[DESCRITTIVO] Occhi da lupo (OK) [CA AILEEN & ADMIN]

Roseline
00giovedì 17 dicembre 2015 23:43


Kaltia si trova sul sentiero che conduce al Bosco Oscuro, spinta lì da non sa quale istinto. Presto la notte si colora di nuovi suoni, che se in un primo momento si rivelano indistinti presto si rivelano essere ululati. In men che non si dica quattro lupi emergono dal Bosco, quasi circondando la caotica. Lei non scappa, ma sceglie anche di non affrontarli; del resto non ne avrebbe avuto il tempo, perchè il suo corpo inizia a mutare sotto gli occhi del branco. Non dura che una manciata di istanti, presto Kaltia riconosce odori che non avrebbe mai potuto sentire, e il suo corpo diventa flessuoso e potente. E' una lupa, e intrecciando la sua voce a quella di coloro che salutano la sua rinascita, comincia la sua prima caccia nel Bosco.


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E Kaltia è ufficialmente una animorph :) Mi dispiace non aver avuto più tempo, avevo altre idee ma mettere pausa sarebbe stato un dramma visto le feste imminenti. Alla prossima!

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(***) Cambio razza umano > animorph



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Prego Kaltia fa il tuo ingresso [GDR PLAY!]


KALTIA [ Sentiero – Bosco ] [ Lascia dietro di se una scia di tracce sulla neve che diparte dalla baia, fino a insinuarsi nel sentiero che ha percorso per immergersi tra le fronde bosco oscuro. Sola, vigile, si muove tra le ombre con un'accortezza che solo si vincola a causa di una natura pressoché umana, vestita di un nero denso fatto per sposarsi deliziosamente all'atmosfera circostante. Una tuta in nero pellame che avviluppa ed evidenzia la trama soda del corpo di donna, sormontata da una cappa altrettanto scura apposta sulle spalle a frusciare sordamente oltre la sua figura avanzante e longilinea. Il cappuccio è stato tirato sul capo ad occultare parzialmente i crini scuri, rivoli del colore di ala di corvo che schermano i tratti femminili sfiorando in modo scarmigliato l'ossatura delle spalle per quel che riguarda la lunghezza. Pallido l'incarnato, quello contrasta con la tinta così egoistica delle vesti, cesellato come marmo lavorato e screziato – sugli zigomi appena pronunciati – da un tenue rosa, sentore del gelo che imperversa. Gli occhi solo intensi lapislazzuli immersi nell'apatia che i tratti hanno assunto da tempo, assottigliati dall'increspatura laterale delle palpebre nell'acuirsi visivo proteso a una delle varie radure che ben presto si troverà innanzi a qualche metro di distanza. Continua ad avanzare, disarmata, senza un apparente filo logico a muovere le sue falcate; un senso insito è ciò che l'avrebbe spinta nel luogo, un senso improvviso che continuerebbe a trattenere il suo corpo in movimento costante.

[ATTENDERE]

L'oscurità si distende placida sulla terraferma, avvolgendo ogni cosa come un cortina sinistra; lì, alle propaggini del Bosco Oscuro, quelle tenebre assumono se possibile un aspetto ancora più malefico, più inquietante, più spaventoso. Eppure, mentre la neve continua a fioccare senza riposo, qualcuno sceglie di avvicinarsi a quel luogo abietto e dimenticato dalla Dea. Qualcuno, complice la mezzaluna che dona un minimo di luce ad un sentiero che sarebbe altrimenti impraticabile, si spinge fino al limitare del Bosco. Non sono molti i passi che separano Kaltia dai rami contorti che via via si fanno più fitti, alle radici che emergono dalla terra come braccia rinsecchite e, fondendosi tra nebbia e neve, giocano brutti scherzi ad una vista già intralciata dal buio. Eppure tutto sembra estremamente silenzioso, come se non ci fosse un'anima lì insieme a lei, nè d'uomo nè d'animale. Come se l'oscura aura del bosco avesse spento ogni cosa, soffiando sulla candela della vita. Più dell'agghiacciante solitudine del luogo tuttavia, arriva presto un suono ancor peggiore, a testimoniare che l'aria mefitica di quella foresta morta non ha spento ogni essenza. L'elite, richiamata lì da un istinto che non conosce nome, sentirà presto un richiamo. Un suono non ancora distinguibile perchè lontano, distorto dal vento che furioso le agita il mantello. [DISTANZE: 5 METRI DAI PRIMI ALBERI] [GDR PLAY!]



