BHe, io riporto l'articolo che ha scatenato il tutto...
poi vediamo...
Un innocuo albero ha provocato un mezzo terremoto politico nella giornata di ieri. Come se non bastassero i problemi legati alla
indignazione. Soprattutto di una parte politica sempre all'erta per cogliere ogni pretesto per scagliarsi contro l'inerme mondo militare.
E' accaduto infatti che sia stata anticipata l'uscita di articolo del settimanale l'Espresso secondo cui su una "jeep delle forze speciali italiane in Afghanistan" oggetto di attentato era riportato un simbolo ispirato a quello dell'Afrika Korps. La famigerata unità nazista, quella dei "reparti di Rommel che portarono la bandiera hitleriana alle porte del Cairo".
"Altro che peace-keeping e spirito di solidarietà, in Afghanistan assistiamo alla rinascita del fascino coloniale", insorge ‘sdegnata’ Elettra Deiana, vice presidente della commissione Difesa alla Camera. "Mi chiedo se il governo è al corrente di quanto accaduto. Quali misure stia pensando di prendere per colpire i responsabili". In Germania, ricorda puntuale l'Elettra furiosa "un anno fa accadde la stessa cosa "il ministero della Difesa aprì un’inchiesta e sospese gli autori di un gesto tanto terribile quanto vergognoso". La conclusione dell'invettiva - per chi da sempre considera sinonimi militare e militarismo - non poteva non concludersi con il seguente ammonimento: "Con queste manifestazioni di fanatismo fascistoide una parte, che non dubito essere minoritaria delle forze armate, diffonde una immagine negativa del nostro Paese, in forte contrasto con la nostra tradizione democratica e con la Costituzione".
Scoppia la polemica; diversi esponenti del centrosinistra esprimono il loro ‘sconcerto’. Parte un interpellanza urgente; vengono chieste "sanzioni esemplari per i responsabili", come fece il ministero della Difesa tedesco nel caso dei soldati fotografati con un simbolo praticamente identico dipinto sulle loro jeep, che sospese dal servizio sei militari. L'unica voce fuori dal coro giunge da Isabella Bertolini, di Forza Italia, secondo cui ''la sinistra getta fango sulle truppe italiane impegnate nella missione di pace in Afghanistan prima ancora di conoscere cosa sia realmente accaduto. Nessuna strumentalizzazione sull'episodio è accettabile''.
Obbedendo al ‘diktat’, il ministro Parisi impartisce immediatamente "disposizioni allo stato maggiore della Difesa affinchè vengano effettuati gli opportuni accertamenti sul caso''. Forse non ci sarebbe stato neanche bisogno di scomodare il ministro. In serata, puntuale, arriva la risposta dello stato maggiore della Difesa che precisa ''quello della palma è solo uno dei tre simboli utilizzati dalla stessa unità al quale si affiancano anche il cammello e la lampada di Aladino''. Vi sono anche delle foto a dimostrarlo.
''La presenza di elementi figurativi sugli automezzi militari impiegati in operazioni - spiegano gli esperti militari - rientra tra le normali procedure adottate dai militari in missione per identificare a vista anche in ambiente notturno, tramite appositi visori, le unità operanti''. E viene evidenziata la "assoluta casualità con qualsiasi altro simbolo''. In particolare con quello dell'Afrika Korps, di cui viene richiamato uno degli elementi grafici: la famigerata palma, appunto. Giova a questo punto rammentare che il simbolo originale dell'Afrika Korps comprendeva una croce uncinata del tutto assente sul disegno ‘scoperto’ sul mezzo italiano. Insomma, fin qui la cronaca di un fuoco di paglia.
