"Murano e il suo vetro"

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Keko01
00sabato 11 marzo 2006 12:45
Murano è da tempi lontanissimi l'isola del vetro, industriosa e produttiva, un'altra Venezia, dove gente semplice di laguna si mescola al distratto e veloce turista di massa.
Un ponte di ferro collega le due sponde del canale; i giardini del malconcio Palazzo da Mula sono invasi da grandi capannoni anneriti dal fumo, ricordo recente di quando le fornaci erano ancora alimentate a carbone.

Il Canale dei Vetrai brulica sia di barche da trasporto cariche di materie prime e di casse di prodotti finiti, sia di barche cariche di visitatori che dilagano sulle due fondamenta e che si dirigono ad ammirare il Faro, la poderosa torre cilindrica in pietra d'Istria che per prima di lontano ha illuminato elettricamente l'accesso al porto di San Nicolo' del Lido.

Da visitare:
Museo dell'Arte vetraria situato nel seicentesco palazzo Giustinian, con esposti vetri antichi e moderni, i primi risalenti al II sec a.C.
Ss. Maria e Donato (Sec XII), esempio di architettura veneto-bizantina.
Palazzo da Mula (Sec. XII-XIII) con di fronte il ponte Vivarini in ferro.
S. Pietro Martire (Ricostruita nei Sec. XV - XVI), con opere d'arte provenienti da chiese e conventi soppressi in epoca napoleonica.

Ancor oggi, al visitatore che viene a Murano, si ripresentano gli stessi scenari che nei secoli hanno ispirato scrittori e leggende. Infatti la struttura delle fornaci è rimasta inalterata nel tempo, e la tecnologia è presente solo in piccoli dettagli, tutto ciò è dovuto all’attaccamento che i maestri hanno sempre dimostrato verso le tradizioni che, come un orologio, hanno sempre scandito il tempo negli oltre mille anni di storia del vetro a Venezia. Si "battono" le stesse canne e si usano gli stessi strumenti che vengono forgiati sapientemente nelle officine fabbrili sorte nell’isola che, insieme ad altre piccole attività, ne hanno fatto uno dei centri dell’imprenditoria veneziana.


La diffusione dell'arte del vetro nella laguna di Venezia ha origini remote e ciò è confermato anche da un documento in cui viene menzionato un monaco benedettino, tale Domenico detto "Fiolario" (Phiolario), un fabbricante di fiale per uso casalingo. Inoltre scavi archeologici hanno riportato alla luce frammenti indicatiti la presenza di tale attività già nel VII secolo, sia nell'isola di Torcello che in quella di Murano. Fu però nel XII secolo che l'arte del vetro si presentò come attività manifatturiera organizzata. In quel periodo l'attività andò concentrandosi nell'isola di Murano, fino a quando la Repubblica ordinò, tramite riti decreto, il trasferimento nell'isola di tutte le fornaci ancora funzionanti in centro storico, per motivi di sicurezza legati soprattutto al rischio di incendio.

Il mestiere veniva tutelato attraverso sanzioni che vietavano l'esercizio a chi non fosse iscritto all'arte e a chi volesse trasferirsi all'estero. Il tipo di produzione era in gran parte di carattere utilitario e di serie, come per esempio bottiglie di vino e da olio, bicchieri, lampade e così via. Venivano anche prodotti oggetti con funzione decorativa, legata ad immagini religiose. Nel corso degli anni la manifattura del vetro divenne una delle principali attività della Repubblica.

In particolare nel '400 si assistette a un notevole sviluppo, dovuto principalmente alla chiusura della vetreria siriaca e al passaggio al vetro bianco trasparente che imitava il cristallo. E' a Angelo Barovier, uno dei più grandi maestri vetrai, che si deve il procedimento per ottenere questo tipo di vetro, che garantì a Venezia il predominio artistico per oltre duecento anni e permise di ampliare la produzione anche a oggetti più preziosi.

S. Pietro Martire

Ss. Maria e Donato

Il Faro







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