KALTIA [ Sentiero ] [ Continua a soverchiare il manto innevato con la mole del proprio corpo, abbisognando di contrarre con forza le cosce a ogni passo, e di tentare contatti precisi delle piante dei calzari al suolo, in modo da non perdere un equilibrio già abbastanza precario. La notte incombe e in essa, forse sciocca, forse impavida...la Caotica s'immerge senza alcuna remora, guidata dal fuoco di un istinto che il gelo e le tenebre non sono riusciti ad affievolire. Macinerebbe spedita gli ultimi metri che la dividono dai primi alberi del fitto, affatto intimorita da essi – bensì attratta da quel suono che serpeggia tra le fronde, indistinto, seppur presente, pronto a cozzare anche sulle sue orecchie non facendo altro che alimentare la fiamma del rischio. Fiamma che è ignoto e cupidigia al tempo stesso. Ha lo sguardo inchiodato sulla trama intricata che le si offre innanzi, agevolata dalla sola bruma argentea che proviene dall'alto – la luce lunare – e gli avambracci che inizierebbero a tendersi, sebbene non del tutto, per condurre i palmi delle mani a scostare i primi rami che le fanno da impedimento. Noncurante di tagli eventuali sulle lei andrebbe a proseguire, decisa....irrefrenabile in un modo che ha del surreale.

[ATTENDERE]

L'istinto, quale superbo compagno. Sempre presente sotto la coltre della ragione, per muovere fili che non si pensava neppure di avere, incatenati al cuore, ai polsi, alle caviglie. Se quel richiamo non fosse stato così forte, se la natura non avesse gridato così a gran voce, forse Kaltia avrebbe pensato di concedersi la luce di una torcia per affrontare questa avventura. E' noto tuttavia che gli uomini sono talvolta poco inclini alla logica, e che le bestie lo sono ancor meno. Per questo la caotica può fare affidamento ad una luce capace di rischiarare soltanto un (1) metro attorno a sè, e che le rallenta il passo [//Specificare quanti metri si intendono percorrere!] Il suono intanto si ripete. e nell'avvicinarsi al Bosco si fa più nitido, e più vicino. Si, questa volta l'elite potrà riconoscere in esso un ululato. Un richiamo a cui se ne sovrappone un alto, solo un poco più distante, ma entrambi provengono dalla sua destra. Un altro invece lo sentirà ancora più vicino a sè, questa volta proveniente dalla sua sinistra. Non potrà vedere le creature avvicinarsi poichè la notte è troppo fitta, ma di una cosa potrà essere certa: sono vicini [POSIZIONE: PRESSO IL SENTIERO, 3.5 MT DAL BOSCO]

GDR PLAY


KALTIA [ Sentiero – Bosco ] [ Le spire del freddo dispiegano ampiamente la vecchia, logora cappa oltre la curva della schiena, sbattono contro le carni quasi ad atrofizzarle con un tocco a cui, tuttavia, ella è più che abituata. Difatti andrebbe a proseguire senza vedere in esse un reale ostacolo, in questa serata dove il raziocinio affilato che spesso e volentieri la contraddistingue sembra venir meno in favore di un impulso che davvero non riesce a trattenere. Neanche fosse una fiera che dopo lungo tempo trascorso in catene riesce finalmente ad assaporare il gusto estasiante della libertà. Le gambe non si arrestano, un moto rettilineo che andrebbe a coprire i tre metri e mezzo che fino a quel momento l'avevano separata dall'oscura morsa del bosco; questo, con un passo che si rivelerebbe piuttosto cauto – per forza di cose – a giudicare dalla quasi assente visibilità concessa ai suoi occhi di ghiaccio, forte delle gambe che si manterrebbero lievemente flesse ad ogni pressione esercitata sulla neve fresca. Ed è dopo quei tre metri e mezzo che una nuova percezione nell'aere andrebbe ad imporre un'immobilità immediata alle sue membra; un suono che anche questa volta non tarderà ad inoltrarsi nei suoi canali uditivi, due ululati che si mescolano a ricreare quasi un bivio etereo innanzi ai suoi sensi. Istinto anche adesso, dove il corpo ruoterebbe deciso verso destra e l'Elite andrebbe a consumare un altro metro di distanza proprio verso quella direzione, dunque in favore dell'ululato più lontano, con gli occhi serrati all'eccesso che cercano di scavare fra le tenebre, come a caccia di qualsiasi indizio. ] Dove sei? [ freme la gola, libera un suono fermo fra le tenebre, altre vibrazioni sonore che screziano il silenzio lugubre del bosco.]