Chissà, magari il militare artista che ha dipinto l'orrenda palma si è davvero ispirato alle truppe di Rommel. Del resto si trattò di una unità militare piuttosto efficiente; un modello da imitare dal punto di vista tecnico. Ma non erano certo tutti nazisti quelli della Wermacht. A dire il vero non sembra esserlo stato neanche Rommel che finì ‘suicidato’ proprio dai nazisti per il suo presunto coinvolgimento nel fallito attentato a Hitler. Egli era un soldato che serviva il proprio Paese da generale, come lo aveva fatto da giovane tenente durante il primo conflitto mondiale.
L'equivalenza Afrika Korps uguale nazisti equivale a dire che le truppe italiane erano composte tutte da fascisti. Se poi - per dirla come Severino Galante - ''l'utilizzo del simbolo hitleriano la dice lunga sullo spirito colonialista e aggressivo che caratterizza almeno una parte della nostra missione" e se ancora - come ricorda Carlo Leoni - ''è offensivo e inquietante che una missione di pace sia macchiata da simboli di morte e sopraffazione'', allora sarebbe necessario azzerare tutti i simboli adottati dalle forze armate fino alla proclamazione della Repubblica. Non è forse vero che le forze italiane, ‘monarchiche e fasciste’, esponendo simboli ‘fascisti’ condussero guerre colonialiste e di aggressione?
Le svastiche naziste e, per noi, i segni del Ventennio sono stati per fortuna cancellati dalle forze armate di Germania e Italia. Sono rimasti i simboli che i militari utilizzavano, nella maggior parte dei casi, ben prima dell'avvento dei totalitarismi. Altri simboli invece, non meno funesti e altrettanto legati a morte e sopraffazione, fanno ancora bella mostra di sé sui vessilli di alcuni partiti senza scandalo alcuno.
A dimostrazione che si è trattato di una vera e propria strumentalizzazione vi sono alcuni fatti. Chi scrive ricorda di aver visto, all'inizio degli anni 90, una vistosa palma sul distintivo che identificava una unità carri tedesca. Il premier spagnolo Zapatero - quello del clamoroso ‘sorpasso’ sull'Italia - tollera addirittura quale simbolo della Guarda Civil un inequivocabile fascio littorio. E ancora oggi sullo stemma araldico del 132° reggimento carri della brigata Ariete c'è una palma, tanto per citare alcuni esempi.
Forse i nostri rappresentanti, invece di reagire con tale violenza, avrebbero dovuto leggere e informarsi meglio. E magari avrebbero potuto spendere diversamente le loro energie occupandosi dei veri problemi del Paese. I militari all'estero (palme, cammelli o lampade magiche che siano) fanno la loro parte. Lasciamoli lavorare.
C'è solo un aspetto non ancora chiarito. Nell'articolo si parlava di due notizie: una cattiva (la palma della discordia) e l'altra buona. In tutte le dichiarazioni manca il riferimento alla bella notizia: "Il veicolo blindato dell'Esercito, una delle nuove jeep speciali Iveco Vtlm, ha funzionato, salvando la vita dell'equipaggio". In Afghanistan si sta procedendo a sostituire i vecchi veicoli non protetti a mano a mano che l'industria li produce (una ventina al mese). Questione di finanziamenti, si dirà. Nessuno invece ha detto "soldi ben spesi quelli per il Vtlm, dovevamo comprarli prima e in numero sufficiente a dotare tutti i nostri contingenti all'estero, anche in Iraq, dove forse avrebbero potuto salvare delle vite".
Macchè, sarà perché il giornalista ha dimenticato di leggere tutta la discussione sulla sua rivista telematica preferita. Sarebbe stato interessante sapere, anche per il vice presidente della Commissione Difesa, che questa si apriva con il richiamo a una audizione del 2003 presso la stessa commissione. Si trattava all'epoca degli stanziamenti per 230 milioni di euro per l'acquisto proprio dei Vtlm. In quella circostanza, per fortuna dei militari che tre anni dopo erano a bordo del blindato, tutti i membri della Commissione espressero parere favorevole. Tutti tranne uno: Elettra Deiana.
e ora le immagini...
questo il mezzo in questione:
questo il simbolo del DAK
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