skywalker.
Al massimo, agli jedi di oggi, può ac­ cadere di far scomparire la propria promozione sul lavoro: è quel che è ac­ caduto a un poliziotto scozzese ap­ pena un anno fa. Era tutto pronto per il suo grande salto, festa e mostrine comprese: poi gli è scappato di dire di essere jedi ed è tornato ad essere un agente semplice come gli altri. Al­ meno ha scoperto di non essere il solo ad inseguire i criminali britannici per strada con una pistola nella fondina ma una coloratissima spada laser nel cuore: sono ben dieci i colleghi che
preferiscono essere chiamati “cava­ liere” piuttosto che “agente”. E stanno tutti a Glasgow, non in un pae­ sello dell’estremo nord della Scozia come lui, dove evidentemente essere jedi non è di moda come in città, dove ben otto su dieci sono già diventati uf­ ficiali.
L’ultima disavventura poco cinematografica di uno jedi porta la data interstellare, ma volendo anche pla­ netaria, del 18 settembre 2009, cioè giovedì scorso: si tratta di Daniel Jones, buttato fuori da un supermer­ cato della catena Tesco a Bangor (nome che non sfigurerebbe nella to­ ponomastica inventata da Lucas) in Galles. Il motivo? L’uomo, uno dei capi della religione jedi del Regno Unito, non ha voluto abbassare il pro­ prio cappuccio, rendendo così ricono­ scibile il proprio volto ai guardiani. Non è bastato a Daniel spiegare che «girare col capo coperto in pubblico è uno dei precetti della mia religione». «Hanno alzato le spalle e mi hanno cacciato. Eppure ero affianco a una si­ gnora musulmana che portava il velo: le regole dovrebbero valere per tutti». I vertici dell’azienda hanno dato ra­ gione ai dipendenti, entrando anche nel dettaglio, dimostrandosi esperti di “Guerre Stellari”: «Obi­Wan Kenobi, Luke Skywalker e Yoda andavano a capo scoperto eppure non sono pas­ sati al lato oscuro della forza». Yoda si è pure preso un po’ di spazio a Bolo­ gna, dove la ‘diocesi’ italiana del Culto della Forza ha eretto una statua in suo onore.
Proprio Yoda sembra un buon punto a favore dei pacifici jedi in un momento in cui non si parla d’altro che di guerre, vere, come in Iraq e in Afghanistan, minacciate, come in Corea del Nord, o semplicemente “lontane” per noi occidentali, come quelle africane. C’è sempre un leader politico o religioso, in tutti questi casi, che usa il Bene con la B maiuscola, un qualche dio e qualche strana e perso­ nalissima lettura di un testo sacro per avere il permesso di fare la guerra e di farla fare al proprio popolo. Qui, da Bush a Bin Laden, hanno tutti da im­ parare qualcosa, se non molto, dal pic­ colo e verde maestro jedi Yoda, che raggiunto dall’allievo Luke nella pa­ lude dove vive gli dà subito una le­ zione filosofica più che religiosa. Vec­ chio e con un bastone in mano, Yoda ­ col difetto di pronunciare le frasi al contrario ­ non ha l’aspetto da com­ battente che l’allievo immaginava. E si sente dire, con aria sprezzante: «Cercavo un grande guerriero». La sua risposta? «Guerra non fa nessuno grande». Amen.
ROBERTO SCARCELLA
giambo64
00lunedì 21 settembre 2009 14:12
Senza offendere sentimenti religiosi, ben venga una filosofia che non ponga l'uomo al centro dell'universo.
La Forza di Guerre Stellari è un campo energetico generato da tutti gli esseri viventi, qualcosa di sicuramente più probabile che non una divinità antropomorfa che caratterizza le religioni classiche.
Deve sicuramente molto al Buddismo, che nonostante sia vecchia di 2500 anni è la religione concettualmente più moderna.
Il fatto che sia nata da un film dimostra quanto i mass-media influiscano sulla nostra vita.
Definirla religione non mi sembra appropriato, del resto a mio avviso neanche il buddismo lo è.
L'importante è che non venga presa come una realtà assoluta, come avviene invece in tutte le religioni.
Il problema di queste ultime, infatti, è proprio questo: pretendere di essere le depositarie della verità assoluta.
Con questo presupposto abbiamo vissuto millenni di guerre e odio reciproco.
Sarebbe ora che l'uomo capisse che la sua vita dipende da questo pianeta, come tutti gli altri esseri viventi, e a portagli più rispetto. Rispettare la Natura significa rispettare tutto, questa per me è la vera Religione.
metrosur
00lunedì 21 settembre 2009 16:55
Grande Giambo, concordo con te al 100% !!!!!!
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