[ATTENDERE]

Cappuccetto Rosso sembra aver smarrito nuovamente la strada di casa. Ma questo Bosco fa paura. Questo Bosco è ''Oscuro e pieno di Terrori'' Avresti dovuto saperlo, no? E quello stesso istinto che ti ha condotta fin qui adesso dovrebbe dirti che è saggio aver paura. Che è giusto così. Che il sudore freddo che ti cola lungo la schiena ha l'odore che si porta dietro l'istinto di sopravvivenza. L'ululato si trasforma in un ringhio, ed eccoli là, due occhi gialli ad osservarti a circa 3 metri di distanza. Puoi vedere solo quelli, che presto diventano quattro, mentre a sinistra, a circa 4 metri, ne spunta un altro paio. Il ringhio è basso, minaccioso. Forse hai sbagliato, Kaltia. Forse saresti dovuta restare nel tuo letto questa sera, a contar le pecore, chè coi lupi non si scherza. Non te l'hanno insegnato da bambina? E adesso cosa farai? Ora che le paia di occhi diventano 4, come reagirai? [LUPI: DUE A DESTRA, 2 MT DI DISTANZA, DAVANTI AL PG. DUE A SINISTRA, PUNTANO AL FIANCO, 4 MT DI DISTANZA] [GDR PLAY!]



KALTIA + [ Sentiero – Bosco ] [ Ingoia un groppo di saliva che, a giudicare dal contesto, sembra quasi un macigno che le sguscia giù per la gola. E se il brivido che si dirama lentamente sulla schiena alla pari di una serpe che accarezza vertebra dopo vertebra, induce la curva della mandibola a serrarsi vistosamente sulla pallida fisionomia del viso, lo sguardo della nordica non andrebbe a istogliersi dalle tenebre, lì da quella coltre che ben presto verrà illuminata da un paio di inquietanti occhi gialli. Due che diventano quattro, quattro che ben presto diventano otto. E' in quel momento che il cuore andrebbe a pompare con maggiore veemenza il sangue in corpo, un flusso vorace di linfa nei vasi a far avvampare un calore tutto nuovo che il raziocinio non riuscirà affattoa codificare. Coacervo caotico, quello, dove un terrore inevitabile si mescola con un istinto sbocciato da dentro, fremente, insensato...un connubio che la tratterrà lì, inchiodata alla neve del terreno, alla pari di una catena invisibile e inespugnabile. Impietrita come un busto di marmo, raggelata da quel quadruplo baluginio che riesce ad evincere nelle tenebre, commisto con il ringhio che scivola nelle orecchie per orchestrare il ritmo stesso e pulsante nella cassa toracica. Finisce di ingoiare la saliva, e va a catapultarsi in attimi di apnea duratura, automatica; non reagirebbe, l'Elite. Forse nella prima volta nella sua vita, inerme innanzi a una minaccia, al pericolo, veramente con il piede nella fossa. Si specchia in quegli occhi e non compie alcun movimento; un attesa malefica che trattiene in se il sapore devastante di una carneficina più che imminente.

[ATTENDERE]

Combatti o fuggi. Di solito funziona così. L'elite però non sembra intenzionata a fare nessuna delle due cose. Non corre a gambe levate, nè - saggiamente - sceglie di affrontare il branco, e qu8indi resta lì, impalata sotto la neve, mentre gli occhi si fanno più minacciosi e più vicini. Forse sarebbe stato meglio scappare, no? Il latrato torna a riempire la notte, s'avvicenda col ringhio. E mentre i lupi a destra si fanno avanti lei potrà cominciare a discernere la figura del primo, che si porta a circa due metri di distanza, maestoso nel suo folto manto grigio argenteo. Quella probabilmente sarà l'unica cosa che riuscirà a vedere, perchè è proprio in quell'istante, quando gli occhi gialli puntano la sua gola, che il corpo comincia a mutare. Non sarà il freddo a farlo tremare, ma una natura che irrompe da dentro, che piega le ossa. Che le spezza senza far male, che le rende liquide e malleabili, come se fossero fatte di cera. E la schiena si incurva, quasi una mano invisibile e incredibilmente forte premesse su di essa. E il volto perde i suoi connotati, si allunga, si distorce, facendola rassomigliare comincia a mutare. Non sarà il freddo a farlo tremare, ma una natura che irrompe da dentro, che piega le ossa. Che le spezza senza far male, che le rende liquide e malleabili, come se fossero fatte di cera. E la schiena si incurva, quasi una mano invisibile e incredibilmente forte premesse su di essa. E il volto perde i suoi connotati, si allunga, si distorce, facendola rassomigliare ad una creatura grottesca, immonda, ibrida. [GDR PLAY]



KALTIA + [ Bosco ] [ Non c'è reale suono a liberarsi dalle labbra carnose della donna, nulla che esuli dall'ondata del respiro che solo ora decide di evadere di nuovo, comprimendo il torace a ritroso e sferzando la notte con una coltre biancastra, anche piuttosto vaporosa, a contrastare con la temperatura gelida che riempie il luogo. Lo sguardo scatta, rapido e altalenante, si appone sulle varie paia di occhi ambrati rigettando in essi lo stesso terrore che continua a batterle in corpo, mentre l'unico movimento che andrebbe a compiere – per ora – sarebbe flettere le gambe di qualche millimetro – larghe ad ampiezza spalle – e tendere con lentezza le braccia verso l'esterno, con i palmi di entrambe le mani a vedere in basso. Una sorta di bandiera bianca, se vogliamo, irrazionale e frutto di una logica parecchio compromessa; non è scappata perchè quell' impulso che l'ha guidata tra le fronde opprimenti del bosco oscuro è il medesimo che riverbera dentro, inspiegabile, trattenendola lì a fronteggiare occhi di fiera e fauci snudate. E poi...l'impossibile, almeno per una mente che per anni è rimasta all'oscuro da tutto ciò che si allontana dall'umanità che sempre ha contraddistinto la sua natura. Le palpebre si alzano, gli occhi dilatati alle pupille, si sgranano snudandosi nella loro, pallida ed esterrefatta completezza. Il muscolo cardiaco, oramai, è un tamburo metallico nell'alcova toracica. ] Che...razza... [ quasi metallica e automatica anche la sua voce, arrochita dalla gola che si è seccata, bassa alla pari di un refolo che fa fatica ad uscire dal corpo. ] che cosa sei tu?! [ e se prima sibilava, ora andrebbe a tuonare di getto, cercando di indietreggiare di un paio di passi indietro, cautamente, per coprire una distanza pari almeno a un metro e mezzo.]


La mutazione continua inarrestabile. Non c'è modo di frenare quel processo, come una scintilla che accende una miccia e prepara all'esplosione. Un'esplosione che avviene nel corpo di Kaltia, che ne modifica i tratti, che lo distrugge e lo fa a pezzi per ricomporlo in un modo che mai avrebbe pensato. Che lo uccide per farlo rinascere a nuova forma. Non c'è dolore a macchiare quel momento che la consacra per sempre alla Natura, alla sua vera natura ed essenza. Come un neonato che vede la luce, il terrore si mescola ad una meravigliosa inconsapevolezza di bestia, ora che s'arriva al termine di quel miracolo inspiegabile. Il corpo si riduce sempre di più, sfugge alla costrizione degli abiti. I capelli rientrano nel cranio, la pelle si inspessisce, si ricopre di fitto pelo nero. I denti si fanno aguzzi, spessi, le unghie robuste e lunghe, artigli per ferire, fauci per dilaniare. Solo gli occhi restano quelli di sempre: azzurri e terribili come ghiaccio, quello stesso ghiaccio che non la ferisce più come prima. Non fa più così freddo, non è vero? E la voce. Oh si, la voce. Non ci sono parole, quelle cadono oltre la lingua e si infrangono in un suono che incespica a metà tra un ringhio e un lamento umano. E i lupi? Quelli osservano, si ritraggono un poco. Guardano confusi, ma estremamente consapevoli, così come solo le belve possono essere [GDR PLAY]


KALTIA + [ Bosco ] [ L'ignoto, si...l'inconsapevolezza nuda e cruda di essere un qualcosa che per anni è stato dormiente, sopito. Parla al vuoto, l'Elite, riuscendo ad afferrare solo in un secondo momento che non c'è alcuna manifestazione di fronte a lei, bensì è un processo che si sta affacciando nel suo corpo stesso, senza che sia stato incentivato dalla sua volontà. Ossa che andrebbero a gemere silenziosamente, muscoli e tendini che andrebbero a modellarsi di conseguenza andando a seguire il decorso di una mutazione pressoché frenetica, estremamente spontanea e naturale – per questo forse ancora più incomprensibile, lì dove l'istinto finalmente trova piede libero e si snuda alle attenzioni macabre del bosco. Figura umanoide che si riduce a snello corpo di canide, lì dove arti umani divengono zampe nervose e artigliate ad affondare nella neve, e i crini corvini, dapprima scarmigliati a schermare solo il viso, andranno ad esplodere in un folto manto nero pece atto a lambire il muso di una Lupa da intensi, animaleschi occhi color ghiaccio, avviluppando poi tutto il resto delle membra maestose, coda compresa. Selvatica, libera essenza, risvegliatasi da un torpore che l'umanità le aveva imposto fino a quel preciso istante, prima del risveglio, prima della rinascita definitiva. E' qui che il tronco andrebbe a tendersi, le zampe posteriori a flettersi consentendo invece a quelle anteriori di distendersi maggiormente, parimenti il collo e il muso ad offrirsi in favore della volta celeste; un ululato possente offerto alla notte che incombe, istinto che viene sviscerato senza imposizioni logiche per snudarsi di fronte a quei lupi che la fissano di rimando, ad anticipare poi uno scatto rapido che verrebbe effettuato verso destra, adesso che le zampe posteriori , poc'anzi flesse, andrebbero a tendersi con forza. Ed ancora, rapida come mai lo era stata prima, per svanire nel folto, quasi inghiottita dalle stesse ombre che impregnano il bosco, come se...in realtà...volesse essere inseguita, senza più fronteggiarli inerme. Una sfida muta che ha il sapore della libertà.


Se solo ci fossero specchi qui intorno, Kaltia potrebbe ammirarsi nella sua nuova meravigliosa bellezza. Perchè adesso la mutazione è completa, e quella nuova pelle le si stringe addosso con una precisione sublime. E' nata per essere questo. E' nata per essere anche questo. Per esser donna, per essere guerriera, per essere lupo. Il branco fiuta l'aria intorno a lei, riconosce l'odore della città, delle strade, ma pure quello della loro stessa pelle. E Kaltia, invece? Sentirà come non ha mai sentito. E vedrà quello che non ha mai visto. L'odore del branco è potente, il naso può raccoglierlo. Può fiutare tutti i loro corpi e distinguerli in tenebre che non sono più tali, perchè la luna ora è giusta. Perchè il buio non fa più paura. Perchè con quegli occhi di ghiaccio e il manto oscuro come gli incubi, lei è la paura stessa. E' l'antagonista di ogni favola per bambini che si rispetti. E' l'ignoto e la ferocia, è l'istinto che sottende alla ragione, è la libertà. L'alfa dal manto argento ulula alla volta di Selene assisa nel cielo. Assieme a lui, gli altri tre incrociano le loro paura. Perchè con quegli occhi di ghiaccio e il manto oscuro come gli incubi, lei è la paura stessa. E' l'antagonista di ogni favola per bambini che si rispetti. E' l'ignoto e la ferocia, è l'istinto che sottende alla ragione, è la libertà. L'alfa dal manto argento ulula alla volta di Selene assisa nel cielo. Assieme a lui, gli altri tre incrociano le loro voci a quella nuova e potente della mutaforma, perchè quel richiamo è più forte di ogni altra cosa. Il guizzo di Kaltia li prende alla sprovvista. E' potente, è rapido, frutto di un'agilità che il corpo umano non ha mai conosciuto [//dichiarare skill!] e che presto la porta lontano da loro. E loro la inseguono, si, ma non la rincorrono verso il bosco come si fa con una preda, perchè una preda non lo è più. E' belva, è cacciatrice. Caccia con loro, figlia del Branco, e osserva il mondo coi tuoi occhi di lupa [GDR END]

EDAVE
00venerdì 18 dicembre 2015 11:10
Attendiamo il caporazza, al suo ok cambieremo la razza :)
Aileen.
00venerdì 18 dicembre 2015 15:59
Per il caporazza è ok :D
Benvenuta Kal!
Aileen.
00venerdì 18 dicembre 2015 16:08
Scheda sul forum ufficiale
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Kaltia_Tormenta
00sabato 19 dicembre 2015 14:13
ma grazie! *ç*
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